Glossario

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SACERDOTE

 
(Rel.) - Dal sanscrito sacer + dot, con il significato di "colui che offre a Dio le cose sacre" e quindi, colui che presiede alle cerimonie di un culto religioso. Presso gli Ebrei aveva il compito do offrire le vittime a Dio, nel cattolicesimo è colui che dice messa. Talvolta il nome del sacerdote è seguito da una specificazione che indica il Dio al cui culto egli è preposto. Il Sommo Sacerdote è la carica sacerdotale suprema presso gli Ebrei. Egli è a capo di tutti i sacerdoti, ma anche del popolo e si fregia di insegne regali. Solo lui può entrare nel Santo dei Santi, una volta l'anno, per procedere alla purificazione del tempio mediante il rito del capro espiatorio. I sacerdoti egizi non mangiavano pesci; gli egizi credevano che il babbuino non mangiasse pesci, ed allora collegavano le due figure e veneravano il babbuino. I sacerdoti dei Gentili, invece, mangiavano pesci e pane fatto con farina di pesce; questa consuetudine è in parte entrata a far parte anche di alcune regole dei sacerdoti cristiani. In America, presso i Taraschi, antica popolazione messicana, i sacerdoti si dividevano in due classi: il Sommo Sacerdote, che era chiamato anche Petamuti, e gli altri sacerdoti che prendevano il nome di Cuiritiecha. Presso alcune tribù africane, i sacerdoti sono considerati messaggeri degli Dei, insieme agli eroi ed ai guerrieri. I sacerdoti di Marte erano una legione ai tempi di Teodosio e di Onorio; avevano per insegna uno scudo d'oro con un cerchio rosso circondato da un altro più grande di colore viola, alla cui sommità figurava una rosa. Da una parte all'altra, fra i due cerchi, due lupi che guardavano la rosa soprastante, mentre lo scudo terminava con un contorno rosso. Il nome di Marte derivava dall'immagine del lupo, animale sacro al Dio.

SACERDOTESSE

 
(Rel.) - Ogni religione antica aveva le proprie sacerdotesse nei templi. In Egitto erano chiamate le Sa ed erano addette all'altare di Iside ed ai templi di altre dee. Canephorae era il nome dato dai Greci alle sacerdotesse consacrate che portavano i canestri degli dei durante le feste pubbliche dei Misteri Eleusini. In Israele, come in Egitto, vi erano le profetesse, divinatrici di sogni ed oracoli; Erodoto menziona le Hierodules, vergini o monache, dedicate a Giove Tebano, le quali, in genere erano le figlie dei Faraoni ed altre Principesse della Casa Reale. Gli Orientalisti parlano della moglie di Cefreno, il costruttore della cosiddetta seconda Piramide, come di una sacerdotessa di Toth. (Vedi "Monache").

SACERDOZIO

 
(Rel.) - Fin dalla più remota antichità, le religioni hanno sentito il bisogno di rappresentare il divino presso gli uomini e viceversa. Esso ha inizio con le funzioni cultuali esercitate inizialmente dal capo famiglia, o dal capo clan o dal capo tribù; ciò perchè nel capo del gruppo si riconosceva la forza di possedere o controllare la potenza, sia benefica che malefica. Lentamente la funzione si specializza ed ai compiti prima affidati se ne aggiungono degli altri: magia, profezia, oracolo, sapienza, ecc. Con la specializzazione si affina anche l'aspetto, attraverso i paramenti, lo stile di vita (celibato), la gerarchia. Nasce il problema del rapporto con il potere politico e sociale, di quello con la cultura e con l'arte : conflitti ed accordi segneranno sempre l'alternarsi dei poteri. Il sacerdozio presso gli Ebrei è una funzione pubblica che si tramanda di padre in figlio ed è affidato alla tribù di Levi che discende direttamente da Aronne. Ed all'interno della tribù domina la famiglia dei Sadoc. Nella cristianità, la figura del sacerdozio nasce dopo la separazione dalla comunità giudaica. Non è necessario sottolineare che Gesù criticava la casta sacerdotale e rimase vittima del conflitto da lui aperto. Sarà Paolo, nella lettera agli Ebrei, a nominare Gesù capo dei sacerdoti, nominandolo Sommo Sacerdote. Lo sviluppo successivo del cristianesimo ha portato alla concentrazione delle funzioni sacerdotali in tre livelli: diaconi preti e vescovi. Il Concilio Vaticano II ha introdotto delle novità, ma non è questa la sede per trattarle. Abbiamo già detto che fin dai tempi più antichi, il sacerdozio era un ordine, una dignità sacra che includeva quanto è nobile e grande, inspirava rispetto e timore, si poneva come il più vicino alla divinità. I sacerdoti egizi si ornavano il capo con ali di sparviero, perchè questo uccello aveva portato a Tebe un libro ai sacerdoti, nel quale si insegnava il rispetto e l'onore da portare agli Dei, nonché le norme per i sacrifici. I sacerdoti di Iside, durante le cerimonie, portavano dei rami di assenzio. Ed i sacerdoti egizi portavano anche l'insegna di un serpente avvolta sul cappello bianco, per mostrare che se qualcuno avesse osato ribellarsi al re, egli sarebbe stato punito con un morso velenosissimo. Lo zaffiro, tenuto in grande considerazione presso gli antichi, era il segno del sommo sacerdozio e dell'impero: da Giove si otteneva il regno, da Saturno il sacerdozio. Ezechiele parla dello zaffiro come della sede di Dio.

SACHÈ

 
(Maya) - Nome con cui i Maya indicavano le loro vie; generalmente, esse servivano a mettere in comunicazione le città tempio.

SACHA KIRIYA

 
(San.) - Secondo i Buddhisti, un potere; secondo i Brahmini, è qualcosa di simile ad un mantram magico. Si tratta di un'energia miracolosa che può essere adoperata da qualsiasi adepto, sia sacerdote che laico, ed è "più efficace quando è accompagnata da bhawana (meditazione)". Consiste nel racconto dei propri "atti di merito compiuti o in questa o in qualche vita precedente" - come pensa e sostiene il Rev. Mr. Hardy ma, in realtà, dipende dall'intensità della propria volontà aggiunta ad una fiducia assoluta nei propri poteri personali, sia di yoga di volontà che di preghiera, come nel caso dei Mussulmani o dei Cristiani. Sacha significa "vera" e Kiriyang "azione". È il potere del merito, o di una vita da santo.

SACI

 
(Iran) - Popolazione iranica dell'antichità, un gruppo della quale fu chiamato dai Greci "Sciti". Vivevano a nord del Mar Caspio, del Caucaso e del Mar Nero, e verso il II sec. a.C. si portarono in Iran. Si spostarono poi ancora più a sud, raggiungendo le regioni dell'Indo, ma nel I sec. d.C. furono sconfitti dagli Yueh-chi. Sono conservate opere di buddhismo scritte nella loro lingua.

SACR

 
(San.) - Dalla radice sanscrita "sac" o "sag" o "sak" che significa "attaccare, aderire, avvincere", con evidente riferimento alla divinità. In ebraico è un simbolo fallico corrispondente al lingam indù. Geova dice a Mosè : "la somma del mio nome è sacr', il portatore di germe", come dire il fallo. Da sacr-factum si ha sacr-ficio e poi sacr-mento. Il matrimonio è un sacramento, e la sua connessione con la generazione è fin troppo evidente.

SACRA SCIENZA

 
- Il nome dato alla filosofia esoterica interiore, i segreti insegnati nei tempi antichi ai candidati iniziati, e divulgati dagli Jerofanti durante l'ultima e suprema Iniziazione.

SACRAMENTO

 
(Rel.) - Letteralmente significa "cosa consacrata", quindi cosa legata alla divinità. I Latini lo identificarono con il giuramento, il modo con cui si rende sacra una promessa. La Chiesa cattolica ne individua sette: Battesimo, Cresima, Eucarestia, Confessione, Estrema unzione, Ordine sacro e Matrimonio. Le ritiene cose sacre istituite da Gesù Cristo, ma di ciò non si trova traccia; la cosa diviene ancor più grave, quando si pensa che Cristo li avrebbe istituiti per conferire la grazia. La Chiesa dei primi secoli non presenta alcuna traccia di ciò; è con Origene, Ambrogio e poi Agostino che ha inizio la teologia sacramentale. E lo stesso numero di sacramenti rimase incerto per quattordici secoli finchè Tommaso non ebbe la grande intuizione di legare ai sacramenti il numero sette. Nella teologia della riforma i sacramenti sono due: Battesimo ed Eucarestia, o Santa Cena. La completa svalutazione dei sacramenti si ebbe con gli spiritualisti e gli antitrinitari. Per gli Ebrei, cosa sacra e santa è il Candelabro d'oro a sette braccia che Mosè fece porre nel Tabernacolo per illuminare dalla sera al mattino il santuario, l'altare dei profumi, la tavola dei pani di oblazione.

SACRARIUM

 
(Lat.) - Nelle case degli antichi Romani era il nome della stanza che conteneva la particolare divinità adorata dalla famiglia. Nei templi aveva tre significati particolari: Cappella di famiglia consacrata, Luogo in cui venivano deposti e custoditi i sacri arredi, Luogo segreto ed oscuro nel quale potevano entrare solo i sacerdoti e donde si rendevano talora gli oracoli. Oggi, specialmente presso i cristiani, è un luogo annesso alla chiesa, dove si ripongono i sacri arredi. Si chiama anche Sagrestia.
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