Testi per l’intuizione [LII]

Testi per l’intuizione [LII]
Ci sono brani di poesie, di libri, di memoriali, atti a suscitare l’intuizione del lettore. Il loro significato va oltre le parole e le immagini evocate. È così per questo brano tratto da "Suggerimenti pratici per la vita quotidiana" di H.P. Blavatsky, Edizioni Teosofiche Italiane (Vicenza 2018), pp. 29-30: “L’autentica preghiera sta nel contemplare tutto ciò che è sacro, applicandolo a noi stessi, alla nostra vita e alle azioni quotidiane; preghiera accompagnata dal più ardente e sincero desiderio di rafforzare il suo influsso, di migliorare e nobilitare sempre più la nostra vita e, se ci viene concesso, d’intendere qualcosa di quel sacro. Tutti questi pensieri devono essere intimamente legati alla consapevolezza dell’Essenza Suprema e Divina, che è la sorgente di tutte le cose.
Le conoscenze spirituali si conseguono tramite la concentrazione, che dev’essere quotidiana, continua e fruibile in ogni momento. La meditazione è stata definita come ‘la cessazione del pensiero esteriore attivo’. Concentrazione significa orientare una vita intera verso un determinato fine. Per esempio, la madre devota è colei che considera l’interesse dei figli in tutte le sue sfaccettature prima d’ogni altra cosa; non è una che siede tutto il giorno fissando la propria attenzione su un singolo aspetto. Il pensiero ha il potere d’autoriprodursi e, quando ci si concentra su un’unica idea, esso ne assume il colore e si può dire che nella mente appaiono tutti i suoi correlati. Pertanto il mistico acquisisce la conoscenza di qualsiasi oggetto cui si rivolge in fissa contemplazione. Ecco il fondamento razionale delle parole di Krishna: ‘Pensa costantemente a me; dipendi da me solo e sicuramente verrai a me’. La vita è la grande maestra: è la grande manifestazione dell’Anima e l’Anima manifesta il Supremo. Perciò tutti i metodi sono buoni e sono parte del grande scopo, la Devozione; ‘Devozione è buon esito nelle azioni’, dice la Bhagavad Gita. Le facoltà psichiche, quando arrivano, si devono esercitare perché rivelano leggi; tuttavia né vanno troppo sopravvalutate né si deve ignorarne il pericolo. Chi si affida a loro è simile all’uomo che cede all’orgoglio e all’esultanza solo perché lungo la strada ha raggiunto la prima tappa della vetta che intende scalare”.

Articolo tratto dal numero di febbraio 2020 della Rivista Italiana di Teosofia.