Testi per l’intuizione [LI]

Testi per l’intuizione [LI]
Ci sono brani di poesie, di libri, di memoriali, atti a suscitare l’intuizione del lettore. Il loro significato va oltre le parole e le immagini evocate. È così per questo brano tratto da “La Voce del Silenzio” di H.P. Blavatsky, Edizioni Teosofiche Italiane (Vicenza 2017), pp. 52-54: “Dice il discepolo:
109. Maestro, che cosa farò per giungere alla Sapienza?
110. Cosa, o Saggio, per raggiungere la perfezione?
111. Cerca i Sentieri. Ma, o Lanu, sia puro il tuo cuore prima d’incominciare il viaggio. Prima di muovere un passo, impara a distinguere il vero dal falso, l’effimero dall’imperituro. Sopra tutto impara a distinguere la scienza del cervello dalla Sapienza dell’Anima, la Dottrina dell’“Occhio” da quella del “Cuore”.
112. Sì, l’ignoranza è come un recipiente chiuso e senz’aria; l’Anima è come un uccello che vi sia prigioniero. Esso non gorgheggia né può muovere una piuma: il cantore sta torpido e muto e muore di esaurimento.
113. Tuttavia l’ignoranza stessa è ancora preferibile alla scienza del cervello, quando la Sapienza dell’Anima non la illumina e la guida.
114. I semi della Sapienza non possono germogliare né crescere in un luogo senz’aria. Per vivere e raccogliere esperienza la mente abbisogna di larghezza, di profondità e di punti che la attirino verso l’Anima Diamante. Non cercar questi punti nel regno di Māyā, ma va oltre le illusioni e cerca l’eterno, l’immutabile Sat, diffidando dei falsi suggerimenti della fantasia.
115. La mente è come uno specchio: raccoglie polvere mentre riflette. Sono necessarie le dolci brezze della Sapienza dell’Anima per levare la polvere delle nostre illusioni. Cerca, o principiante, di fondere insieme la tua mente e l’Anima tua.
116. Fuggi l’ignoranza, fuggi del pari l’illusione. Distogli il tuo sguardo dagli inganni del mondo; diffida dei tuoi sensi che son bugiardi. Ma dentro il tuo corpo, tabernacolo delle tue sensazioni, cerca nell’impersonale l’Uomo Eterno e, trovatolo, guarda all’interno: tu sei Buddha.
117. Fuggi la lode, o devoto. La lode conduce all’illusione di se stessi. Il tuo corpo non è il Sé, ma il tuo Sé è in se stesso senza corpo; né lode né biasimo lo toccano.
118. L’ammirazione di sé, o discepolo, è come un’alta torre sulla quale sia salito uno stolto vanitoso. Egli vi sta in orgogliosa solitudine, non visto da alcuno fuor che da se stesso.
119. La falsa dottrina è respinta dal saggio e dispersa ai venti dalla Buona Legge. La ruota di questa gira per tutti, per l’umile e per il superbo. Per i più è la Dottrina dell’Occhio; la Dottrina del Cuore è per gli eletti. Gli uni ripetono con orgoglio: “Ecco, io so”; gli altri, coloro che hanno raccolto in umiltà, confessano semplicemente: “Così ho sentito dire”.

Articolo tratto dal numero di gennaio 2020 della Rivista Italiana di Teosofia.