Glossario

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GIACOMO Apostolo

 
(Eb.) - Detto il Maggiore, figlio di Zebedeo e Salomè, fratello di Giovanni Evangelista, nato in Galilea di professione pescatore. Assieme al fratello fu uno dei primi ad essere chiamato da Gesù all'apostolato. Assieme a Pietro, formarono la terna prediletta a causa della indole schietta ed aperta. Furono testimoni di tutti i fatti più importanti riguardanti Gesù. Dopo la morte del Maestro, predicò il Vangelo in Giudea e Samaria e, secondo una leggenda, evangelizzò la Spagna. Fu messo a morte da Erode Agrippa, per ingraziarsi i Giudei. È il primo apostolo a morire da martire; il suo corpo fu trasportato a Santiago di Compostella, luogo di frequenti pellegrinaggi. È il patrono della Spagna con il nome di San Jago, o Santiago. Esiste anche un Giacomo Minore, citato nel Nuovo Testamento, Che potrebbe essere il cugino di Gesù, o il fratello. Osservante delle tradizione giudaiche, fu ucciso dal sacerdote Hanan. A lui è attribuita una epistola.

GIAGUARO

 
(Azt.) - Simbolo di forza presso le popolazioni azteche, egli parlava per bocca degli stregoni e delle sacerdotesse. Veniva considerato il dio supremo delle forze oscure dello uomo, quali la psiche, l'irrazionalità e le pulsioni delle forze sotterranee. Presso gli Olmechi era il Dio che rappresentava la continua lotta e la permanente dualità fra il bene ed il male.

GIAH

 
(Eb.) - Contrazione di Giah-Hovah, ossia di Jah-Hovah, Geova, l'androgino, il maschio-femmina.

GIAINISMO

 
(Rel.) - Religione indù che prende il nome da Jina, il "vittorioso", epiteto dell'asceta Vardhamana, o Mahavira ultimo di una serie di 24 profeti che di tempo in tempo rivelarono la dottrina considerata dei giaina, mezzo necessario per superare l'oceano delle esistenze. Siamo cinque secoli prima di Gesù e troviamo Mahavira che a trent'anni lascia la famiglia per affrontare una vita di meditazione e di rinuncia che, dopo dodici anni, lo porta all'illuminazione sulle verità della vita. La dottrina giainica comprende sette verità fondamentali e vede nel triplice gioiello (retta fede, retta conoscenza, retta condotta) lo strumento per la cancellazione del karma. Il codice morale prevede cinque voti (non nuocere, non mentire, non rubare non possedere, essere casti) ed è alla base della retta condotta. L'uomo, in ultima analisi, è solo con se stesso, e solo con il proprio sforzo personale può compiere l'ascesa che lo porterà alla pace. Attualmente i giaina sparsi per il mondo sono circa due milioni ed il loro sapere religioso e profano è racchiuso in un canone che comprende quarantacinque opere.

GIALA

 
-RUPA (Ast.) - Il decimo segno dello Zodiaco, il Vahana di Varuna, il Dio dell'Oceano. Il significato esatto del termine è "forma acquatica" con chiaro riferimento al veicolo chiamato anche Makara, che non è un coccodrillo, ma un pesce generico.

GIALLO

 
(Occ.) - Colore dedicato al Sole, perchè simile alla oro, metallo principale ed emblema della luce e dei raggi solari. Gli antichi ritenevano questo colore di buon augurio, attribuendogli il significato di speranza certa di godimento, Perciò gli Ateniesi chiamarono l'Aurora "speranza" : essa si rinnova di giorno in giorno.

GIAMBLICO

 
- Giamblico nasce a Calcide in Celesira nel 250 e muore nel 330 a.C. Filosofo neoplatonico, discepolo del peripatetico Anatolio, poi di Porfirio, fu l'iniziatore della scuola siriaca, cui appartennero Teodoro, Sopatro, Dessippo ed altri. Con lui ha inizio la decadenza del neoplatonismo. Sotto l'influenza delle dottrine orientali, preoccupato di ridar vita a quelle divinità pagane che stavano per essere definitivamente soppiantate dalla nuova religione, egli complicò e rese estremamente macchinoso il sistema emanatistico di Plotino, sdoppiando e suddividendo ancora, secondo uno schema triadico, i gradi della scala dell'Essere che dall'UNO scende fino al mondo sensibile, ipostatizzando astrazioni e concetti. All'UNO di Plotino, infatti, egli ne sovrappone un altro, superiore allo stesso Bene e del tutto ineffabile, inserendo nella dottrina neoplatonica elementi degli Oracoli Caldei e del neopitagorismo. Giamblico contaminò la dottrina neoplatonica con superstizioni e pratiche magiche e teurgiche, mediante le quali si intendeva indurre la divinità a rivelare il futuro ed a svelare i misteri racchiusi nei sogni ed anche nei fatti più comuni. La sua opera fondamentale è la "Silloge delle Dottrine Pitagoriche". Non esistono suoi giusti biografi a causa dell'odio dei Cristiani; ma ciò che è stato raccolto sulla sua vita in frammenti isolati da opere di scrittori pagani, indipendenti ed imparziali, dimostra quanto eccelso e santo fosse il suo carattere morale e quanto grande ne fosse l'insegnamento. Può essere riconosciuto quale fondatore della magia teurgica fra i Neoplatonici ed il rianimatore dei misteri pratici al di fuori del tempio. Dapprima la sua scuola differiva da quella di Plotino e di Porfirio, poiché questi erano fortemente contrari alla magia cerimoniale ed alla teurgia pratica, considerate pericolose; in seguito convinse Porfirio che in alcune occasioni esse erano opportune; dopo di che sia il maestro che il discepolo credettero fermamente nella teurgia e nella magia, la prima delle quali è principalmente il più alto ed efficiente modo di comunicare con l'Ego Superiore di una persona, per mezzo del corpo astrale. La Teurgia è magia benevola, e diventa goetica, o nera e malefica, solo quando viene usata per necromanzia o per scopi egoistici; ma simile magia nera non è mai stata praticata da alcun Teurgico o filosofo, il cui nome ci sia stato tramandato incontaminato da qualsiasi fatto malefico. Porfirio ( che diventò l'istruttore di Giamblico nella filosofia Neoplatonica), fu tanto convinto di ciò che, sebbene non praticò mai egli stesso la teurgia, dette comunque istruzioni per l'acquisizione di questa scienza sacra. Così egli dice in uno dei suoi scritti: "Chi è familiarizzato con la natura delle apparizioni divinamente luminose (Farmata), sa anche per quale ragione si richiede di astenersi dagli uccelli (e dal cibo animale) e soprattutto perchè lo si sollecita a liberarsi dalle faccende terrene ed a stabilirsi con gli dei celesti". (Vedi Select Works di T.Taylor, p. 159). Inoltre lo stesso Porfirio, nella sua opera Vita di Plotino, accenna ad un sacerdote Egiziano che "a richiesta di un certo amico di Plotino, gli mostrava, nel tempio di Iside a Roma, il daimon familiare di questo filosofo". In altre parole, produceva l'invocazione teurgica (Vedi "Teurgi") con cui lo Jerofante Egiziano o il Mahatma Indiano poteva rivestire il proprio doppio astrale o quello di altra persona con la parvenza del suo EGO Superiore, o con quello che Bulwer Lytton definisce il "Sè Luminoso", l'Augoide, e comunicare con esso. Questo è ciò che Giamblico e molti altri, compresi i Rosacroce medioevali, intendevano per Unione con la divinità. Giamblico scrisse molti libri ma solo poche delle sue opere esistono ancora, come il suo "Misteri Egiziani" ed un trattato "Sui Demoni", in cui si pronuncia molto severamente contro qualsiasi comunicazione con loro. Biografo di Pitagora e versatissimo nel sistema di quest'ultimo, era anche istruito nella scienza dei Misteri Caldei. Insegnava che l'Uno, o MONADE universale, era il principio dell'unità come della diversità, della Omogeneità e della Eterogeneità; che la Diade, o due ("Principi"), era l'intelletto, o ciò che noi chiamiamo Buddhi-Manas; che tre era l'Anima (il Manas inferiore), ecc. Nei suoi insegnamenti c'è molto di teosofico, e le sue opere sui vari tipi di demoni (elementali) sono per lo studioso una sorgente di conoscenza esoterica. La sua austerità, purezza e serietà di vita erano grandi. Si sostiene che una volta Giamblico levitò dieci cubiti da terra, come fanno gli Yogi moderni ed anche i grandi medium.

GIAMBU

 
-DVIPA (San.) - La terra agli antipodi di Patala, l'antico nome dell'America. Talvolta è chiamata anche Hvaniratha.

GIAMSHID

 
(Pers.) - Successore di Tahmurath, fondò Esikekar o Persepoli, regnò 700 anni e, nel suo grande orgoglio, si credette immortale, pretendendo onori divini. Il fato lo punì, costringendolo a vagare per 100 anni attraverso il mondo, sotto il nome di Dhulkarnayn, o "signore bicorne". Tale epiteto non significa "dai piedi di capra", ma "conquistatore del mondo".

GIAN

 
-BEN-GIAN (San.) - Gyan (o Gnan, Jnan, Sapienza e Conoscenza vera ed occulta), re dei Peri, era chiamato Gian-Ben-Gian, che significa "Sapienza figlia della Sapienza". Aveva uno scudo famoso come quello di Achille e lo usava non per la guerra, ma per proteggersi dalla magia nera. (Vedi Gyan-ben-gyan).
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