Lettera aperta ad un Imam. I presepi nelle scuole non devono dividere
Nell’imminenza del Natale pubblichiamo l’interessante intervento del prof. Egidio Lucchini apparso nella Gazzetta di Mantova del 18 dicembre 2015.
LETTERA APERTA AD UN IMAM
I PRESEPI NELLE SCUOLE NON DEVONO DIVIDERE
Caro Rashid,
continuiamo la nostra conversazione. Con te parlo e rifletto assai volentieri, perché sei un serio studioso del Corano e un imam di importanti comunità islamiche in Italia. Mi piace che tu , all’avvicinarsi del Natale, riconosca che è necessario ricordare la nascita di un profeta tra i più grandi nella storia dell’umanità, che Gesù è richiamato più volte nel Corano e che un’intera sura (uno dei 114 capitoli) è dedicata a sua madre Maria . E pertanto ribadisci che Gesù e Maria sono figure centrali anche nella confessione musulmana.
Mi hai detto anche che nei giorni scorsi sei andato a visitare alcuni presepi insieme ai tuoi figli, e ti sei dissociato da coloro che giustificano la rinuncia ad esporre nelle scuole i simboli tradizionali del cristianesimo con la preoccupazione di non offendere i credenti di altra o di nessuna fede religiosa. Hai affermato , al contrario, che nessun musulmano cosciente può invocare la scomparsa del presepio, così come del crocifisso. Sottolineando in particolare che ciò “ sarebbe inaccettabile sia sul versante teologico, sia per il dovuto rispetto dell’identità del popolo cristiano che ci ha accolti e ci ospita”.
D’accordo. Però desidero osservare che la presenza del presepio e del crocifisso nelle scuole viene difesa con sospetta veemenza soprattutto dai cattolici stagionali e dagli atei devoti , in nome di un’evidente banalizzazione della fede, ridotta sempre più soltanto ad identità storico-culturale . Segno di una perdita di spiritualità profonda, di una secolarizzazione dominante. “Difendiamo con orgoglio la fede cristiana dei nonni, ma non siamo più sicuri della nostra “ ( Marco Ventura, “Creduli e increduli “). “ E dunque “la difesa ad oltranza del crocefisso nello spazio pubblico vale a mascherare la progressiva sparizione del crocifisso dallo spazio privato. Va lasciato sulle pareti delle nostre scuole perché è sempre più difficile trovarlo sulle pareti delle nostre case “( Sergio Luzzatto, “ Il crocifisso di Stato”).
A proposito di tradizione e di simboli, tutt’e due abbiamo accolto con soddisfazione la notizia che lunedì scorso il sindaco della laicissima città di Bologna ha inaugurato il “ Presepio dell’intima accoglienza” della scultrice Elena Succi, allestito nel Cortile d’onore del Palazzo comunale. Era presente il nuovo arcivescovo di Bologna, il prete di strada don Matteo Zuppi, alla sua prima visita ufficiale in Comune, dopo l’insediamento avvenuto il sabato precedente.
Anche Roberto Farné, direttore della rivista laica “ Infanzia” , del Dipartimento di scienze dell’educazione dell’università di Bologna, ammette francamente che” eliminare il presepio nelle scuole in occasione del Natale, perché vi sono presenti bambini di altre culture e di altre fedi religiose, è un modo per negarsi al dialogo che, per essere tale, deve potersi esprimere liberamente nel reciproco incontro e confronto “.
Occorre dunque realizzare una laicità aperta, basata non sulla sottrazione ma sulla moltiplicazione. Non nel togliere i simboli cristiani, ma nell’accostarne altri, secondo la buona pratica dell’inclusione , dell’integrazione e dell’uguaglianza tra bambini provenienti da tradizioni diverse. Meglio celebrarle tutte che nessuna. Nella non ingenua anche se lontana attesa che la stessa ora settimanale di insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche (due per la scuola dell’infanzia) venga sostituita da un’ora obbligatoria per l’insegnamento della storia delle religioni.
Nel frattempo però su tale ambito le scuole pubbliche , con gli insegnanti delle varie discipline, hanno spazi e obblighi nei riguardi di tutti gli alunni . Infatti nelle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia ( ex materna ) e del primo ciclo dell’istruzione (ex scuola elementare più ex scuola media ) è prescritto che “ bisogna sostenere l’interazione e l’integrazione attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture in un confronto che non eluda , tra le altre, le questioni religiose “. Già per i bambini della scuola dell’infanzia si precisa che “partecipano alle tradizioni di famiglia e della comunità di appartenenza, ma si aprono pure al confronto con altre culture “. E al termine del primo ciclo d’istruzione il profilo delle competenze prevede che lo studente possa “riconoscere e comprendere le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco”. Per un pluralismo pieno ed attivo nella scuola di tutti , nella scuola di oggi e di domani.
Ciao fratello musulmano. Un abbraccio con cuore samaritano.
Lunedì 14 dicembre 2015 il sindaco di Bologna Virginio Merola ha inaugurato il “Presepio dell’intima accoglienza” della scultrice Elena Succi , allestito nel Cortile d’onore del Palazzo comunale, alla presenza del nuovo arcivescovo don Matteo Zuppi. La grande opera in terracotta si colloca nel solco dell’antica tradizione bolognese, che risalte al XIII secolo, con i personaggi scolpiti o modellati per intero, abiti compresi.
I PRESEPI NELLE SCUOLE NON DEVONO DIVIDERE
Caro Rashid,
continuiamo la nostra conversazione. Con te parlo e rifletto assai volentieri, perché sei un serio studioso del Corano e un imam di importanti comunità islamiche in Italia. Mi piace che tu , all’avvicinarsi del Natale, riconosca che è necessario ricordare la nascita di un profeta tra i più grandi nella storia dell’umanità, che Gesù è richiamato più volte nel Corano e che un’intera sura (uno dei 114 capitoli) è dedicata a sua madre Maria . E pertanto ribadisci che Gesù e Maria sono figure centrali anche nella confessione musulmana.
Mi hai detto anche che nei giorni scorsi sei andato a visitare alcuni presepi insieme ai tuoi figli, e ti sei dissociato da coloro che giustificano la rinuncia ad esporre nelle scuole i simboli tradizionali del cristianesimo con la preoccupazione di non offendere i credenti di altra o di nessuna fede religiosa. Hai affermato , al contrario, che nessun musulmano cosciente può invocare la scomparsa del presepio, così come del crocifisso. Sottolineando in particolare che ciò “ sarebbe inaccettabile sia sul versante teologico, sia per il dovuto rispetto dell’identità del popolo cristiano che ci ha accolti e ci ospita”.
D’accordo. Però desidero osservare che la presenza del presepio e del crocifisso nelle scuole viene difesa con sospetta veemenza soprattutto dai cattolici stagionali e dagli atei devoti , in nome di un’evidente banalizzazione della fede, ridotta sempre più soltanto ad identità storico-culturale . Segno di una perdita di spiritualità profonda, di una secolarizzazione dominante. “Difendiamo con orgoglio la fede cristiana dei nonni, ma non siamo più sicuri della nostra “ ( Marco Ventura, “Creduli e increduli “). “ E dunque “la difesa ad oltranza del crocefisso nello spazio pubblico vale a mascherare la progressiva sparizione del crocifisso dallo spazio privato. Va lasciato sulle pareti delle nostre scuole perché è sempre più difficile trovarlo sulle pareti delle nostre case “( Sergio Luzzatto, “ Il crocifisso di Stato”).
A proposito di tradizione e di simboli, tutt’e due abbiamo accolto con soddisfazione la notizia che lunedì scorso il sindaco della laicissima città di Bologna ha inaugurato il “ Presepio dell’intima accoglienza” della scultrice Elena Succi, allestito nel Cortile d’onore del Palazzo comunale. Era presente il nuovo arcivescovo di Bologna, il prete di strada don Matteo Zuppi, alla sua prima visita ufficiale in Comune, dopo l’insediamento avvenuto il sabato precedente.
Anche Roberto Farné, direttore della rivista laica “ Infanzia” , del Dipartimento di scienze dell’educazione dell’università di Bologna, ammette francamente che” eliminare il presepio nelle scuole in occasione del Natale, perché vi sono presenti bambini di altre culture e di altre fedi religiose, è un modo per negarsi al dialogo che, per essere tale, deve potersi esprimere liberamente nel reciproco incontro e confronto “.
Occorre dunque realizzare una laicità aperta, basata non sulla sottrazione ma sulla moltiplicazione. Non nel togliere i simboli cristiani, ma nell’accostarne altri, secondo la buona pratica dell’inclusione , dell’integrazione e dell’uguaglianza tra bambini provenienti da tradizioni diverse. Meglio celebrarle tutte che nessuna. Nella non ingenua anche se lontana attesa che la stessa ora settimanale di insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche (due per la scuola dell’infanzia) venga sostituita da un’ora obbligatoria per l’insegnamento della storia delle religioni.
Nel frattempo però su tale ambito le scuole pubbliche , con gli insegnanti delle varie discipline, hanno spazi e obblighi nei riguardi di tutti gli alunni . Infatti nelle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia ( ex materna ) e del primo ciclo dell’istruzione (ex scuola elementare più ex scuola media ) è prescritto che “ bisogna sostenere l’interazione e l’integrazione attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture in un confronto che non eluda , tra le altre, le questioni religiose “. Già per i bambini della scuola dell’infanzia si precisa che “partecipano alle tradizioni di famiglia e della comunità di appartenenza, ma si aprono pure al confronto con altre culture “. E al termine del primo ciclo d’istruzione il profilo delle competenze prevede che lo studente possa “riconoscere e comprendere le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco”. Per un pluralismo pieno ed attivo nella scuola di tutti , nella scuola di oggi e di domani.
Ciao fratello musulmano. Un abbraccio con cuore samaritano.
Lunedì 14 dicembre 2015 il sindaco di Bologna Virginio Merola ha inaugurato il “Presepio dell’intima accoglienza” della scultrice Elena Succi , allestito nel Cortile d’onore del Palazzo comunale, alla presenza del nuovo arcivescovo don Matteo Zuppi. La grande opera in terracotta si colloca nel solco dell’antica tradizione bolognese, che risalte al XIII secolo, con i personaggi scolpiti o modellati per intero, abiti compresi.