Pagine dalla letteratura teosofica
“La Chiave della Teosofia" di H.P. Blavatsky, pp. 171-173 (Edizioni Teosofiche Italiane, 2009). Pubblicato sulla Rivista Italiana di Teosofia di novembre 2020.
INT. Come si dovrebbero attuare i principi teosofici perché possa essere stimolata la cooperazione sociale e possano essere gestite delle opere che migliorino realmente la società?
TEO. Lasciatemi brevemente ricordare i principi: l’unità e la causalità universali, la solidarietà umana, la legge del karma e la reincarnazione. Questi sono i quattro anelli della catena aurea che dovrebbe tenere l’umanità unita in una sola famiglia, in una fratellanza universale.
INT. Come?
TEO. Allo stato attuale della società, specialmente nelle nazioni cosiddette civilizzate, ci troviamo continuamente a fronteggiare il fatto che molte persone soffrono la miseria, la povertà e le malattie. La loro condizione fisica è squallida e le loro facoltà mentali e spirituali sono sovente pressoché nulle. Dall’altra parte molte persone, all’estremità opposta della scala sociale, vivono con sinecura, nel lusso materiale e concedono ogni cosa solo a se stesse. Nessuno di questi due modi di vivere è casuale. Entrambi sono le conseguenze dell’ambiente in cui i soggetti vivono e la disattenzione dei doveri sociali di una parte è strettamente connessa con il ritardato e bloccato sviluppo dell’altra. In sociologia, come in tutti i rami della vera scienza, è valida la legge universale della causalità. Ma questa causalità implica come logica conseguenza quell’umana solidarietà su cui insiste tanto la Teosofia. Se l’azione di un singolo influisce sulla vita di tutti, e questo è scientificamente vero, solo se tutti gli uomini diventeranno fratelli e le donne sorelle e se tutti metteranno quotidianamente in pratica la vera fratellanza, si potrà realizzare quella solidarietà umana che è alla radice del progresso di una razza. Uno dei principi fondamentali della Teosofia, che dovrebbe impegnare tutti i teosofi non solo per insegnarlo, ma per metterlo individualmente in pratica, consiste in questa azione e interazione, in questa reale fratellanza di uomini e donne nella quale si è uno per tutti e tutti per uno.
INT. Va tutto molto bene, in linea generale, ma come lo mettereste in pratica?
TEO. Considerate quelli che solete chiamare fatti concreti, riguardo alla società umana. Confrontate le vite che conducono non solo le masse popolari, ma molti di coloro che formano il ceto medio e quello superiore con quelle che potrebbero essere se ci fossero delle condizioni più sane e più nobili, se regnassero la giustizia, la gentilezza e l’amore, invece dell’egoismo, dell’indifferenza e della brutalità che troppo spesso sembrano ora prevalere. Tutto ciò che c’è di buono o di cattivo nell’umanità ha le sue radici nel carattere degli uomini e questo carattere è, ed è sempre stato, condizionato da un’infinita catena di cause e di effetti che riguardano il futuro come il presente e il passato. L’egoismo, l’indifferenza e la brutalità non potranno mai costituire il normale stato di una razza: crederlo vorrebbe dire non avere fiducia nell’umanità e nessun teosofo può non averla. Si può progredire solo sviluppando le qualità più nobili e solo in questo modo. Attualmente l’evoluzione ci insegna che, in realtà, mutando l’ambiente di un organismo possiamo trasformarlo e migliorarlo e questo è rigorosamente vero riguardo all’uomo. Ogni teosofo è quindi tenuto a fare del proprio meglio, con tutti i mezzi in suo possesso, per aiutare ad attuare le iniziative sociali, assennate e ponderate, che hanno per oggetto il miglioramento della condizione dei poveri. Questi sforzi dovrebbero mirare alla loro definitiva emancipazione sociale e allo sviluppo del senso del dovere in chi spesso lo trascura in quasi tutti i rapporti sociali.
INT. D’accordo. Ma chi dovrà decidere se queste iniziative sociali sono sagge o imprudenti?
TEO. Riguardo a questo nessuna persona e nessuna società possono stabilire una regola fissa. Necessariamente deve essere lasciato molto margine al giudizio individuale. Una regola generica può tuttavia essere data: scoprire se quello che viene proposto cerca di favorire quella vera fratellanza che è lo scopo della Teosofia. Nessun vero teosofo incontrerà molte difficoltà nell’applicare questa regola e, quando sarà convinto, la sua opera sarà rivolta alla formazione della pubblica opinione. Questo può essere fatto solo inculcando una concezione più nobile ed elevata dei doveri, sia pubblici sia privati, che stanno alla base di ogni miglioramento spirituale e materiale. Il teosofo deve sempre essere un centro di azione spirituale e da lui e dalla sua vita quotidiana devono irradiarsi quelle forze spirituali superiori che sono le sole che possono rigenerare i suoi simili.
Link al libro: https://www.eti-edizioni.it/classici/475-la-chiave-della-teosofia.html
INT. Come si dovrebbero attuare i principi teosofici perché possa essere stimolata la cooperazione sociale e possano essere gestite delle opere che migliorino realmente la società?
TEO. Lasciatemi brevemente ricordare i principi: l’unità e la causalità universali, la solidarietà umana, la legge del karma e la reincarnazione. Questi sono i quattro anelli della catena aurea che dovrebbe tenere l’umanità unita in una sola famiglia, in una fratellanza universale.
INT. Come?
TEO. Allo stato attuale della società, specialmente nelle nazioni cosiddette civilizzate, ci troviamo continuamente a fronteggiare il fatto che molte persone soffrono la miseria, la povertà e le malattie. La loro condizione fisica è squallida e le loro facoltà mentali e spirituali sono sovente pressoché nulle. Dall’altra parte molte persone, all’estremità opposta della scala sociale, vivono con sinecura, nel lusso materiale e concedono ogni cosa solo a se stesse. Nessuno di questi due modi di vivere è casuale. Entrambi sono le conseguenze dell’ambiente in cui i soggetti vivono e la disattenzione dei doveri sociali di una parte è strettamente connessa con il ritardato e bloccato sviluppo dell’altra. In sociologia, come in tutti i rami della vera scienza, è valida la legge universale della causalità. Ma questa causalità implica come logica conseguenza quell’umana solidarietà su cui insiste tanto la Teosofia. Se l’azione di un singolo influisce sulla vita di tutti, e questo è scientificamente vero, solo se tutti gli uomini diventeranno fratelli e le donne sorelle e se tutti metteranno quotidianamente in pratica la vera fratellanza, si potrà realizzare quella solidarietà umana che è alla radice del progresso di una razza. Uno dei principi fondamentali della Teosofia, che dovrebbe impegnare tutti i teosofi non solo per insegnarlo, ma per metterlo individualmente in pratica, consiste in questa azione e interazione, in questa reale fratellanza di uomini e donne nella quale si è uno per tutti e tutti per uno.
INT. Va tutto molto bene, in linea generale, ma come lo mettereste in pratica?
TEO. Considerate quelli che solete chiamare fatti concreti, riguardo alla società umana. Confrontate le vite che conducono non solo le masse popolari, ma molti di coloro che formano il ceto medio e quello superiore con quelle che potrebbero essere se ci fossero delle condizioni più sane e più nobili, se regnassero la giustizia, la gentilezza e l’amore, invece dell’egoismo, dell’indifferenza e della brutalità che troppo spesso sembrano ora prevalere. Tutto ciò che c’è di buono o di cattivo nell’umanità ha le sue radici nel carattere degli uomini e questo carattere è, ed è sempre stato, condizionato da un’infinita catena di cause e di effetti che riguardano il futuro come il presente e il passato. L’egoismo, l’indifferenza e la brutalità non potranno mai costituire il normale stato di una razza: crederlo vorrebbe dire non avere fiducia nell’umanità e nessun teosofo può non averla. Si può progredire solo sviluppando le qualità più nobili e solo in questo modo. Attualmente l’evoluzione ci insegna che, in realtà, mutando l’ambiente di un organismo possiamo trasformarlo e migliorarlo e questo è rigorosamente vero riguardo all’uomo. Ogni teosofo è quindi tenuto a fare del proprio meglio, con tutti i mezzi in suo possesso, per aiutare ad attuare le iniziative sociali, assennate e ponderate, che hanno per oggetto il miglioramento della condizione dei poveri. Questi sforzi dovrebbero mirare alla loro definitiva emancipazione sociale e allo sviluppo del senso del dovere in chi spesso lo trascura in quasi tutti i rapporti sociali.
INT. D’accordo. Ma chi dovrà decidere se queste iniziative sociali sono sagge o imprudenti?
TEO. Riguardo a questo nessuna persona e nessuna società possono stabilire una regola fissa. Necessariamente deve essere lasciato molto margine al giudizio individuale. Una regola generica può tuttavia essere data: scoprire se quello che viene proposto cerca di favorire quella vera fratellanza che è lo scopo della Teosofia. Nessun vero teosofo incontrerà molte difficoltà nell’applicare questa regola e, quando sarà convinto, la sua opera sarà rivolta alla formazione della pubblica opinione. Questo può essere fatto solo inculcando una concezione più nobile ed elevata dei doveri, sia pubblici sia privati, che stanno alla base di ogni miglioramento spirituale e materiale. Il teosofo deve sempre essere un centro di azione spirituale e da lui e dalla sua vita quotidiana devono irradiarsi quelle forze spirituali superiori che sono le sole che possono rigenerare i suoi simili.
Link al libro: https://www.eti-edizioni.it/classici/475-la-chiave-della-teosofia.html