Glossario

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PARASCEVE

 
(Rel.) - Termine derivato dal greco, che letteralmente significa "preparazione". Gli Ebrei chiamarono con questo nome il Venerdì, vigilia del Sabato, perchè in quel giorno cominciano a prepararsi per la festa dell'indomani. In modo particolare il termine si addice al Venerdì che precede la Pasqua.

PARASHARA

 
(Ind.)- Un Rishi Vedico, il narratore del Vishnu Purana, che ricevette il testo da Pulastya e lo insegnò a Maitreya. Pare sia vissuto nel V secolo a.C.

PARATANTRA

 
(San.) - Ciò che non ha alcuna esistenza di per sè o per sè stessa, ma solo attraverso una connessione dipendente o causale. Esso sparisce non appena cessa la causa da cui è prodotto. Può assumere anche il significato di Regole o Riti.

PARAVASTI

 
(San.) - Antichissima divinità indù, della quale non sono ben noti gli attributi.

PARAVEY

 
(???) - Autore citato nella Dottrina Segreta.

PARCHE

 
(Mit.) - All'origine, presso gli antichi Latini, vi era una sola Parca e presiedeva alle nascite. In un secondo momento furono assimilate le Moire greche, divennero tre, ma non ebbero mai in Roma un culto vero e proprio. Esse sono: CLOTO (evocazione), la più giovane delle sorelle, presiedeva alla nascita degli uomini e filava il filo cui era legata la vita degli uomini; LACHESI (sorte), la mediana, arrotolava sul fuso il filo tessuto da Cloto; ATROPO (senza ordine), tagliava con le forbici il filo quando il Fato stabiliva che la vita avesse termine. Per alcuni, le Parche sono figlie della Notte e di Erebo, per altri della Necessità e del Destino, per altri ancora di Giove e di Temi. Apparentemente, Lachesi è quella meno importante, invece è esattamente il contrario. Nel riempire il fuso ella segna quel che accade nella vita di un uomo, in cui gli uni agli altri si succedono le azioni, i dolori, i piaceri, le vicende, le speranze, le illusioni, gli inganni. Ad ogni momento che passa si susseguono le idee, i moti dell'animo, gli avvenimenti: Lachesi non perde nulla tanto dei fatti fisici che di quelli morali (la sua funzione può essere assimilata a quella dei Lipika indù, almeno in parte); l'affaticarsi e l'avvicendarsi delle cose ha una regola ed un fino stabilito dall'ordine generale: il fuso è il simbolo della successione delle cose umane che avvengono nella vita dal momento che raccoglie il filo destinandolo ad ordire le trame. Queste sono il tessuto della vita individuale e, messe insieme, vanno a formare il tessuto della società (concetto che si può riportare al karma degli Indù). Ed ecco che Lachesi, con il suo lavoro grave e misterioso, rappresenta il grande libro dove si scrive la storia dell'umanità. Le Parche adoperavano filo di lana di tre colori: bianco per filare giorni lunghi e felici, grigio per i giorni medi e travagliati, nero per i giorni corti ed infelici. Rappresentate come tre donne, oppresse dalla vecchiezza, con in testa una corona di lana ed il corpo coperto da una veste bianca, esse cantano allo uomo le vicende universali: Cloto quelle presenti, Lachesi quelle passate, Atropo quelle a venire. Le Parche triformi hanno i loro attributi solo sulla Terra e sono generati dagli uomini stessi. Non si può tornare indietro dai sentieri che esse percorrono, anche se quei sentieri li abbiamo tracciati noi, singolarmente o collettivamente.

PAREDRA

 
(Gr.) - Dal greco "para"=presso ed "edra"=sedia, ha il significato di "che siede accanto". Nella religione greca, infatti, si dava questo nome ad una divinità associata al culto di altra divinità. La consuetudine fu mantenuta anche dai Latini. Presso gli Indù esiste una forma similare ma con significato diverso; ogni Dio, infatti, ha una corrispondente figura femminile che, di solito, prende il nome di Shakti.

PARENTALI

 
(Lat.) - Solennità e banchetti degli antichi Romani in onore dei parenti morti; assomigliavano in qualche modo a quella che è oggi la Festa dei Morti, almeno nel significato se non nelle modalità di svolgimento. Più simile, forse, è la festa che oggi viene fatta in onore di uomini celebri di altri tempi.

PARESIANUS

 
(Maya) - Uno dei tre testi Maya che conosciamo, relativo al periodo postclassico. È conservato a Parigi e dai frammenti che ci restano si deduce che dovesse servire per registrare i riti legati al calendario.

PARIA

 
(Ind.) - Con derivazione dall'indostano significa "montanaro" ed era l'epiteto che le razze invasori davano agli aborigeni, costretti a ritirarsi nelle montagne. Oggi il termine viene riservato ai cittadini indù che portano la campanella (in lingua tamil, parayan è tutto ciò che suona). Sono i cittadini della più infima classe sociale, quelli ai quali non è nemmeno riconosciuto il diritto alla vita, che con il suono della campanella, legata ai piedi, segnalano ai Bramini la loro presenza e permettono loro di evitarli. Quale sia il disprezzo nei confronti di questi esseri lo si può dedurre dal fatto che perfino la loro ombre è contaminante!
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