Gente di poca fede
Segnaliamo il volume del sociologo Franco Garelli, recentemente pubblicato da Il Mulino con il titolo “Gente di poca fede – Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio”.
In un articolo titolato “Dio in Italia c’è ancora. Più sperato che creduto”, pubblicato nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera del 15 marzo scorso, Marco Ventura così sintetizza il contenuto dell’opera: “Una ricerca condotta da Franco Garelli mostra che il calo delle pratiche di culto non si traduce nella fine della fede. Emerge piuttosto una religiosità diversa, più incerta e per molti versi contraddittoria ma forse proprio per questo più viva”.
Lo studio conferma che anche nel nostro Paese la crisi è soprattutto quella delle istituzioni religiose, piuttosto che quella della religiosità. Conclude Marco Ventura: “Si crede in un Dio “più sperato che creduto”, un Dio “altamente intermittente che sovente si eclissa e talvolta riappare”. Si sperimenta un avvicendarsi di maggioranze e minoranze, di cattolicesimo “stanco”, “discontinuo”, “identitario”. Ancor più cambia l’approccio alla verità: anche se non manca chi ancora aderisce a una fede “esclusiva”, si diffonde un “credere relativo” condizionato dalla coesistenza di fedi diverse, e fa addirittura breccia “la domanda di una religione universale”.
Nei processi di cambiamento evidenziati dal saggio di Garelli si intravedono elementi ispirati dal dubbio e dalla esigenza di un diverso approccio alla dimensione religiosa; sono elementi potenzialmente positivi e che possono far risaltare l’importanza della Fratellanza Universale senza distinzioni.
In un articolo titolato “Dio in Italia c’è ancora. Più sperato che creduto”, pubblicato nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera del 15 marzo scorso, Marco Ventura così sintetizza il contenuto dell’opera: “Una ricerca condotta da Franco Garelli mostra che il calo delle pratiche di culto non si traduce nella fine della fede. Emerge piuttosto una religiosità diversa, più incerta e per molti versi contraddittoria ma forse proprio per questo più viva”.
Lo studio conferma che anche nel nostro Paese la crisi è soprattutto quella delle istituzioni religiose, piuttosto che quella della religiosità. Conclude Marco Ventura: “Si crede in un Dio “più sperato che creduto”, un Dio “altamente intermittente che sovente si eclissa e talvolta riappare”. Si sperimenta un avvicendarsi di maggioranze e minoranze, di cattolicesimo “stanco”, “discontinuo”, “identitario”. Ancor più cambia l’approccio alla verità: anche se non manca chi ancora aderisce a una fede “esclusiva”, si diffonde un “credere relativo” condizionato dalla coesistenza di fedi diverse, e fa addirittura breccia “la domanda di una religione universale”.
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