Per un nuovo anno di Pace
I valori della Pace, della Fratellanza e della Tolleranza hanno accompagnato l’Umanità lungo tutto il corso della sua storia ma la loro presenza a livello culturale e spirituale non è bastata a impedire che nella realtà dei fatti il pensiero divisivo, le lotte, le guerre l’egoismo siano stati i dominatori della cronaca storica.
Oggi tutto questo è particolarmente visibile e, purtroppo, la situazione che abbiamo davanti agli occhi è desolante, con la guerra che è la dimensione quotidiana per milioni e milioni di uomini dal nord al sud del mondo, da est a ovest.
La Pace resta comunque una grande possibilità, ma perché si possa affermare è necessario che gli esseri umani, e dunque tutti noi, sfuggano al pericolo dell’indifferenza, della paura e dei subdoli suggerimenti del pensiero separativo, per aprirsi alla dimensione dell’amore, della solidarietà e della bellezza. In questo processo la mente e il cuore possono procedere all’unisono, conquistando una dimensione della coscienza che consenta il fiorire di una nuova consapevolezza che sia in grado di comprendere il proprio egoismo e di andarvi oltre. Jiddu Krishnamurti ricordava che “l’egoismo divide, l’egoismo è la più grande corruzione (la parola corruzione significa spezzare e dividere) e dove c’è egoismo c’è frammentarietà - il tuo interesse opposto al mio interesse, il mio desiderio opposto al tuo desiderio, la mia ansia di salire la scala del successo opposta alla tua… Quando iniziate ad essere spassionatamente consapevoli del vostro egoismo, a sopportarlo, studiandolo, imparando, osservandone tutte le complicazioni, allora potete scoprire quando è in atto e quanto sia completamente inutile”.
Negli Anni Settanta del Novecento a Be'er Sheva, una bambina di nome Talil Sorek scriveva questi versi, che mantengono ancor oggi intatti il loro significato e la loro forza universali:
“Avevo una scatola di colori,
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e i volti dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace”.
Che la Pace possa essere la nota dominante del Nuovo Anno!
Oggi tutto questo è particolarmente visibile e, purtroppo, la situazione che abbiamo davanti agli occhi è desolante, con la guerra che è la dimensione quotidiana per milioni e milioni di uomini dal nord al sud del mondo, da est a ovest.
La Pace resta comunque una grande possibilità, ma perché si possa affermare è necessario che gli esseri umani, e dunque tutti noi, sfuggano al pericolo dell’indifferenza, della paura e dei subdoli suggerimenti del pensiero separativo, per aprirsi alla dimensione dell’amore, della solidarietà e della bellezza. In questo processo la mente e il cuore possono procedere all’unisono, conquistando una dimensione della coscienza che consenta il fiorire di una nuova consapevolezza che sia in grado di comprendere il proprio egoismo e di andarvi oltre. Jiddu Krishnamurti ricordava che “l’egoismo divide, l’egoismo è la più grande corruzione (la parola corruzione significa spezzare e dividere) e dove c’è egoismo c’è frammentarietà - il tuo interesse opposto al mio interesse, il mio desiderio opposto al tuo desiderio, la mia ansia di salire la scala del successo opposta alla tua… Quando iniziate ad essere spassionatamente consapevoli del vostro egoismo, a sopportarlo, studiandolo, imparando, osservandone tutte le complicazioni, allora potete scoprire quando è in atto e quanto sia completamente inutile”.
Negli Anni Settanta del Novecento a Be'er Sheva, una bambina di nome Talil Sorek scriveva questi versi, che mantengono ancor oggi intatti il loro significato e la loro forza universali:
“Avevo una scatola di colori,
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e i volti dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace”.
Che la Pace possa essere la nota dominante del Nuovo Anno!