Oltre i condizionamenti della mente

Oltre i condizionamenti della mente
La Teosofia ha messo in luce come la mente abbia una vasta gamma di “vibrazioni” che coinvolgono a un tempo gli aspetti concreti della vita (quelli che sono riconducibili a una classificazione di tipo misurabile e quantitativo) e quelli invece che sono sul piano dei concetti e degli archetipi.
L’essere umano crede a volte – erroneamente - che ci si debba occupare solo degli aspetti pratici della vita; al contrario, come insegna l’Antropogenesi, ne “La Dottrina Segreta” di H.P. Blavatsky, il modello precede la forma. Proprio per questo è la dimensione spirituale che è in grado di aprirci alla comprensione di quella materiale. Ma affinché ciò possa avvenire è fondamentale andare oltre al piccolo io, che ci identifica con il vissuto e con i suoi paradigmi, che ci portano lontano dal Reale.
Se abbiamo qualche dubbio in proposito, non dimentichiamo il celebre proverbio ebraico: “Noi non vediamo le cose come sono, ma come noi siamo”.
Nel primo numero della rivista “L’Età dell’Acquario”, diretta dal teosofo prof. Bernardino del Boca, viene posto all’attenzione del ricercatore un piccolo elenco di punti relativi all’argomento, riportati di seguito:
1. Accettare la vita com’è, con neutralità, senz’alcuna critica. Tutto ciò che accade non può essere che frutto del karma e quindi, in ultima analisi, giusto.
2. Avere una profonda comprensione degli altri e una comunione di accettazione e d’amore. Il primo fuoco puro: l’Amore.
3. Mettersi in contatto con l’energia che fluisce dal centro creativo della Vita. Vivere quieti, non cercare nulla per noi stessi, non essere né fanatici né repressivi.
4. Abituarsi a considerare la vita immortale, a riconoscersi parte del tutto, a sentire la vita di tutti fluire in noi. Ricordarsi che il Tempo non esiste.
5. Vivere nella felicità e nell’illimite, trascendendo il piccolo io, troppo legato a una conoscenza illusoria.
Ebbe a dire J. Krishnamurti, concludendo l’ultimo dei suoi incontri tenuti a Saanen, in Svizzera, il 25 luglio 1985, qualche mese prima di morire: “Dunque per provare questo grande senso [legato allo stato di meditazione] vi deve essere l’assenza del me, dell’io, dell’attività egocentrica, del divenire. Ci deve essere un grande silenzio. Silenzio significa svuotarsi di tutto. In esso c’è un vasto spazio. Dove c’è un vasto spazio c’è un’immensa energia, un’energia che non è egoistica, un’energia illimitata”.