Testi per l’intuizione [LIVI]
Ci sono brani di poesie, di libri, di memoriali, atti a suscitare l’intuizione del lettore. Il loro significato va oltre le parole e le immagini evocate. È così per questo brano tratto da “Il divino nella vita quotidiana”, AA.VV., Bresci Editore, Torino 1977, pp. 61-62, “Per entrare nel silenzio”: “’Fermatevi e riconoscete che Io sono Dio’ (Salmo XLVI, 10). Spesso durante la meditazione e la preghiera l’uomo non giunge oltre il riordinamento dei propri pensieri. Egli è talmente assorto nei propri concetti che non è pronto e aperto a ricevere direzione da un potere più grande di lui. Per udire la voce del Padre, la voce sua deve tacere. L’uomo non ode perché non ascolta.
Il Silenzio è il tacere delle molte voci del pensiero umano per poter udire la Voce superiore.
Ti sarà forse accaduto di passeggiare in campagna, assorto nei tuoi pensieri ed ogni tanto richiamato da qualche fatto esterno, fino a che i tuoi passi si sono arrestati di fronte ad un raro spettacolo di bellezza che ti ha tenuto magnetizzato sul posto a contemplare. In quel momento i tuoi pensieri tacevano, in attesa, mentre tu gioivi delle magnificenze della natura. Ebbene, questa esperienza è paragonabile ad una esperienza che ha luogo nella nostra vita interna, e che la nostra Scuola chiama: il Silenzio. Mentre preghi, o mentre mediti sopra qualche affermazione di Verità, i tuoi pensieri taceranno e tu ti troverai in calma e serena contemplazione di un concetto che sembra sorgere dal tuo intimo e che pure sorge da un più vasto orizzonte. Sei giunto oltre la meditazione: sei nel Silenzio.
Non v’è sforzo nel Silenzio. Lo sforzo sarà forse nel giungere al Silenzio; cioè, lo sforzo – che qualche volta è veramente tale – del rilassamento, lo sforzo di raccogliere i pensieri erranti su un dato tema di meditazione; ma nel Silenzio non c’è sforzo. Il Silenzio è la cessazione di ogni resistenza umana; è la serena e beata contemplazione della presenza di Dio.
Le esperienze interiori realizzate durante il Silenzio variano secondo le persone, ma il risultato è in ogni caso analogo. Talvolta par di aver sentito una piccola voce dolce e tranquilla; a volte le parole sono nitide e chiare come possono essere quelle che leggiamo su un libro. Qualche volta appare all’occhio della mente una luce, un soggetto, una scena; in certi casi poi si percepisce, piuttosto che sentire, una presenza spirituale, e si avverte una decisa spinta ad agire in un dato modo. Sempre rimane una sensazione di pace, di rianimazione e di forza. Generalmente il Silenzio è accompagnato o seguito da un chiaro impulso verso qualche attività che darà espressione al sentimento più alto da noi provato.
Il Silenzio è un’esperienza importantissima nella vita spirituale dell’uomo. Esso è l’esercizio della presenza di Dio”.
(Nella foto: l’editore Edoardo Bresci con la teosofa torinese Elda Barrel).
Articolo tratto dal numero di maggio-giugno 2020 della Rivista Italiana di Teosofia.
Il Silenzio è il tacere delle molte voci del pensiero umano per poter udire la Voce superiore.
Ti sarà forse accaduto di passeggiare in campagna, assorto nei tuoi pensieri ed ogni tanto richiamato da qualche fatto esterno, fino a che i tuoi passi si sono arrestati di fronte ad un raro spettacolo di bellezza che ti ha tenuto magnetizzato sul posto a contemplare. In quel momento i tuoi pensieri tacevano, in attesa, mentre tu gioivi delle magnificenze della natura. Ebbene, questa esperienza è paragonabile ad una esperienza che ha luogo nella nostra vita interna, e che la nostra Scuola chiama: il Silenzio. Mentre preghi, o mentre mediti sopra qualche affermazione di Verità, i tuoi pensieri taceranno e tu ti troverai in calma e serena contemplazione di un concetto che sembra sorgere dal tuo intimo e che pure sorge da un più vasto orizzonte. Sei giunto oltre la meditazione: sei nel Silenzio.
Non v’è sforzo nel Silenzio. Lo sforzo sarà forse nel giungere al Silenzio; cioè, lo sforzo – che qualche volta è veramente tale – del rilassamento, lo sforzo di raccogliere i pensieri erranti su un dato tema di meditazione; ma nel Silenzio non c’è sforzo. Il Silenzio è la cessazione di ogni resistenza umana; è la serena e beata contemplazione della presenza di Dio.
Le esperienze interiori realizzate durante il Silenzio variano secondo le persone, ma il risultato è in ogni caso analogo. Talvolta par di aver sentito una piccola voce dolce e tranquilla; a volte le parole sono nitide e chiare come possono essere quelle che leggiamo su un libro. Qualche volta appare all’occhio della mente una luce, un soggetto, una scena; in certi casi poi si percepisce, piuttosto che sentire, una presenza spirituale, e si avverte una decisa spinta ad agire in un dato modo. Sempre rimane una sensazione di pace, di rianimazione e di forza. Generalmente il Silenzio è accompagnato o seguito da un chiaro impulso verso qualche attività che darà espressione al sentimento più alto da noi provato.
Il Silenzio è un’esperienza importantissima nella vita spirituale dell’uomo. Esso è l’esercizio della presenza di Dio”.
(Nella foto: l’editore Edoardo Bresci con la teosofa torinese Elda Barrel).
Articolo tratto dal numero di maggio-giugno 2020 della Rivista Italiana di Teosofia.