Nuove restrizioni sugli PFAS

L’Italia compie un passo avanti nella lotta all’inquinamento da Pfas, sostanze chimiche utilizzate in vari settori industriali e notoriamente persistenti nell’ambiente, tanto da essere definite “forever chemicals”. Con un nuovo decreto legislativo, attualmente al vaglio del Senato, il governo introduce limiti più rigorosi per la loro presenza nelle acque potabili, adeguandosi alle direttive europee. La norma prevede un tetto massimo di 20 nanogrammi per litro per la somma di quattro composti (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs), già riconosciuti per i potenziali effetti dannosi sulla salute, inclusi rischi cancerogeni. Questo valore si aggiunge al limite europeo di 100 nanogrammi/litro per 24 Pfas, in vigore dal 2026, ma ritenuto troppo permissivo da enti come Efsa e l’Agenzia europea per l’ambiente.
Il limite adottato è simile a quello tedesco, ma meno restrittivo rispetto ad altri Paesi come la Danimarca (2 ng/l) o la Svezia (4 ng/l). I Pfas sono collegati a disfunzioni immunitarie, squilibri ormonali e aumento del rischio di malattie croniche. La loro elevata stabilità comporta un grave rischio di contaminazione delle falde acquifere. Il decreto prevede anche una maggiore trasparenza verso i cittadini attraverso l’informazione su bollette e canali digitali.
Greenpeace e Legambiente, pur riconoscendo i progressi, chiedono limiti ancora più stringenti e una legge che vieti la produzione e l’utilizzo dei Pfas. Intanto prosegue il processo contro i vertici dell’ex azienda Miteni, accusata di aver inquinato gravemente le falde in Veneto.