Un nuovo pianeta nel sistema solare?
The Astronomical Journal, autorevole rivista scientifica, ha recentemente pubblicato uno studio di Konstantin Batygin e Mike Brown, due astronomi del California Institute of Technology, che ipotizza l’esistenza di un nono pianeta nel nostro sistema solare.
Non si tratta di un’ipotesi nuova, dato che da secoli vi sono stati astronomi che hanno inseguito questa scoperta. In caso di conferma la nostra visione del sistema solare sarà decisamente rivoluzionata.
Il pianeta in questione, di una dimensione di dieci volta la terra, sarebbe ai confini del sistema solare, ad una distanza di 600 volte quella che separa il nostro pianeta dal sole.
L’uso del condizionale è d’obbligo, dato che il pianeta non è stato però osservato direttamente a causa della sua enorme distanza. L’ipotesi della sua esistenza è però suffragata dallo studio delle perturbazioni gravitazionali prodotte sui pianeti più vicini.
L’edizione on line del quotidiano La Repubblica ha riportato questa dichiarazione del prof Batygin: “Sebbene fossimo inizialmente molto scettici che questo pianeta potesse esistere, man mano che abbiamo continuato a studiare la sua orbita e ciò che poteva significare per il Sistema Solare esterno, ci siamo convinti sempre di più che è là fuori. Per la prima volta in 150 anni abbiamo una evidenza solida che il censo planetario del Sistema Solare è incompleto”.
Per scoprire questo nono pianeta, la cui massa è circa 5 mila volte quella di Plutone, i due scienziati hanno studiato il moto di alcuni degli oggetti più lontani nel Sistema Solare, che si trovano nella lontana Fascia di Kuiper. Questi oggetti infatti mostravano delle orbite decisamente strane, come se il loro movimento fosse perturbato dal campo gravitazionale di un corpo esterno molto massiccio. Si tratta di un metodo già utilizzato nella storia dell'astronomia: in questo modo infatti sono stati scoperti i pianeti Urano e Nettuno, rispettivamente nel XVIII e XIX secolo.
L’incessante sete di conoscenza dell’uomo porta ad una continua modifica dei limiti scientifici riconosciuti nonché pone in una evoluzione dinamica la sua consapevolezza, infrangendo sistematicamente i paradigmi precedenti. È molto importante quindi vedere in tutto ciò una conseguenza di una delle leggi universali fondamentali: quella dell’evoluzione. La Teosofia e la Poesia ci hanno insegnato che non ci sono confini nell’universo e nemmeno nella nostra possibilità di comprendere, solo che non si usino soltanto la mente e la ragione, ma anche il cuore e l’intuizione.
Non si tratta di un’ipotesi nuova, dato che da secoli vi sono stati astronomi che hanno inseguito questa scoperta. In caso di conferma la nostra visione del sistema solare sarà decisamente rivoluzionata.
Il pianeta in questione, di una dimensione di dieci volta la terra, sarebbe ai confini del sistema solare, ad una distanza di 600 volte quella che separa il nostro pianeta dal sole.
L’uso del condizionale è d’obbligo, dato che il pianeta non è stato però osservato direttamente a causa della sua enorme distanza. L’ipotesi della sua esistenza è però suffragata dallo studio delle perturbazioni gravitazionali prodotte sui pianeti più vicini.
L’edizione on line del quotidiano La Repubblica ha riportato questa dichiarazione del prof Batygin: “Sebbene fossimo inizialmente molto scettici che questo pianeta potesse esistere, man mano che abbiamo continuato a studiare la sua orbita e ciò che poteva significare per il Sistema Solare esterno, ci siamo convinti sempre di più che è là fuori. Per la prima volta in 150 anni abbiamo una evidenza solida che il censo planetario del Sistema Solare è incompleto”.
Per scoprire questo nono pianeta, la cui massa è circa 5 mila volte quella di Plutone, i due scienziati hanno studiato il moto di alcuni degli oggetti più lontani nel Sistema Solare, che si trovano nella lontana Fascia di Kuiper. Questi oggetti infatti mostravano delle orbite decisamente strane, come se il loro movimento fosse perturbato dal campo gravitazionale di un corpo esterno molto massiccio. Si tratta di un metodo già utilizzato nella storia dell'astronomia: in questo modo infatti sono stati scoperti i pianeti Urano e Nettuno, rispettivamente nel XVIII e XIX secolo.
L’incessante sete di conoscenza dell’uomo porta ad una continua modifica dei limiti scientifici riconosciuti nonché pone in una evoluzione dinamica la sua consapevolezza, infrangendo sistematicamente i paradigmi precedenti. È molto importante quindi vedere in tutto ciò una conseguenza di una delle leggi universali fondamentali: quella dell’evoluzione. La Teosofia e la Poesia ci hanno insegnato che non ci sono confini nell’universo e nemmeno nella nostra possibilità di comprendere, solo che non si usino soltanto la mente e la ragione, ma anche il cuore e l’intuizione.