Glossario

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MANDANA MISRA

 
(Ind.) - Filosofo vedantino "non dualista", quasi contemporaneo di Shankara.

MANDARA

 
(San.) - Nei Purana, il monte usato dagli dei come bastone per sbattere l'oceano di latte.

MANDEI

 
(Ori.) - Antica setta gnostica, tuttora esistente, detta anche dei "Cristiani di San Giovanni"; il suo nome deriva probabilmente dalla parola manda, che in mandaico significa "gnosi, conoscenza". La loro dottrina ha origine in tempi remoti e mostra diversi apporti esterni che si sono aggiunti nel tempo: giudaici, gnostici e cristiani. La loro lingua può essere considerata un dialetto aramaico, mentre il loro alfabeto è simile al siriaco. Tre sono i libri fondamentali della loro dottrina: Il Tesoro, o Grande Libro, che è una raccolta di scritti poetici e cosmogonici; il Libro di Giovanni Battista, o i Discorsi del Re, che comprende leggende ed allegorie che si ricollegano in qualche modo al cristianesimo; la Raccolta, che è il rituale della setta. I Mandei, che all'origine avevano delle affinità con il manicheismo, credono in un Dio supremo della Luce, detto Gran Re della Luce, o Intelligenza, o Vita, di sostanza materiale, circondato da esseri angelici detti mente, o vita, o m'uthra (entità divine). Ad essi si oppone il mondo delle tenebre, del caos e dei demoni. Ur o Ruha è lo spirito malvagio capo dei demoni; demoni sono i sette pianeti creati da lui, ed anche il dio degli Ebrei, che essi chiamano Jorabba ed identificano con il Sole. Ed anche Gesù (identificato con Mercurio) e Maometto (identificato con Marte), fanno buona compagnia ad Ur. Il mondo terreno è creato da due poteri, motivo per cui ha luce e tenebre. Manda d'Hajje (Dottrina della vita) è il Salvatore, personificazione della conoscenza e grande nemico delle tenebre. Anosh 'Uthra (Testimone della vita) è colui che smaschera Gesù a Gerusalemme e poi sale in cielo. Giovanni Battista è la grande figura che inizia la pratica battesimale e la esegue su tutti. L'anima, imprigionata nel corpo da demiurghi malefici, aspira a liberarsi ed a tornare nel suo mondo di luce; ciò avviene con la morte che, quindi, è principio di vita. I Mandei praticano abluzioni battesimali quotidiane, ma anche un Battesimo solenne, seguito da una sorte di cresima e da un banchetto consumato comunitariamente con pane azzimo consacrato, acqua mista a vino. Il banchetto anticipa quello escatologico nel quale avverrà il perdono dei peccati ed il suffragio per le anime dei defunti. In proposito vedere anche "Mendeani".

MANDEVILLE Bernard

 
(Ing.) - Dordrecht 1670, Londra 1733. Scrittore, medico, pensatore inglese di origine olandese, studiò a Rotterdam e Leida dove sostenne una tesi nella quale seguendo la teoria cartesiana sostiene l'automatismo degli animali. Fece con poco successo il medico a Londra, mentre più famoso fu come scrittore, per la sua critica alla morale ed ai costumi del tempo. Egli sosteneva che l'egoismo della natura umana è la molla che spinge l'agire umano, che porta verso il progresso; la mancanza di egoismo porta verso il regresso e la decadenza. Famosa la sua opera "Favola delle Api", nella quale egli raffigura la condizione della società inglese e pretende di dimostrare che la natura umana è di per sè aggressiva e competitiva. La costituzione dello Stato fa decrescere la competitività fra le famiglie, ma in esso crescono altre forme di conflittualità, tendenti al successo ed al benessere, basate su armi più subdole, quali l'invidia e l'ambizione.

MANDRAGORA

 
(Gr.) - Una pianta la cui radice ha forma umana. In Occultismo è usata dai maghi neri per svariati illeciti obiettivi, mentre alcuni Occultisti della "mano sinistra" creano da essa degli omuncoli. È comunemente chiamata mandrake e si suppone che emetta urla quando è strappata dal terreno, per cui è prova di coraggio sradicarla. È anche una pianta narcotica pare usata dagli antichi medici per provocare l'anestesia prima di interventi chirurgici. Alcuni scrittori di cose antiche pretesero che questa pianta corrispondesse al dudaim, di cui si parla nella Bibbia come di una grande alimento che Rachele acquistò dalla sorella Lia a prezzo delle carezze dello sposo. Questa pianta si trova nelle regioni mediterranee, è frequente in Tunisia, ha un fiore che va dal bianco azzurro al viola pallido, e fiorisce in dicembre. Uno dei modi di estrarla è il seguente: si scava la terra tutto attorno, si lega la pianta ad un capo della corda, mentre l'altro capo viene legato alla coda di una cane; poi si scappa velocemente. Il cane segue il padrone e sradica la pianta, che ora può esser raccolta senza alcun pericolo. È credenza popolare che questa pianta conceda grande vitalità amorosa all'uomo e fecondità alle donne, mentre attira su di sè ogni forma di ricchezza. La mandragora si trova anche sull'Himalaya, e da essa vengono estratti diversi alcaloidi. Secondo un'antica leggenda, la mandragora avrebbe ucciso i cani, perchè i cani sono gli animali più capaci di individuarla.

MANDUKYA

 
(San.) - Una delle Upanishad, scritta in prosa ed appartenente al periodo medio.

MANES

 
(Lat.) - O Manus. Benevolmente, "dei", cioè "spettri" del mondo più basso (Kamaloka); le ombre deificate dei morti dei profani antichi e gli spettri "materializzati" degli spiritisti moderni, che si crede siano le anime dei dipartiti, mentre, in realtà, sono solo i loro gusci vuoti, o immagini.

MANETE

 
(Eg.) - Chiamato anche Manetone, è uno scrittore egiziano dei tempi di Tolomeo I Sotere e di Tolomeo II Filadelfo. A quest'ultimo dedicò l'opera "Aiguptiaka", storia dell'Egitto attinta agli archivi sacri. L'opera è andata perduta, ma alcuni frammenti sono riportati da Giuseppe Flavio, mentre la lista dei sovrani e la durata dei regni si trova nella Cronografia di Giorgio Sincello. Pochi altri passi si trovano in Excerpta Barbari. Manetone, forse, era anche sacerdote, ed il suo nome, di formazione teofora, sembra poter essere ricondotto ad un componente del culto della dea serpe Uto (verde), venerata nel delta del Nilo. Collaborò all'introduzione in Egitto del culto del dio Serapide e, fortemente imbevuto di cultura greca, si produsse in numerosi scritti, sia storici che naturalistici.

MANGALA

 
(San.) - L'equivalente indù di Marte.

MANI

 
(Occ.) - Fantasmi, divinità simili ai Coribanti, Cureti, Dioscuri, Lari, Penati, ecc. Dei, Genii, Spiriti che per gli Egizi erano uomini disincarnati, come si legge nel Libro dei Morti. Essi erano considerati alti sette cubiti, il che significa che erano ancora in possesso di tutti i loro principi, ed anche mummie ancora imperfette. Gli altri esseri che abitavano la regione limitrofa a quella dei Mani, erano alti tre cubiti, ossia possedevano la triade superiore e si erano liberati del quaternario inferiore. Per i Romani erano anime dei defunti che talora salivano da sottoterra per vagare sulla superficie terrestre. Originariamente affini alle divinità infernali, nell'età augustea divennero le anime placate degli antenati, oggetto di culto personale e familiare. Erano le ombre dei morti, i Geni tutelari delle case in cui avevano vissuto. Ad essi era consacrato il cipresso ed il numero 9, ultimo termine della progressione numerica, emblema del termine della vita. Si consacravano anche le fave, perchè avevano forma simile alle porte infernali; lo strepito del ferro e del bronzo li poneva in fuga, mentre era loro gradita la vista del fuoco. Per tale motivo era moda diffusa porre lampade quadrate nelle tombe che era delitto spegnere. Talvolta erano chiamati Dii sacri, altra Dii patri, altra ancora Dei protettori della famiglia. Nei tempi eroici si diceva che le anime di coloro che erano morti in terra straniera continuassero ad errare nel tentativo di tornare nella loro patria. Ovidio racconta che nel corso di una terribile pestilenza, i Mani uscirono ed errarono per le città ed i campi urlando in modo terrificante. Si placarono solo quando furono ripristinate le feste feriali istituite da Numa. Quando i Mani assumevano la forma di lemure o remore, diventavano nocivi. L'esoterismo considera i Mani come esseri astrali semidivini della Terza e della Quarta Razza. Mani è anche il nome del fondatore del Manicheismo.
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