I miei martedì col professore
Il libro di Mitch Albom “I miei martedì col professore” continua a riscuotere un grande interesse, sfiorando ormai il numero di venti edizioni in italiano.
È la storia dell’incontro di un giovane studente universitario con un professore, Morrie Schwartz, che lo influenzerà positivamente fino alla laurea, non soltanto per la conoscenza trasferita ma anche per la saggezza condivisa.
Come spesso capita, studente e professore si perdono di vista per molti anni per poi ritrovarsi, il professore nella fase finale della sua vita, ammalatosi di SLA ma straordinariamente vivo sul piano della ricerca e delle relazioni; il giovane divenuto un giornalista di successo, con una vita dedicata esclusivamente al lavoro.
Il nuovo incontro li porta così a trascorrere insieme quattordici martedì proprio negli ultimi mesi di vita di Morrie Schwartz.
Sarà l’ultima lezione, la più importante di tutte, quella sulla vita.
Il libro di Mitch Albom declina via via molti e diversi aspetti, che hanno nella morte (che è vita) e nell’amore i fari luminosi di un vivere dominato dalla tensione degli opposti: “la vita è una sorta di tiro alla fune. Vorresti fare una cosa, ma sei costretto a fare qualcos’altro. Qualcosa ti fa male, eppure tu dici che non dovrebbe. Prendi per scontate alcune cose, pur sapendo che non c’è nulla di scontato. La tensione degli opposti, come in un elastico che si tira. E quasi sempre stiamo da qualche parte nel mezzo: sembra un incontro di pugilato, commento io. Già, un incontro di pugilato, ride lui. Ecco, potresti proprio descrivere la vita così. Chi vince, domando io? Chi vince? Mi sorride e gli si formano le rughe intorno agli occhi, gli si scoprono i denti storti. Vince l’amore. L’amore vince sempre”.
È la storia dell’incontro di un giovane studente universitario con un professore, Morrie Schwartz, che lo influenzerà positivamente fino alla laurea, non soltanto per la conoscenza trasferita ma anche per la saggezza condivisa.
Come spesso capita, studente e professore si perdono di vista per molti anni per poi ritrovarsi, il professore nella fase finale della sua vita, ammalatosi di SLA ma straordinariamente vivo sul piano della ricerca e delle relazioni; il giovane divenuto un giornalista di successo, con una vita dedicata esclusivamente al lavoro.
Il nuovo incontro li porta così a trascorrere insieme quattordici martedì proprio negli ultimi mesi di vita di Morrie Schwartz.
Sarà l’ultima lezione, la più importante di tutte, quella sulla vita.
Il libro di Mitch Albom declina via via molti e diversi aspetti, che hanno nella morte (che è vita) e nell’amore i fari luminosi di un vivere dominato dalla tensione degli opposti: “la vita è una sorta di tiro alla fune. Vorresti fare una cosa, ma sei costretto a fare qualcos’altro. Qualcosa ti fa male, eppure tu dici che non dovrebbe. Prendi per scontate alcune cose, pur sapendo che non c’è nulla di scontato. La tensione degli opposti, come in un elastico che si tira. E quasi sempre stiamo da qualche parte nel mezzo: sembra un incontro di pugilato, commento io. Già, un incontro di pugilato, ride lui. Ecco, potresti proprio descrivere la vita così. Chi vince, domando io? Chi vince? Mi sorride e gli si formano le rughe intorno agli occhi, gli si scoprono i denti storti. Vince l’amore. L’amore vince sempre”.