Il vertice sull’Amazzonia si chiude con un fallimento

AMAZZONIA
Nel recente vertice di Belém, in Brasile, gli otto Paesi partecipanti (Brasile, Colombia, Guyana, Perù, Bolivia, Venezuela, Ecuador e Suriname) non sono riusciti a trovare accordi di tipo concreto sui grandi temi della deforestazione, dell’estrazione di carburanti fossili, del sostegno (e rispetto) delle popolazioni native.
La dichiarazione finale si è limitata a enunciazioni di principio sulla necessità di cambiare le politiche adottate.
Molti studi scientifici indipendenti hanno sottolineato come l’Amazzonia e le popolazioni che vi abitano necessitino di tutela, di azioni che ne limitino la devastazione e l’uso irrazionale dello sfruttamento delle risorse. Grande una volta e mezza l’Europa, l’Amazzonia conserva il 20% delle risorse mondiali di acqua dolce, ospita 400 miliardi di alberi, 16 mila specie animali e 1300 tipi diversi di uccelli.
Le vicende dell’Amazzonia riflettono l’egoismo delle nazioni e del singolo, spesso concentrati solo sugli interessi economici di breve periodo.
Al contrario, il futuro dell’umanità necessita di una visione a lungo termine e che metta al centro i valori dell’ecologia, della sostenibilità e del vivere armonico fra le Nazioni.