Birmania, un Paese da amare
Con questo titolo il prof. Bernardino del Boca pubblicava nel 1989, presso Bresci Editore, un suo intenso e vibrante reportage di viaggio in Birmania, Paese che oggi viene chiamata Myanmar.
Per Del Boca era un atto di amore verso una terra gentile, ricca di una cultura basata sulla tolleranza e la comprensione, ma allora – come ora - vessata da un potere militare basato sulla sopraffazione, la violenza, l’istigazione, l’egoismo.
Negli ultimi anni, grazie alla leadership di Aung San Suu Kyi, il Myanmar aveva intrapreso un lungo e non violento cammino verso la democrazia, pur se condizionato ancora dai militari, capaci di far credere al mondo che Aung San Suu Kyi fosse la protagonista della repressione nei confronti della minoranza Rohingya, di fede musulmana.
La “Signora”, com’è chiamata dai suoi sostenitori, è sempre rimasta fedele al suo canone di azione non violenta nei confronti dei militari e questo è stato scambiato, erroneamente, per un atteggiamento ambiguo. Le ultime elezioni hanno sancito il trionfo del partito di Aung San Suu Kyi ma i militari non ne hanno accettato il risultato, compiendo di fatto un colpo di stato e assumendo il potere, dopo aver arrestato la Signora.
La reazione della popolazione è stata massiccia e non violenta, al contrario della reazione dei militari. Il mondo guarda alle vicende birmane in parte con indifferenza in parte sulla base dei propri interessi economici e politici. E la popolazione è tornata a soffrire.
Per questo la Birmania è ancor oggi, più che mai, un Paese da amare. E possiamo cercare di farlo anche ricordando lo straordinario concetto di “Anade” che caratterizza la cultura birmana e che si sostanzia in un modo di inibire il comportamento personale per dar spazio all’altro, in un atteggiamento fraterno privo di calcolo.
Che la Pace e la Giustizia possano tornare in Myanmar!
Link al libro: https://www.eti-edizioni.it/orizzonti/735-birmania-un-paese-da-amare.html
Per Del Boca era un atto di amore verso una terra gentile, ricca di una cultura basata sulla tolleranza e la comprensione, ma allora – come ora - vessata da un potere militare basato sulla sopraffazione, la violenza, l’istigazione, l’egoismo.
Negli ultimi anni, grazie alla leadership di Aung San Suu Kyi, il Myanmar aveva intrapreso un lungo e non violento cammino verso la democrazia, pur se condizionato ancora dai militari, capaci di far credere al mondo che Aung San Suu Kyi fosse la protagonista della repressione nei confronti della minoranza Rohingya, di fede musulmana.
La “Signora”, com’è chiamata dai suoi sostenitori, è sempre rimasta fedele al suo canone di azione non violenta nei confronti dei militari e questo è stato scambiato, erroneamente, per un atteggiamento ambiguo. Le ultime elezioni hanno sancito il trionfo del partito di Aung San Suu Kyi ma i militari non ne hanno accettato il risultato, compiendo di fatto un colpo di stato e assumendo il potere, dopo aver arrestato la Signora.
La reazione della popolazione è stata massiccia e non violenta, al contrario della reazione dei militari. Il mondo guarda alle vicende birmane in parte con indifferenza in parte sulla base dei propri interessi economici e politici. E la popolazione è tornata a soffrire.
Per questo la Birmania è ancor oggi, più che mai, un Paese da amare. E possiamo cercare di farlo anche ricordando lo straordinario concetto di “Anade” che caratterizza la cultura birmana e che si sostanzia in un modo di inibire il comportamento personale per dar spazio all’altro, in un atteggiamento fraterno privo di calcolo.
Che la Pace e la Giustizia possano tornare in Myanmar!
Link al libro: https://www.eti-edizioni.it/orizzonti/735-birmania-un-paese-da-amare.html