La vita nell’universo
Le cronache recenti riportano la notizia di un’importante scoperta scientifica, pubblicata su “The Astrophysical Journal Letters”, relativa a un pianeta, denominato K2-18b, lontano dalla terra 124 anni luce.
Analizzando i dati raccolti dal telescopio spaziale James Webb (in orbita dal 2021) gli studiosi dell’Università di Cambridge, guidati dal professor Nikku Madhusudhan, hanno dedotto che l’atmosfera di K2-18b potrebbe contenere due gas che sulla Terra sono prodotti solo da esseri viventi, come il fitoplancton marino o i batteri.
L’ipotesi derivante, in corso di approfondimento, è che anche su K2-18b - pianeta con una massa di otto volte e mezza quella della Terra e che ruota intorno a una piccola stella rossa grande la metà del nostro Sole - ci possano essere organismi capaci di metabolizzare tali sostanze.
Lo scienziato italiano Roberto Battiston, rispondendo alle domande del giornalista di “La Repubblica” Luca Faioli, ha osservato che: “Noi cerchiamo altrove la vita così come la conosciamo sulla Terra. Ma è tutto da dimostrare che in un altro contesto le condizioni terrestri portino allo stesso risultato. L’idea di un gemello della Terra è una fantasia antropocentrica. Se mai esiste, la vita nell’Universo avrà forme diverse da quella terrestre”.
Questa vicenda ci mostra come la grande evoluzione degli strumenti di indagine scientifica (il telescopio James Webb è stato in grado di analizzare lo spettro di un pianeta lontano un milione di miliardi di chilometri) consenta indagini in realtà spazio-temporali sempre più ampie. La ricerca da parte dell’essere umano di forme di vita nell’universo è di lunga data ed è altamente verosimile che nel nostro universo ci possano essere altre forme di vita.
Ma quello che più conta è che la sete di conoscenza dell’essere umano possa essere ispirata a princìpi non legati all’egoismo, alle visioni separative e all’arroganza, ma sia piuttosto in grado, con umiltà, di aprirsi al concetto di unità della vita. Lo spazio e il tempo sono importanti campi di indagine, ma è solo la consapevolezza che l’intelligenza e lo spirito sono presenti a ogni livello di manifestazione e di aggregazione della materia che ci fa comprendere che le porte dell’eterno sono nell’unico, raro e prezioso momento presente.
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L’ipotesi derivante, in corso di approfondimento, è che anche su K2-18b - pianeta con una massa di otto volte e mezza quella della Terra e che ruota intorno a una piccola stella rossa grande la metà del nostro Sole - ci possano essere organismi capaci di metabolizzare tali sostanze.
Lo scienziato italiano Roberto Battiston, rispondendo alle domande del giornalista di “La Repubblica” Luca Faioli, ha osservato che: “Noi cerchiamo altrove la vita così come la conosciamo sulla Terra. Ma è tutto da dimostrare che in un altro contesto le condizioni terrestri portino allo stesso risultato. L’idea di un gemello della Terra è una fantasia antropocentrica. Se mai esiste, la vita nell’Universo avrà forme diverse da quella terrestre”.
Questa vicenda ci mostra come la grande evoluzione degli strumenti di indagine scientifica (il telescopio James Webb è stato in grado di analizzare lo spettro di un pianeta lontano un milione di miliardi di chilometri) consenta indagini in realtà spazio-temporali sempre più ampie. La ricerca da parte dell’essere umano di forme di vita nell’universo è di lunga data ed è altamente verosimile che nel nostro universo ci possano essere altre forme di vita.
Ma quello che più conta è che la sete di conoscenza dell’essere umano possa essere ispirata a princìpi non legati all’egoismo, alle visioni separative e all’arroganza, ma sia piuttosto in grado, con umiltà, di aprirsi al concetto di unità della vita. Lo spazio e il tempo sono importanti campi di indagine, ma è solo la consapevolezza che l’intelligenza e lo spirito sono presenti a ogni livello di manifestazione e di aggregazione della materia che ci fa comprendere che le porte dell’eterno sono nell’unico, raro e prezioso momento presente.
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Foto di NASA Hubble Space Telescope su Unsplash