Che fine hanno fatto le notizie positive?

Che fine hanno fatto le notizie positive
Uno degli esercizi esistenziali oggi più impegnativi è quello di trovare delle notizie positive sfogliando i giornali o guardando la TV. Anche nel mondo del web è la stessa cosa. Pare quasi che le negatività abbiano un maggior potere di attrazione e questo la dice lunga sull’attuale stato di confusione in cui si dibatte gran parte dell’umanità.
Ma qualche tentativo di reazione c’è. Il quotidiano “La Repubblica” ha recentemente introdotto una rubrica, curata da Gabriele Romagnoli, denominata “La prima cosa bella” e da tempo “Il Corriere”, grazie a Gramellini, ha un inserto settimanale dedicato alle iniziative positive e di solidarietà.
Sono tentativi, ancora timidi, per “rovesciare” un approccio che rischia di caricare di forme pensiero negative i singoli e le collettività.
Talora, anche nelle tragicità, troviamo il seme del Buono. Una mamma, Marilou Reyes, muore cadendo dal IV piano mentre sta lavando dei vetri; si scopre che era stata una manager di valore nelle Filippine e che era in Italia per lavorare a beneficio dei figli e dei loro studi.
E poi c’è il caso di Glory Obibo, una giovane profuga nigeriana, recentemente scomparsa, che ha preferito rinunciare a parte delle cure chemioterapeutiche per non compromettere la salute della bambina che portava in grembo, frutto del suo amore con il compagno veneto con cui aveva creato una famiglia.
Sono episodi tragici ma che ci mostrano come l’amore sia incessantemente all’opera dandoci fiducia nel presente e speranza nel futuro.