I muri dell’ideologia e i ponti dell’amore

building bridges lorenzo quinn
In un momento storico in cui la frammentarietà caratterizza e condiziona gran parte della comunicazione fra gli esseri umani, nel segno delle divisioni e dell’interesse di parte le scelte individuali e sociali, non sono pochi coloro che ricorrono ad approcci di tipo ideologico per sostenere tesi che mirano a escludere le opinioni e il sentire degli altri.
È questa l’essenza della lotta partitica (io ho ragione e tu non ce l’hai), ma anche la base del consumismo (il mio prodotto è migliore del tuo) e della relazione “malata” (il sono ok e tu non lo sei).
Non è difficile riconoscere in questo dualismo, ad esempio le sterili polemiche fra “vax” e “no vax”, fra filo-russi e filo americani, fra i deificatori di questa o quella “star” e i suoi acerrimi nemici.
L’approccio conflittuale consente di non assumersi responsabilità e di non agire, perché la “colpa” è sempre di qualcun altro.
In questo contesto l’ideologia (che sistematizza le visioni di parte) funge da approdo sicuro, perché ci mette insieme ad altri e alza muri nei confronti del resto del mondo.
Proprio per questo l’ideologia si contrappone a una visione della vita basata sull’unità, sull’amore e sulla realtà degli archetipi.
Creare ponti e abbattere muri è importante per costruire non solo un mondo migliore ma anche per donare a se stessi e agli altri quella felicità di cui l’essere umano ha un vero e proprio diritto-dovere.
Esseri umani felici rendono felici anche gli altri, concetto magistralmente esposto nel libriccino "La Felicità per voi, ora" del dott. Joseph Pang Wai, che afferma: “Tutti i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni appartengono a una di queste due categorie: quella che determina armonia e quella che semina disarmonia; quella positiva e quella negativa”. A ciascuno di noi la possibilità di scegliere a quale categoria aderire.

Nella foto: l'installazione "Building bridges" dell'artista Lorenzo Quinn