Glossario

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NOSSA

 
(Sca.) - Divinità nordica, figlia di Oder e di Freya.

NOSTRADAMUS

 
(Occ.) - Nome latinizzato di Michel de Notre Dame, medico ed astrologo francese, vissuto nel XVI secolo (1503-1566). Dopo la metà del secolo viaggiò molto in Europa, soprattutto in Italia, pubblicando almanacchi con previsioni meteorologiche e di eventi che si sarebbero verificati nell'anno. Scrisse le famose Centurie nel 1855, adottando un linguaggio ermetico ancor oggi difficilmente decifrabile e parlando del pianeta Nettuno, che non era stato ancora scoperto. Morì alla data ed alla ora che egli stesso aveva previsto.

NOTA BENE

 
- Alcuni nomi che cominciano per I si possono trovare scritti anche con lettera iniziale J o Y e talvolta anche H.

NOTARICON

 
(Cab.) - Una divisione della Cabala pratica. Vi sono due forme di Notariqon; nella prima ogni lettera di una parola è presa come iniziale o abbreviazione di un'altra parola, così che dalle lettere di una parola si può formare una frase (ad esempio: SERA=Sono Esempi Rari Accertati); nella seconda è esattamente l'inverso, si prendono le iniziali o le finali di una frase, o entrambe, o le lettere mediane, per formare una o più parole (esempio: Saranno sEmpre caRi Amici = SERA). Se si pensa che lo Zohar, e forse anche l'Antico Testamento, è stato scritto avvalendosi sia del Notariqon, che della Gematria e della Temura, diventa evidente il fatto che non esiste un errore più grande che leggere questi libri letteralmente.

NOTT

 
(???) - Citato nella Dottrina Segreta quale autore dell'opera "Types of Mankind".

NOTTE

 
(Occ.) - Termine la cui radice è nel sanscrito nac che ha il significato di "sparire, perire, nuocere", con chiaro riferimento al giorno che sparisce e muore, nuocendo in tal modo agli esseri umani; oppure nel sanscrito nag, che significa "nudo, vergogna", da cui il tedesco nacht che significa sia notte che nudo. Il significato potrebbe derivare dal fatto che per dormire ci si denuda, almeno dei vestiti del giorno, oppure che il buio della notte si presti ad atti vergognosi. Al tempo d'oggi, notte sat' a significare il tempo in cui l'emisfero nel quale uno vive, non è illuminato dal Sole. Figlia del Chaos, secondo altri del Cielo e della Terra, moglie di Erebo, madre di Hypnos e dei Sogni, era rappresentata dagli antichi con ali alle spalle (spesso di pipistrello) spiegate nell'atto di volare, con una veste nera sparsa di stelle. Talvolta è seduta da un carro tirato da due cavalli, o galli, o passeri, neri. Il carro aveva quattro ruote, perchè quattro sono le parti della notte; esso seguiva il carro del Sole. Come nutrice del sonno e della morte, la Notte veniva raffigurata con due pargoletti in braccio, addormentati; uno era bianco (il sonno), l'altro nero (la morte), con i piedi storti. Neanche a dirlo, l'animale a lei consacrato era il gufo e l'astro che la domina è la Luna. La Notte ha significati contraddittori: talvolta è intesa come tranquilla e pacata, illuminata dalle stelle; talaltra, invece, è oscura e misteriosa, popolata di figure maligne. La posizione dell'uomo davanti a fenomeni più grandi di lui, infatti, è spesso duplice ed ambivalente. Nel mondo Vedico, Ratri (la Notte) è legata ad Usas (l'Aurora) da un rapporto sororale che evidenzia la sua solidarietà con il giorno. Quando la notte è intesa come madre del giorno, essa si carica del suo primordiale significato di natura caotica, che in sè contiene la possibilità, allo stato latente, di qualsiasi manifestazione cosmica. Molti popoli antichi contavano il tempo per "notti" e la sua stessa venuta era variamente teorizzata. Per gli Incas, il Sole andava a nascondersi in una caverna sotterranea; in Malacca si credeva che venisse soppresso uno dei due Soli; altrove si pensa trattarsi di un'operazione magica. Il contrasto notte-giorno è caratteristico di tutti i miti dualistici.

NOTTE DEI MORTI

 
(Occ.) - Secondo la leggenda, la notte del primo novembre, i morti escono dalle loro tombe per recarsi dai vivi e chiedere preghiere. In questa circostanza l'arcangelo Gabriele solleva per dodici ore il piede sotto cui tiene prigioniero il diavolo e gli dà il momentaneo potere di fare del male agli uomini. Dovunque il tempo è brutto, cade neve in abbondanza ed i torrenti si gonfiano e straripano. L'occasione diventa allora propizia per cerimonie che, sebbene diverse nei dettagli, hanno un significato comune: onorare i morti con appositi riti e ricordare i morti ai più giovani facendo trovare a questi dei regali che, si dice, siano stati portati dai morti.

NOTTE DI BRAHMA

 
- Il periodo compreso fra la dissoluzione dell'Universo e la ripresa della sua vita attiva che, per contrasto, è chiamata il "Giorno di Brahma". La durata di una Notte di Brahma è uguale a quella di un Giorno di Brahma: 71 Mahayuga, ovvero 71x4.320.000 (306.720.000) anni solari. Questa dissoluzione del mondo che segue un Manvantara, arriva quando Makara supera il 30^ e non raggiunge più il segno di Mina. È importante tenere presente che la Notte di Brahma non sopravviene dopo un crepuscolo, ma sopraggiunge istantanea a congelare la situazione fino al sorgere del Manvantara successivo.

NOUMENON

 
(Gr.) - Termine greco che sta a significare la natura essenziale e vera dell'essere, che si differenzia dagli oggetti illusori dei sensi, strettamente relativi al mondo fenomenico. Filosoficamente significa "cosa pensata", "oggetto del pensiero", e lo troviamo in Platone come sinonimo di specie intelligibile, o idea; il noumeno è ciò che è pensato o pensabile dal puro intelletto, indipendentemente dall'esperienza sensibile. Esso non cade nel dominio dell'apparenza visibile e tangibile, ma si coglie solo con il ragionamento. Famosa la definizione di "scetticismo" data da Sesto Empirico: "Lo scetticismo è la capacità di contrapporre fenomeni e noumeni in qualsiasi modo". Per Kant, il noumeno è l'oggetto intelligibile, contrapposto all'oggetto della sensibilità e può essere positivo (quando designa l'oggetto di un'intuizione) e negativo (quando designa una cosa). Esso è l'essenza pensabile, ma inconoscibile della realtà in sè : è il limite della conoscenza umana. Per Schopenhauer il noumeno è la volontà cieca, universale, assoluta, essenza reale del mondo illusorio delle rappresentazioni fenomeniche. Il Cosmo è il Noumeno, il Mondo è il Fenomeno; il Noumeno è per la Mente ciò che la Mente è per la Materia. Il Noumeno è una individualità distinta ed intelligente, che sta dall'altra parte dell'universo fisico manifestato. Ogni manifestazione di forza in Natura è l'azione della qualità, o del carattere particolare, del suo Noumeno. Ogni fenomeno di questo mondo ha un noumeno corrispondente nell'altro mondo, e viceversa.

NOUS

 
(Gr.) - Termine greco che designa la facoltà di comprendere, di rendersi conto di una situazione, di un evento, delle intenzioni di qualcuno. Può trattarsi di una percezione visiva ma essenzialmente si riferisce allo sguardo mentale, slegato dai sensi. Per Anassagora è la mente divina ordinatrice della mescolanza originaria, per Platone è il demiurgo, il produttore divino del cosmo generato, per Aristotele è il primo motore del movimento e della vita cosmica. Alessandro di Afrodisia identifica il nous divino con l'intelletto attivo e produttivo che rende possibile all'uomo la comprensione dei principi primi; la tradizione neoplatonica fa del nous la seconda delle tre ipostasi, il demiurgo che fornisce all'anima cosmica le ragioni seminali che sono le forme delle cose sensibili. Per Platone è la Mente Superiore, o Anima, l'Intelligenza del mondo, un principio assolutamente separato e libero dalla materia, che agisce su di essa. È la Mente spirituale e divina, il Mahat degli Indù. Significa Spirito in quanto distinto dall'Anima animale - psyche; coscienza divina, o mente, nell'uomo. Nous era la designazione data da Anassagora alla Divinità suprema (terzo logos). Preso in prestito dall'Egitto, dove era chiamato Nout, fu adottato dagli Gnostici per il loro primo Aeon cosciente che, per gli Occultisti è, cosmicamente, il terzo logos e, nell'uomo, è il terzo "principio" (contando dall'alto), o manas. (Vedi "Nout"). Nell'uomo è l'Ego Superiore, il principio che si reincarna, la Mente (non quella fisica). È anche la Sapienza Divina, che ha come suo riflesso terrestre Psiche. Per gli Gnostici era uno dei vertici del Quadrato e rappresentava la Mente Spirituale, o Anima. Per Pitagora era il secondo elemento del quaternario superiore, quello del Mondo Intellettuale.
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