Glossario

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MANASASAROVARA

 
(San.) - Pronunciato foneticamente Mansoravara. Un lago sacro del Tibet, nell'Himalaya, chiamato anche Anavatapta. Manasa-sarovara è il nome della divinità tutelare di questo lago e, secondo il folklore popolare, si dice sia un naga, un "serpente". Questo, tradotto esotericamente, significa un grande adepto, un saggio. Il lago è un grande luogo di pellegrinaggio annuale per gli Indù, poiché si afferma che i Veda siano stati scritti sulle sue sponde.

MANASSE

 
(Eb.) - Personaggio biblico, figlio di Giuseppe e di Asenet, da cui prende il nome una delle tribù di Israele. Secondo la tradizione essa occupava la zona mediana della Palestina, ad occidente del Giordano, confinando a nord con Efraim ed a sud con Issachar. È anche il nome di un Re di Giuda, figlio di Ezechia che, dopo aver fatto uccidere il profeta Isaia, si fece fare una statua con sette teste, per dimostrare che anch'egli era un veggente e prevedeva molte più cose dei profeti, benché fossero chiamati chiaroveggenti.

MANASVIN

 
(San.) - Esseri Celesti, Saggi.

MANAT

 
(Ara.) - Presso le antiche popolazioni arabe, era la Dea del Fato.

MANAVA

 
(San.) - Una terra dell'India antica; un Kalpa, o Ciclo. Il nome di un'arma usata da Rama; ha anche il significato "di Manu".

MANAVA DHARMA SHASTRA

 
(San.) - Antica opera indù chiamata Legge di Manu. In essa è contenuto il codice morale e tutte le dottrine metafisiche.

MANCO CAPAC

 
(Inca) - Assieme a Mamma Oclo, secondo la tradizione, è il progenitore del popolo Inca; i due sono fratello e sorella, oltre che sposi. Erano figli del Sole ed ebbero la raccomandazione di cercare un luogo a loro confortevole e lì creare un regno unico in modo che le loro energie fossero concentrate verso un'unica meta. I due allora affondarono il loro scettro sul lago Titicaca. È stato scoperto che il nome Manco non appartiene al Quecha che è la lingua degli Incas; ne è sorto il dubbio che il capostipite di questa civiltà non fosse autoctono. Ma se Manco è il progenitore di quel popolo, non vi è di che meravigliarsi che il suo nome non sia di quella lingua, essendo ad essa antecedente. Secondo gli storici, Manco Capac è il mitico fondatore dell'impero Incaico del Perù, eroe eponimo degli Inca. Figlio del Sole, apparve sul lago Titicaca, uccise i fratelli maggiori e si stabilì a Cuzco, dando i primi rudimenti di civiltà e di coesione alle varie tribù della regione, ed instaurando il culto del Sole. Da lui e da Mama Oclo, sua sorella e moglie, discendono il leggendario Sinchi Rocca ed il ramo di Hurin Cuzco.

MANDAITES

 
(Ori.) - Detti anche Mendeani, o Mandei.

MANDAKINI

 
(San.) -Il divino Ganga, o il Gange.

MANDALA

 
(San.) - In sanscrito significa "circolo, sfera". All'origine era un "ciclo" dei Rig Veda. Successivamente acquistò il significato di "imago mundi", o cosmogramma simboleggiante un determinato livello di esperienza mistica e, nello stesso tempo, strumento per conseguirla mediante la sua contemplazione estatica. In questo senso indica una immagine simbolica fondata sulle figure geometriche del cerchio e del quadrato, intesa a rappresentare le relazioni intercorrenti tra i diversi piani della realtà. È una forma religiosa-estetica caratteristica del buddhismo, ed in particolare del tantrismo, di cui ha seguito la diffusione in India e nei paesi limitrofi. I mandala vengono tracciati a terra con polveri colorate, o dipinti, oppure possono essere la pianta di edifici sacri celebri. Ne esistono infinite varietà, dalle semplici figure geometriche a quelli in forma di loto o di ruota, e ad altri che sulle figure geometriche innestano elementi di paesaggio o di personaggi. Nell'esperienza religiosa orientale i mandala vengono utilizzati per delimitare uno spazio sacro o per aiutare il meditante a visualizzare in modo simbolico i diversi piani della realtà e le loro reciproche relazioni, fino a cogliere sinteticamente, dopo un lungo itinerario interiore, la realtà suprema dell'intero universo. Troviamo il mandala anche nella psicologia junghiana, dove esso è considerato forma archetipa dell'inconscio, presente sotto forme diverse in tutte le culture e nella psiche individuale, dove rappresenta l'immagine simbolica e onirica del raggiunto equilibrio con il Sè, di una globalità interiore armonica. I più comuni mandala, usati come strumento di meditazione, sono costituiti da un centro nel quale si colloca immaginariamente la divinità o il suo simbolo, e tutto attorno una serie di figure che possono essere interpretate come itinerari che si staccano dal centro, o passaggi intricati, o porte per la transizione da certi spazi ad altri. Esso è un cosmogramma ed uno psicogramma nello stesso tempo, sul quale possono riversarsi modi di pensiero e percorsi più o meno logici che dal terrestre porta verso la trascendenza. Meditando sul proprio tema natale, ad esempio, si può meditare su sè stessi, vivere il proprio ambiente astrologico, muovere verso la propria reintegrazione. Nel Buddhismo Mahayana, il mandala è la rappresentazione simbolica del processo di reintegrazione dell'esperienza individuale nell'unità primordiale del cosmo. Raffigura l'universo intero nel suo schema iniziale e nel suo processo di emanazione e di riassorbimento. Viene presentato come un complesso diagramma concentrico in cui, se espresso in forma pittorica, si incasellano figure di Bodhisattva, divinità, simboli, ecc. Ma le tecniche per crearlo sono tali e tante che non basterebbe un tratto di numerosi volumi per esaurire l'argomento.
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