Glossario

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MORIAH Monte

 
- Secondo la tradizione è il luogo dove sorgeva il primo Tempio di Salomone a Gerusalemme. Fu verso questo monte che si incamminò Abramo per offrire in sacrificio il figlio Isacco.

MORMONI

 
(Rel.) - Con questo nome si designano i membri della "Chiesa di Gesù Cristo dei santi dell'ultimo giorno", setta fondata nel 1830, a Fayette, dal "profeta" Joseph Smith. Egli affermava di aver trovato un libro misterioso, il Libro dei Mormon, scritto su tavole d'oro, narrante la storia degli americani dalla Torre di Babele fino allo sbarco in America nel 600 a.C. A parte la storia romanzesca della setta, ci interessa di più conoscerne la dottrina. Essa è in continua evoluzione, poiché la rivelazione non è ancora terminata; in ogni caso, essa si fonda sulla Bibbia. I Mormoni credono in una Trinità dotata di corporeità, nel battesimo per immersione fatto in età della ragione, il dono dello Spirito Santo, la resurrezione fisica del corpo, il principio della tolleranza. Il loro regime è teocratico: hanno un sacerdozio per gli affari temporali ed uno per gli affari spirituali. Il primo comprende vescovi, sacerdoti e diaconi; il secondo comprende sei gradi che vanno da un presidente ai patriarchi. La sede del movimento è a Salt Lake City.

MORO Isacco (It.)

 
Studioso di religione, ci racconta che secondo i Siri, il mondo era fatto a strati : SUBLUNARE - Sorvegliato dagli Angeli MERCURIO - " " Arcangeli VENERE - " dai Principati SOLE - " dagli Dei Solari MARTE - " dalle Virtù GIOVE o BEL - " " Dominazioni SATURNO - " dai Troni Questi sono i Mondi della Forma. Poi vi sono i sette Mondi Superiori, che sono : 1122 STELLE - Sorvegliato dai Cherubini STELLE MOBILI - " " Serafini STELLE INVISIBILI - " " Vertice della Gerarchia (Via Lattea) Gli altri Mondi non sono menzionabili nè nominabili. I primi dieci Mondi, infatti, sono il nostro Quaternario, gli altri sono il Mondo Arupa, di cui nulla è dato conoscere.

MORRIGAN

 
(Sca.) - Presso una delle popolazioni Celtiche, con questo nome si designava una delle tre divinità della guerra, che erano : Nemain, Badb e Morrigan. Nelle Leggende di Re Artù, la Dea Morrigan fu assimilata alla Fata Morgana, sorellastra del Mago Merlino, tutore di Artù.

MORTE

 
(Varie) - Figlia della Notte e del Tempo, sorella del Sonno, abitava gli antri eterni ed era la più implacabile di tutte le Divinità. Veniva rappresentata come una donna dalla figura gracile e macilenta, livida e triste,, gli occhi chiusi o rivolti a terra, armata di falce e di orologio a polvere. Altre volte è un Genio, triste ed immobile, che spegne in terra una fiaccola, oppure uno scheletro ammantato da un drappo nero, sparso di stelle, con le ali ed una falce in mano. Il carro della morte era trainato da quattro cavalli neri. Per gli antichi, l'avvoltoio era il simbolo della Natura e della Morte. Gli Iberi ponevano avvoltoi davanti alle sepolture, gli Ircani mettevano i cani. Anche la povera civetta è accomunata alla morte, solo perchè vaga di notte, ed il suo canto è ritenuto presagio di disgrazia. Le formiche simboleggiano la morte perchè abitano sottoterra, lì dove vengono sepolti i morti. Il gallo veniva sacrificato alla morte perchè era simbolo del risveglio alla vita eterna. Il gufo era considerato, come la civetta, segno di morte e di malaugurio. Fra gli alberi è il cipresso a simboleggiare la morte, non a caso i cimiteri e le vie che conducono ad essi sono spesso ricchi di questa vegetazione. Nella Bibbia, la framea è simbolo di morte, e lo sono anche la fiaccola spenta e lo scheletro. Il nero è il colore della morte. La morte è la cessazione delle funzioni vitali in un organismo vivente, o elemento costitutivo di esso. Nelle religioni antiche e nelle culture arcaiche e primitive, la morte era un fatto sociale, un avvenimento che determinava una crisi non solo nell'ambito familiare ma anche nella stirpe, nella discendenza, nel clan, nella tribù; per questo motivo, si reagiva ad essa con una serie di cerimonie e di rituali atti ad esorcizzarla. Si cercava di conoscere il motivo della morte per riprendere in mano il controllo della situazione, vendicarsi del fatto luttuoso, ricavare eventuali segnali divinatori. Ma la morte non è vista solo come fine dell'esistenza dello individuo; esso, in quanto passato nell'al di là, diventa potente, ed instaura un particolare rapporto con i sopravvissuti : quanto più questi lo onoreranno, tanto più egli sarà benevolo con loro. Da questo concetto nascono i riti di sepoltura, la cura dei cadaveri, il culto dei morti. E saranno poi gli spiriti dei morti ad aiutare i viventi nella loro esistenza, oppure a renderla ancora più difficile con le loro apparizioni. Sulla venuta della morte del mondo esistono numerosi miti e racconti. Per l'ebraismo ed il cristianesimo, la morte è la conseguenza di un peccato originario, della violazione di un tabù. Il suo punto di ingresso è la donna e pertanto essa è femmina (con tutte le conseguenze che ne sono derivate!). La Grecia è ricchissima di figure connesse con la morte : Ecate (la regina degli Inferi e degli spettri), Artemide (che colpisce a morte con le sue frecce), Persefone, le Erinni, le Moire, che si ritrovano anche nella mitologia romana. La connessione della donna con la morte si ritrova in molte culture; oltre al già citato caso di Eva dell'ebraismo e del cristianesimo, nell'Alto Niger il collegamento nasce dal fatto che essa è considerata oggetto di unione sessuale, poiché nel coito risiede l'enigma del dolore. Ed anche il collegamento Donna-Luna-Morte è frequente, associato alla bipolarità luce-tenebre, corpo dei vivi / ombre dei morti. Nel modello mitico più frequente, la morte assume il valore di un passaggio, a volte di una prova, attraverso la quale si accede ad una condizione diversa, ma esistente. Può essere il ricostituirsi dell'integrità originaria, e quindi dell'immortalità, oppure la liberazione dall'individualità con riassorbimento nel Tutto, l'acquisizione di una dimensione incorruttibile, ecc. Spesso, il raggiungimento di stati di perfezione post-mortem sono legati a particolari cerimonie funebri, oppure a pratiche che l'individuo ha esercitato in vita (iniziazione, purificazione,ecc.). Si hanno così varie concezioni che risolvono l'angoscia e la crisi, connesse con la morte, in una prospettiva escatologica. Per Platone, la morte era la nuova vita dell'anima individuale, l'inizio di un nuovo ciclo di vita. Il significato della morte, comunque, varia a seconda che si ammetta o no la reincarnazione, che si accetti o meno l'immortalità dell'anima, ecc. Gli Egizi, prima di rendere gli onori funebri al loro Re, lo giudicavano davanti al popolo e lo privavano della sepoltura se si era comportato da tiranno. I Giapponesi si rallegravano della morte di un loro congiunto dopo lunga malattia perchè in tal modo si allontanavano i demoni invisibili, causa di tutti i malanni. I Turchi seppelliscono i morti con le gambe libere, in modo che essi possano inginocchiarsi quando gli angeli verranno a giudicarli. L'ebreo in punto di morte è assistito da un rabbino e cambia nome, in modo che l'angelo che deve giudicarlo non sia in grado di riconoscerlo; quindi benedice i suoi figli, se ne ha, e riceve la benedizione del padre, se ancora vivo. Appena morto, i parenti buttano l'acqua che si trova in casa, perchè ritenuta avvelenata dall'angelo della morte. In Bretagna si crede che i morti aprano gli occhi a mezzanotte; se il loro occhio sinistro non si richiude, uno dei parenti prossimi è destinato a morire in breve tempo. Gli Armeni ungono i loro morti con olio perchè immaginano che debbano lottare corpo a corpo con i geni cattivi. I cristiani scismatici greci ritengono che, se un cadavere non si irrigidisce, sia stata invaso dal diavolo. In astrologia, il tipo di morte è indicato dall'Ottava Casa e quindi dal segno in cui si trova, dai pianeti che sono al suo interno, dagli aspetti che presentano, dal Maestro della Casa. Sono importanti anche : gli eventuali aspetti che ledono il Sole, gli aspetti dei pianeti malefici ed altri dettagli individuabili solo dagli esperti. Il "Bacio della morte", secondo la Cabala, ha il seguente significato : anche il seguace più profondo non muore a causa del potere dello Spirito del Male, Yetzer ha Rah, bensì per il bacio ricevuto dalle labbra di Jehovah Tetragrammaton, che egli incontra nell'Haikal Ahabah o Palazzo dell'Amore. Recentemente la cultura occidentale ha cercato di rimuovere la paura della morte creando motivi di speranza in una rianimazione futura conseguibile attraverso le conquiste della scienza. Ma il morire è dentro il vivere, e poiché il vivere è un continuo morire, senza la morte non vi è la vita. E la velocità della vita odierna accelera il senso della morte che, invece, una volta veniva letta come rottura dei ritmi ciclici. Una volta si viveva con i propri defunti, che erano sempre presenti, erano con noi, anche se in silenzio ed il loro silenzio era il silenzio di Dio. Oggi si vive consumati dagli altri, giornalmente si trapassa negli altri: l'umanità si costruisce attraverso il quotidiano consumo degli uomini. Diceva La Rochefoucauld : "Due cose non si possono fissare a lungo: il sole e la morte"; ed un altro filosofo dice: "non bisogna temere la morte perchè quando c'è la vita non c'è la morte e quando arriva la morte la vita non c'è più". Eppure, anche se la morte è una necessità invincibile, anche se essa sta alla vita come l'ombra alla figura, non si vuol morire e si dimentica che la vita ci è stata data a patto di morire. Già nascendo cominciamo a morire, e continuiamo a farlo quotidianamente; non è la morte che conta, ma il modo in cui ci avviciniamo ad essa. Spesso, contemplare la morte significa avere un migliore rapporto con le cose. E purtroppo anche le religioni non aiutano più; era loro compito fornire una strategia contro il contingente e la morte, oggi sono incapaci di dare una risposta sul presente. La società di oggi esalta l'immediato creando il più grande inganno, e rimuove la morte, illudendosi di cancellarla con il silenzio. Sarebbe molto meglio vivere pensando alla vita come preparazione alla morte e considerare quest'ultima solo come una transizione ad altro stato. Occorre saper vivere per saper morire !

MORYA

 
(San.) - Una delle case reali Buddhiste di Magadha, alla quale appartenevano Chandragupta e suo nipote Asoka; è anche il nome di una tribù Rajpoot. Nel Matsya Purana si parla di una dinastia di dieci Morya, o Maureya, che regneranno sull'India dopo aver ristabilito la razza degli Kshattriya. Si tratterà di un regno spirituale, non di questo mondo: sarà il regno del prossimo Avatara. Secondo alcuni autori si tratta della tribù dei Mori, residente nel Rajput.

MOSÈ

 
(Eb.) - Personaggio biblico la cui figura domina l'intero Antico Testamento, con posizione di tutto rispetto anche nel Nuovo, dove viene ritenuto uno dei grandi "tipi" di Gesù. Storicamente non esiste prova della sua esistenza; tutto ciò che si sa di lui proviene da tradizioni orali. Si racconta che scampò all'infanticidio ordinato dal Faraone, che difese il suo popolo oppresso, che una teofania lo convinse a liberare il suo popolo, prima opponendosi al Faraone, poi guidandolo nel deserto per 40 lunghi anni, attraverso peripezie spesso tragiche. Ricevette da Dio le Tavole della Legge e morì alle soglie della Terra Promessa. Egli è il vero fondatore storico del popolo di Israele, di cui non si conosce l'unità etnica; egli non fu il fondatore nè il legislatore delle istituzioni di Israele, ma solo l'ispiratore di ciò che solo dopo di lui fu realizzato. La figura di Mosè, modello dell'ideale religioso biblico, crebbe nel Giudaismo in parallelo con la crescita della Torah, ed a lui è attribuita l'origine della Cabala, come trasmissione orale della vera Legge, essendo in pericolo la purezza di quella scritta. Anche nel Corano, Mosè è una delle figure religiose più autorevoli e venerate. L'immagine di Mosè porta spesso le corna; al tempo esse costituivano un emblema di dignità e non erano peculiarità degli Ebrei, basta pensare ai Vichinghi ed a molti altri popoli nordici. Famoso il Rovo ardente, nel quale egli incontrò Dio, e la Verga con la quale fece molti miracoli. A Mosè sono attribuiti i primi cinque libri biblici, il cosiddetto Pentateuco, ma è molto improbabile che ciò sia del tutto vero, dal momento che nell'ultimo si racconta la sua morte. La vita di Mosè, esotericamente, è tutta una allegoria, ed ogni fatto che lo riguarda ha un significato occulto.

MOSCA

 
(Occ.) - Il demonio, per le sue apparizione, sceglie spesso questo insetto. Belzebù, infatti, viene chiamato anche il Signore delle Mosche, oltre che Achor, il cui significato è "dio delle mosche". Proprio a Belzebù si offrivano sacrifici per essere liberati da questi insetti che erano ritenuti portatori di gravissime malattie.

MOSES DE LEON

 
(Cab.) - Secondo Isaac b. Samuel d'Acri, lo Zohar fu pubblicato nei primi anni del XIV secolo, a piccole parti, dal cabalista spagnolo Moses b. Shem Tov de Leon, che morì nel 1305, dopo aver conosciuto Isaac d'Acri. Questo cabalista scrisse molti libri che portano il suo nome fra il 1286 ed il 1293, ed aveva rapporti con numerosi cabalisti del tempo. Lo Zohar, con i suoi vari strati, venne composto senza dubbio negli anni immediatamente precedenti alla sua pubblicazione, poiché è impossibile scoprire una sezione che sia stata scritta prima del 1270. Isaac d'Acri indagò in merito scoprendo, nell'ultima città dove aveva vissuto Moses de Leon, che un ricco signore aveva accettato di sposare il proprio figlio con la figlia della vedova di Moses a condizione che ella avesse consegnato il manoscritto originale dello Zohar, quello dal quale Moses aveva tratto la sua opera. Madre e figlia negarono l'esistenza del manoscritto, affermando che Moses aveva scritto di sua iniziativa.. A tutt'oggi è impossibile dire se Moses fu l'autore, il curatore, l'editore, o qualcos'altro, circa lo Zohar. Da un accurato esame delle sue opere, però, emerge che si trovano in Moses esposizione, idee, usi linguistici, che poi si ritroveranno nello Zohar, per cui una attribuzione a lui della più importante opera cabalistica di tutti i tempi è ragionevole. Perfino certi errori si trovano sia nelle opere sicure di Moses de Leon che nello Zohar, mentre è normale l'impiego dei suoi manoscritti per una interpretazione corretta dei passi più difficili dello Zohar. Per altre informazioni, vedere "LEON Moses de".

MOSTRI

 
(Eso.) - Dal latino monstrum che significa "prodigio" o "portento". Normalmente si dice di persona brutta e deforme, ma la mitologia popolare li costruisce con conformazioni varie di forme naturali e li fa artefici di episodi eccezionali.Nella storia delle religioni, il termine "mostro" ricorre con significato negativo ad indicare una figura aberrante e spaventosa, mentre il teriomorfismo li raffigura come immagini sintetiche che valorizzano nella dimensione umana aspetti divini del
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