Ritratto di Adriano

Segnaliamo che stasera 29 ottobre, alle ore 23.10, RAI 5 (canale 23) proietterà il documentario di Michele Fasano “In me non c'e che futuro... ritratto di Adriano Olivetti”.
Sarà possibile rivedere il documentario per tutta la settimana su RAI Replay al seguente indirizzo: http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?ch=31#ch=31
Il movimento teosofico italiano ha sempre guardato con grande simpatia a questo uomo, che ha avuto vari contatti con membri della Società Teosofica, di cui apprezzava il lavoro in favore della Fratellanza Universale senza distinzioni.
Olivetti, che era portatore di una cultura protestante familiare che vedeva nel ruolo sociale dell'impresa un cardine fondamentale, e' stato un uomo poco capito, forse perché troppo avanti rispetto ai tempi.
Per questo ancor oggi e' meritorio ricordarlo ed apprezzarne il valore, constatando l'attualità della sua visione di un'impresa portatrice di valori non solo per i suoi lavoratori ma anche per tutto il territorio.
Scriveva Adriano Olivetti: “Non abbiamo dato la preferenza nella nostra costruzione né alla libertà, né all’autorità; né alla maggioranza, né all’unanimità; né al lavoro, né alla cultura; né all’accentramento, né al decentramento; né all’esperienza, né al valore; né al particolare, né all’universale; né alla sintesi, né all’analisi; né alla nazione, né all’individuo; né alla teoria, né alla pratica; né al territorio, né alla funzione; né alla politica, né alla competenza; ma accettammo ognuno di questi elementi nel suo valore e nelle sue proporzioni onde ognuno di questi portasse ad armonia… “.
“Nella millenaria civiltà della terra, il contadino, guardando le stelle, poteva vedere Iddio, perché la terra, l’aria, l’acqua, esprimono in continuità uno slancio vitale. Per questo il mondo moderno, avendo rinchiuso l’uomo negli uffici, nelle fabbriche, vivendo nelle città tra l’asfalto delle strade e l’elevarsi delle gru e il rumore dei motori e il disordinato intrecciarsi dei veicoli, rassomiglia un poco ad una vasta, dinamica, assordante, ostile prigione dalla quale bisognerà, presto o tardi, evadere...”.
“Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti?”.