Luoghi di meditazione di pellegrinaggio di spiritualità in Italia
Intervista di Roberto Fantini a Paola Giovetti

Chi conosce la ricca attività di ricerca portata avanti da Paola Giovetti (vedi, ad esempio, opere come NDE - Testimonianze di esperienze in punto di morte o Helena Petrovna Blavatsky e la Società Teosofica) sa bene che da lei ci possiamo attendere solo cose di spessore e di grande interesse. E il suo ultimo lavoro conferma in pieno tutte le nostre migliori aspettative. Luoghi di meditazione e di pellegrinaggio di spiritualità in Italia (ed. Mediterranee) rappresenta, infatti, non solo una colorita mappa nazionale dei luoghi in cui ci si dedica ad attività di meditazione, ma anche un quadro panoramico delle scuole filosofico-religiose grandi e piccole presenti nella nostra realtà culturale. L’immagine che ne balza fuori è quella di una società che cresce, che sa ribellarsi, almeno in alcune sue componenti, all’intorpidimento mediatico, al degrado etico-politico dominante e a tutto ciò che resta dell’ingombrante scenografica religiosità tradizionale, riuscendo a tenere desta la fiducia nella natura umana e nelle sue potenzialità evolutive.
Con Paola Giovetti, al fine di approfondire alcuni aspetti del suo bellissimo libro, è nata la seguente conversazione.

La prima informazione importante che si ricava dalla lettura del tuo libro è relativa alla quantità, davvero sorprendente, dei luoghi dove, nel nostro paese, è possibile dedicarsi a qualche pratica meditativa.
Anche per te è stata una scoperta imprevista?
Sì, la ricerca che mi ha portata a individuare e descrivere nel mio libro tanti luoghi di meditazione italiani ha costituito una grande sorpresa anche per me, nel senso che non pensavo che di simili iniziative ne esistessero così tante. Quando, un paio di anni fa, cominciai la ricerca, conoscevo già alcuni centri che avevo incontrato – a volte anche casualmente – nella mia ormai lunga frequentazione degli ambienti esoterici e spirituali; ma poi, cercando, informandomi, passando da un centro all'altro, col passaparola, con l'aiuto di esperti e anche di Internet, ho finito per individuare una grande e insospettata varietà di centri di spiritualità e meditazione degli indirizzi più vari: cristiani, induisti, buddhisti, musulmani, laici, alcuni anche legati a determinati personaggi, come per esempio Babaji, Krishnamurti e Yogananda. E’ stata davvero una grande sorpresa scoprire il gran numero di iniziative e di persone impegnate in questo tipo di ricerca, che può essere rivolta al benessere psicofisico (riduzione di ansia e stress, maggior serenità e così via) e anche alla spiritualità, alla ricerca del Divino in noi. E non pretendo certo di aver individuato tutto quello che esiste in questo campo!

La seconda informazione interessante è relativa alla ricchissima varietà degli orientamenti filosofico-religiosi che ispirano e sorreggono queste attività meditative. Stiamo forse finalmente riuscendo a diventare un paese spiritualmente emancipato e sanamente pluralista?
Dai risultati della mia ricerca e dalle esperienze che ho potuto fare al contatto con tante iniziative e persone diverse, direi proprio che stiamo camminando in questo senso. Come ho prima accennato, gli orientamenti sono tanti: ci sono i centri di impostazione cristiana, per esempio i monasteri nei quali vengono organizzati corsi di meditazione ispirati anche allo Yoga e allo Zen, e ci sono centri di ispirazione induista e buddhista (numerosissimi questi ultimi!), un certo numero di centri che si richiamano alla corrente mistica sufi dell’Islam, e ci sono i centri di impostazione laica, che organizzano corsi di meditazione dei tipi più diversi. Il tutto molto serenamente, senza tentativi e tentazioni di conversione, ma semplicemente prendendo dalle diverse tradizioni ciò che esse presentano di più valido e coinvolgente. Almeno questa è stata la mia impressione …

E dal punto di vista qualitativo che impressioni hai ricavato? Quella di una sorta di gran bazar della spiritualità o quella di una molteplicità di laboratori dello spirito?
Credo di aver in parte già risposto. La mia impressione non è quella di un gran bazar, ma quella di una ricerca autentica, di veri e propri laboratori dello spirito. Gente seria di tutte le età, che, a un certo punto della vita, decide di fare qualcosa per se stessa e si dedica alla pratica della meditazione come mezzo per ritrovarsi, per star meglio con sé e con gli altri, per entrare nelle profondità del proprio essere seguendo quell’anelito ad andare oltre che ha sempre rappresentato una delle pulsioni più nobili dell’essere umano.

Spesso, nei piccoli gruppi di ricerca spirituale che nascono intorno alla figura di un istruttore dalla forte personalità, si innescano dei meccanismi di forte dipendenza psicologica che, a volte, sconfinano in vere e proprie forme di sudditanza. Nel corso della tua indagine, ti è sembrato di poter riscontrare fenomeni di questo genere?
Forse sarò stata fortunata, ma non mi è capitato di incontrare casi di questo genere. Nessun tipo di sudditanza e dipendenza. Legami anche forti sì, fatti di stima, di affetto, di consapevolezza che da quella persona c’è molto da imparare, ma sempre all’insegna della libertà di andare o restare, di accettare o meno quello che viene proposto.

Tradizionalmente, le pratiche meditative rappresentano la fase culminante di un percorso di autorealizzazione e/o di liberazione. Non credi che il diffondersi di queste tecniche, all’interno della nostra società fondata soprattutto sul valore dell’”avere”, comporti un alto rischio di banalizzazione? Non credi, cioè, che si corra il pericolo di adattare troppo queste pratiche alle esigenze del nostro mondo, finendo per perderne il vero significato e riducendole, essenzialmente, a meri strumenti per poter stare soltanto un pò meglio (o un po’ meno peggio)in questo mondo?
Certamente il rischio c’è, ma mi è sembrato che si faccia di tutto per evitarlo. Le persone che guidano i vari centri, e che spesso ne sono anche i fondatori, non insegnano soltanto delle tecniche, ma trasmettono dei contenuti tesi a inquadrare, a far scoprire le radici, a far capire il significato di ciò che si sta facendo. Poi tutto dipende, naturalmente, dalla persona che vuol praticare, dal suo spessore etico, intellettuale e spirituale, da ciò che vuole ottenere mettendosi su quella strada.
Io sono ottimista e ho fiducia che ciò che viene fatto in tanti centri sparsi un po’ dappertutto nella nostra penisola stia arricchendo l’interiorità delle persone e dilatando tanti orizzonti.