Adyar Day
Il 17 febbraio di ciascun anno i soci e i simpatizzanti della Società Teosofica ricordano Adyar, la sede del Quartier Generale della S. T. e la principale sede delle attività teosofiche nel mondo.
In questo luogo, scelto da H. P. Blavatsky e dal colonnello H. S. Olcott negli Anni Ottanta dell’Ottocento, si è celebrato nel tempo quel patto per la Fratellanza Universale senza distinzioni, che sta alla base del sogno teosofico della Vita Una.
Adyar non è soltanto un luogo fisico, è un “punto” della coscienza dell’umanità.
Ciascun essere umano dovrebbe cercare nello spazio della propria coscienza il “luogo” che apre la porta della consapevolezza, la sola in grado di condurci oltre le reti dell’illusione sensoriale.
Quel “punto” oltre il quale il personale diventa impersonale, il trascendente trascolora nel senza-tempo, e le parole e le definizioni lasciano il posto al silenzio, rappresenta la grande possibilità umana.
Cerchiamo dunque nella nostra interiorità un collegamento al luogo ove sono salde le radici della saggezza, ove la stella polare della Bellezza e dell’Armonia della Natura ispira la forza della fratellanza, ove il fiore della consapevolezza mai si disgiunge dall’amore, ove la luce di quest’ultimo arde perenne affinché ciascun uomo possa trovare forza e ispirazione, ove la fratellanza si riflette in tutte le religioni, espressioni particolari dell’universale; dove la compassione vive (qui ed ora), dove la pluralità diviene una forma benedetta dell’uno.
La vita e l’intelligenza permeano ogni dimensione. Per questo con Tilopa possiamo ripetere: “Vacuità e compassione; cercatene l’identico suono”.
In questo luogo, scelto da H. P. Blavatsky e dal colonnello H. S. Olcott negli Anni Ottanta dell’Ottocento, si è celebrato nel tempo quel patto per la Fratellanza Universale senza distinzioni, che sta alla base del sogno teosofico della Vita Una.
Adyar non è soltanto un luogo fisico, è un “punto” della coscienza dell’umanità.
Ciascun essere umano dovrebbe cercare nello spazio della propria coscienza il “luogo” che apre la porta della consapevolezza, la sola in grado di condurci oltre le reti dell’illusione sensoriale.
Quel “punto” oltre il quale il personale diventa impersonale, il trascendente trascolora nel senza-tempo, e le parole e le definizioni lasciano il posto al silenzio, rappresenta la grande possibilità umana.
Cerchiamo dunque nella nostra interiorità un collegamento al luogo ove sono salde le radici della saggezza, ove la stella polare della Bellezza e dell’Armonia della Natura ispira la forza della fratellanza, ove il fiore della consapevolezza mai si disgiunge dall’amore, ove la luce di quest’ultimo arde perenne affinché ciascun uomo possa trovare forza e ispirazione, ove la fratellanza si riflette in tutte le religioni, espressioni particolari dell’universale; dove la compassione vive (qui ed ora), dove la pluralità diviene una forma benedetta dell’uno.
La vita e l’intelligenza permeano ogni dimensione. Per questo con Tilopa possiamo ripetere: “Vacuità e compassione; cercatene l’identico suono”.