C’è ancora spazio per il libero arbitrio?
Il tema della libertà dell’essere umano e del ruolo del libero arbitrio sono da sempre al centro della riflessione e dell’indagine filosofica.
Come dimenticare, ad esempio, la diatriba fra Martin Lutero (1483-1546) e il suo “De servo arbitrio” ed Erasmo da Rotterdam (1466 – 1536) con “De Libero arbitrio”?
Roi Edizioni ha recentemente pubblicato “Determinati. Biologia, comportamento e libero arbitrio”, un testo di oltre 600 pagine in cui il neuroscienziato Robert Sapolsky sostiene una tesi radicale, secondo cui ogni scelta non può essere libera, in quanto determinata da un cervello condizionato dalle sue passate relazioni con l’ambiente e con gli altri, oltre che dalla storia evolutiva.
Ne consegue che per Sapolsky nessuno può essere considerato responsabile delle proprie azioni ed è necessario quindi che i concetti di responsabilità e di colpa vengano estirpati.
Al di là delle conseguenze sociali di un’impostazione di questo tipo va rilevato che, se è vero che l’essere umano si trova a vivere una realtà determinata dal karma, che rappresenta lo strumento che la vita utilizza per cercare di realizzare l’equilibrio fra gli elementi di insiemi che sono in costante relazione fra loro, è altrettanto vero che il singolo è comunque libero di interpretare il “copione” che questa legge di equilibrio gli propone, generando così ulteriori elementi karmici che influenzano gli insiemi.
Da questo l’importanza di saper “fluire” lungo il corso della Vita, con la possibilità di andare oltre alle visioni dualistiche e di aprirsi alla dimensione del servizio.
Parlando di libertà Khalil Gibran ci ricorda che: “Voi sarete liberi in verità non quando i vostri giorni saranno senza affanni, e le vostre notti senza un bisogno e un dolore, ma piuttosto quando queste cose vi cingeranno la vita e ciononostante vi eleverete al di sopra di esse nudi e sciolti”.
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Ne consegue che per Sapolsky nessuno può essere considerato responsabile delle proprie azioni ed è necessario quindi che i concetti di responsabilità e di colpa vengano estirpati.
Al di là delle conseguenze sociali di un’impostazione di questo tipo va rilevato che, se è vero che l’essere umano si trova a vivere una realtà determinata dal karma, che rappresenta lo strumento che la vita utilizza per cercare di realizzare l’equilibrio fra gli elementi di insiemi che sono in costante relazione fra loro, è altrettanto vero che il singolo è comunque libero di interpretare il “copione” che questa legge di equilibrio gli propone, generando così ulteriori elementi karmici che influenzano gli insiemi.
Da questo l’importanza di saper “fluire” lungo il corso della Vita, con la possibilità di andare oltre alle visioni dualistiche e di aprirsi alla dimensione del servizio.
Parlando di libertà Khalil Gibran ci ricorda che: “Voi sarete liberi in verità non quando i vostri giorni saranno senza affanni, e le vostre notti senza un bisogno e un dolore, ma piuttosto quando queste cose vi cingeranno la vita e ciononostante vi eleverete al di sopra di esse nudi e sciolti”.
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Foto di Aditya Saxena su Unsplash