Stoicismo: un rifugio in tempi di crisi
Segnaliamo la riflessione di Massimo Adinolfi, con il titolo “Stoicismo: un rifugio in tempi di crisi” nell’edizione online di un recente numero del quotidiano “La Repubblica”.
L’autore segnala il rinnovato interesse con cui oggi si guarda ai tre elementi fondanti della filosofia stoica: la logica, la fisica e l’etica e ricorda come gli stoici a volte paragonavano la filosofia a un frutteto: la logica era allora rappresentata dal muro di cinta, che custodisce gli alberi (la fisica), dai cui rami pendono i frutti (l’etica).
L’attenzione dei nostri tempi alle opere di Seneca, di Epitteto e di Marco Aurelio passa probabilmente per la stretta connessione sottolineata da questi autori fra la dimensione etica e l’arte di vivere.
In un mondo caratterizzato dalla crisi del sociale e della politica e potentemente condizionato dalle tecnologie digitale la consapevolezza individuale diventa elemento fondante non solo della virtù ma anche della serenità interiore.
Adinolfi sottolinea - riprendendo il pensiero di Epitteto - che “la filosofia non promette di procurare all’uomo beni esteriori, perché ha altra materia: la vita stessa di ognuno. Insegna come evitare di lasciarsi sopraffare dalle cose, curando la propria anima. È un esercizio: una forma di ascesi. Il corpo si tiene in buona salute attraverso esercizi fisici, l’anima si cura attraverso esercizi spirituali: imparando a dare importanza non alle cose, ma al nostro giudizio su di esse”.
E conclude: “Un’arte del vivere, cioè una vita condotta a regola d’arte: la promessa neo-stoica è che, nel silenzio delle passioni, accordarsi alla razionalità di quella regola, come logos universale che tutto governa, è la sola virtù, e insieme la sola felicità. E quanto più il mondo ci sembrerà in preda a febbri e convulsioni, tanto più sentiremo urgente il bisogno di trovarla”.
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L’autore segnala il rinnovato interesse con cui oggi si guarda ai tre elementi fondanti della filosofia stoica: la logica, la fisica e l’etica e ricorda come gli stoici a volte paragonavano la filosofia a un frutteto: la logica era allora rappresentata dal muro di cinta, che custodisce gli alberi (la fisica), dai cui rami pendono i frutti (l’etica).
L’attenzione dei nostri tempi alle opere di Seneca, di Epitteto e di Marco Aurelio passa probabilmente per la stretta connessione sottolineata da questi autori fra la dimensione etica e l’arte di vivere.
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Adinolfi sottolinea - riprendendo il pensiero di Epitteto - che “la filosofia non promette di procurare all’uomo beni esteriori, perché ha altra materia: la vita stessa di ognuno. Insegna come evitare di lasciarsi sopraffare dalle cose, curando la propria anima. È un esercizio: una forma di ascesi. Il corpo si tiene in buona salute attraverso esercizi fisici, l’anima si cura attraverso esercizi spirituali: imparando a dare importanza non alle cose, ma al nostro giudizio su di esse”.
E conclude: “Un’arte del vivere, cioè una vita condotta a regola d’arte: la promessa neo-stoica è che, nel silenzio delle passioni, accordarsi alla razionalità di quella regola, come logos universale che tutto governa, è la sola virtù, e insieme la sola felicità. E quanto più il mondo ci sembrerà in preda a febbri e convulsioni, tanto più sentiremo urgente il bisogno di trovarla”.
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Foto di engin akyurt su Unsplash