Astrazione come resistenza

Astrazione come resistenza
De Piante editore ha pubblicato recentemente il saggio “Astrazione come resistenza” di Roberto Floreani.
Si tratta di un volume di notevole interesse, che indaga e interpreta in profondità i rapporti fra arte e spiritualità, dedicando ampio spazio all’influenza esercitata dalla Teosofia e dalla Antroposofia, tema cui viene dedicato l’intero secondo capitolo.
Le 376 pagine del libro svelano un fitto intreccio culturale e temporale, con la rivalutazione, ad esempio, di numerose artiste quali Hilma af Klint, Marianne von Werefkin e Hilla Rebay. Una parte importante è dedicata allo scopo di restituire a Giacomo Balla la primogenitura dell’astrattismo, finora assegnata a Vasilij Kandinskij.
Roberto Floreani evidenzia una linea italiana dell’astrattismo che, dalle “Compenetrazioni iridescenti” di Balla (1912), giunge fino ai giorni nostri, rivendicando l’attività teorica e sociale dell’artista, già presente nei precursori delle Avanguardie storiche come Umberto Boccioni e collegandosi ai più recenti scritti sull’arte di Josef Albers, Peter Halley e Anselm Kiefer.
Emblematiche la considerazione finali del saggio: “L’Astrazione risponde così alla propria coscienza, alla propria storia, nell’attraversamento di un sistema complesso, che consente, naturalmente, di non dover entrare nella casa delle merci”.
Roberto Floreani (Venezia, 1956) è considerato uno dei maggiori astrattisti della sua generazione ed è presente con le sue opere in molti musei e collezioni permanenti. DA segnalare anche i suoi saggi “I futuristi e la Grande Guerra” (Campanotto Editore, 2015) e “Umberto Boccioni Arte-Vita (Mondadori Electa, 2017).