138° anno dalla fondazione della Società Teosofica

Adyar
Il 17 novembre ricorre il 138° anno dalla fondazione della Società Teosofica, avvenuta a New York nel 1875.
Nonostante il passare del tempo l’attualità degli Scopi della Società Teosofica e del principio della Fratellanza Universale senza distinzioni resta intatta.
H.P. Blavatsky in una lettera all’Assemblea dei teosofi americani ebbe a scrivere: “Molti che non hanno mai sentito parlare della Società Teosofica sono teosofi senza saperlo; infatti l’essenza della teosofia è la perfetta armonizzazione del divino con l’umano nell’uomo, la regolazione delle sue aspirazioni e qualità divine e il loro dominio sulle passioni terrene e animali in lui. Gentilezza, assenza di qualunque sentimento malvagio e di egoismo, carità, benevolenza verso tutti gli esseri, perfetta giustizia verso gli altri come verso se stessi sono le caratteristiche principali. Chi insegna teosofia predica il vangelo della benevolenza; ed è vero anche il contrario: chi predica il vangelo della benevolenza insegna la teosofia”.
Quel che è certo è che aderire alla Società Teosofica o simpatizzare per i suoi scopi, mette l’essere umano sul piano dell’azione disinteressata ed a beneficio di tutti gli esseri, in una spirale di ricerca della verità che è essenzialmente libera, non dogmatica, lontana da aspetti mercantili e legati al danaro, scevra da coperture legate al segreto ed al potere materiale.
E’ ancora Madame Blavatsky ad affermare: “La funzione dei teosofi è aprire il cuore e la comprensione degli uomini alla carità, alla giustizia ed alla generosità, attributi che appartengono specificatamente al genere umano e sono naturali per l’uomo quando ha sviluppato le qualità di essere umano”.
Durante tutta la sua storia la Società Teosofica ha sviluppato una intensa e riconosciuta attività a favore della Fratellanza Universale senza distinzioni, dell’Unità della Vita e del benessere dell’Umanità.
In un classico della letteratura teosofica La Dottrina del Cuore si afferma: “C’è una grande differenza fra colui che conosce la via spirituale come una realtà e colui che ne parla senza posa, ma senza percepirla veramente, che cerca di raggiungerla e di dedicarsi ad essa, ma senza poter respirare il suo soffio profumato né sentire il suo raffinato contatto”.
Il passo tratto da La Dottrina del Cuore pare quasi indicarci l’importanza di un sincero patto interiore e di un’azione di servizio disinteressata.