Immagini dei primordi del cosmo

Immagini dei primordi del cosmo
In questi giorni abbiamo avuto la possibilità di vedere, non senza emozione, le immagini più profonde che mai siano state fatte dell’universo. Le ha trasmesse il “James Webb Space Telescope”, un sofisticatissimo (e costosissimo) telescopio che opera a 1,5 milioni di chilometri dalla terra.
L’area fotografata è stata chiamata SMACS 0723 e, come spiega la Nasa “Questa fetta del vasto universo copre una porzione di cielo grande all'incirca come un granello di sabbia tenuto a distanza di un braccio da qualcuno a terra”.
Nel portale de “Il Corriere della Sera” Massimo Sideri ha osservato “Ciò che stiamo vedendo grazie allo spettro dell’infrarosso è l’impronta lasciata dall’attimo dopo il Big Bang (avvenuto 14 miliardi di anni fa), quando il bimbo cosmo aveva ‘solo’ 400 milioni di anni. Nell’universo il dove diventa il quando. O, meglio: non c’è distinzione tra essi, coerentemente con lo spazio-tempo di Einstein”.
L’avvenimento è di grande importanza scientifica e apre prospettive rilevanti per la conoscenza.
Ma la portata delle foto che abbiamo davanti agli occhi mette anche in relazione il momento presente (ciò che siamo) con il lontanissimo passato, in una contemporaneità di percezione che apre le porte all’intuizione.
L’espansione della conoscenza porta via via ad ampliare la realtà spazio-temporale del percepito e questo processo è importante perché ci può far comprendere come, in un contesto di unità della vita, non solo tutte le cose sono in relazione fra loro, ma che lo sono anche le dimensioni del tempo.
In questa indagine a tutto campo delle profondità siderali è importante che l’essere umano non perda la capacità di stupirsi, quella che ci fa guardare – questa volta a occhio nudo - il cielo stellato, cogliendone la bellezza, l’armonia e il significato anche simbolico.
È proprio in questa dimensione che affiora alla coscienza la consapevolezza socratica dettata dal “sapere di non sapere”. Una garanzia unica contro l’arroganza dell’egoismo e del pensiero separativo.