Glossario

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SENZAR

 
- Il nome mistico del linguaggio sacerdotale segreto, o il "parlare Misterioso" degli Adepti iniziati nel mondo intero. Era conosciuto solo dagli Iniziati e venne insegnata dai Deva della Prima e Seconda Razza per scrivere i dettami degli Esseri Divini. Questa lingua era facilmente intesa dagli antenati dei Toltechi, ma anche dagli abitanti di Atlantide. Si tratta di un antico cifrario geroglifico, ancor oggi conservato presso alcune confraternite occulte. In parte si può collegare alla produzione ideografica di alcune antiche tribù semiselvagge, ma anche ad alcuni simboli tuttora in uso presso i Pellirossa d'America. È opinione comune che la scrittura sia una invenzione recente, ma ciò non è del tutto vero. Essa, anche se in forma a noi sconosciuta, era certamente in uso molte centinaia di migliaia di anni fa; la scoperta di segni indecifrabili ed incomprensibili in reperti antichissimi dimostra che esisteva un qualche sistema di segni che permetteva di scambiare informazioni, oltre che di registrarle come documentazione.

SEPHARIM

 
(Cab.) - Numero, Numeri, Numerazione.

SEPHER SEPHIROTH

 
(Eb.) - Un trattato Cabalistico concernente l'evoluzione graduale della Divinità, dal riposo negativo alla emanazione attiva ed alla creazione.

SEPHER YETZIRAH

 
(Eb.) - "Il Libro della Formazione". Un'opera Cabalistica molto antica, attribuita al patriarca Abramo. Illustra la creazione dell'universo mediante l'analogia con le ventidue lettere dell'alfabeto Ebraico, distribuite in una triade, un settenario ed una dodecade, corrispondenti alle tre lettere madri A, M, S, ai sette pianeti ed ai dodici segni dello Zodiaco. È scritto nel Neo-Ebraico della Mishnah. Alcuni rabbini affermano che, usando questo libro, hanno compiuto dei miracoli, e la cosa è confermata da alcuni occultisti che, sembra, abbiano ripetuto le operazioni. Eliphas Levi ne fa cenno nei suoi libri di Magia, con riferimento agli alchimisti ed ai cabalisti del Medioevo. In questo libro si parla della nascita del Numero, dei Numeri e dei Numerati e, di seguito, della nascita dell'alfabeto ebraico. La Sostanza Divina viene presentata come la sola esistita fin dall'eternità, illimitata ed assoluta; da sè stessa emise lo Spirito, che permea ogni atomo del mondo. Voce, Spirito e Verbo rappresentano la Trinità astratta della Cabala. Nel Sepher Yetzirah, il processo della creazione è dato in numeri, lasciando intendere che la Saggezza di Dio è contenuta nei numeri. Esso inizia con l'esposizione della Sapienza occulta di Alhim nei Sephrim, ossia degli Elohim nei Sephirot; peso, misura e numero sono gli attributi di ciascun sephirot. I pareri su questo libro sono i più discordi che si possa immaginare. Alcuni ritengono sia stato scritto nei primi secoli della cristianità, ricalcando temi pitagorici e gnostici; Eliphas Levi lo considera uno dei tre capolavori della Scienza occulta, ricco più di significati che di parole.

SEPHIRA

 
(Eb.) - Una emanazione della Divinità; la causa e la sintesi dei dieci Sephiroti, quando è posta alla sommità dell'Albero Sefirotale: nella Kabbalah, Sephira, o il "Vecchio Sacro", è l'Intelligenza divina (lo stesso che Sophia o Metis), la prima emanazione dell'"Infinito" o Ain-Suph. Identificata con l'androgino Adam Kadmon, essa diventa la Luce Spirituale; identificata con Shekinah, è la Sostanza Spirituale emanata dalla Luce infinita. Exotericamente essa contiene in sè gli altri nove sephirot; esotericamente ne contiene solo due: il secondo, Chokmah (la Sapienza), ed il terzo, Binah (l'Intelligenza). Tutti e tre formano la Trinità ebraica, Kether, la Corona. Trinità ebraica e Trimurti indù sono la stessa cosa, come sono identici Sephirot (limitatamente ai sette inferiori) e Prajapati, o Rishi, o Creatori, o Patriarchi. Sephira è madre e figlia di Adam Kadmon, come Vach lo è di Brahma, Iside di Osiride, ecc. Sephira, poi, è il Logos femminile di Adam Kadmon, come Vach lo è di Brahma, Iside di Osiride, ecc. Nella Cabala, Sephira è la Parola, come l'indù Vach, che è il noumeno della Luce, del Suono, dell'Aether; similmente, nella Cabala, Luce-Suono-Numero sono i tre fattori della creazione.

SEPHIROTI

 
(Eb.) - Argomento molto arduo da svolgere, sia per il suo profondo significato mistico, sia per la necessaria cautela che si deve a quella disciplina divina che è la Cabala. Nel rispetto di tutto e di tutti cercheremo di dire quanto è possibile dire, e speriamo basti. En Soph è qualcosa che cade al di fuori della comprensione umana, è inaccessibile, è indefinibile, è il Deus absconditus al quale non si può associare nessun attributo. Da questo non-essere nasce la creazione, non come estrazione dal nulla , ma come emanazione. Il mondo nasce dal Nulla, da quella Non-entità che è la Pienezza della Divinità sconosciuta. Essendo l'Assoluto senza limiti, l'emanazione non può avvenire al di fuori di Esso, ma solo all'interno. Ed allora ecco che En Soph crea al suo interno una contrazione, un riflusso, che libera uno spazio (lo spazio primordiale); possiamo chiamarlo un movimento centripeto di regressione, una inspirazione. Nasce il cerchio, al centro del quale appare il Punto, la prima manifestazione di En Soph. Entra ora in azione la forza centrifuga, il movimento di emersione, l'espirazione che irrompe nello spazio liberato come Luce. Il Punto primordiale è il passaggio dal Nulla all'Essere, è adimensionale e contiene il Tutto. È il germe delle dimensioni e nell'alfabeto ebraico è espresso dalla lettera Iod. Quando il Punto assume l'aspetto di Ideazione Divina, o Pensiero ideale della creazione, esso diventa la Saggezza, Chokmah, la seconda Sephira. Quando questa Saggezza, plasmate le forme, scolpite le impronte, si trasforma in Intelligenza, siamo alla terza sephira, Binah, ed ha inizio la differenziazione. In questo modo si chiude il primo triangolo, quello superiore, la sfera ontologica principale, il Principio unitario, il Mondo Archetipo. Qui troviamo ciò che nella Bibbia viene descritto l'Abisso sul quale vola la Forza attiva di Dio, il Padre-Madre di ogni cosa manifestata a livello puramente metafisico. L'emanazione continua con altri sette aspetti, racchiusi in due triangoli capovolti successivi che costituiscono il Mondo delle Orbite ed il Mondo Elementare. Questi sette aspetti della manifestazione di En Soph, scaturiti dalla mistica Madre Binah, sono i sette giorni della Bibbia, i sette stadi originari della creazione. Concludendo: dall'En Soph, dalla Essenza e dalla Totalità del suo Essere nascosto, scaturisce un flusso emergente che viene simbolicamente raffigurato come l'emanazione dei Sephirot. Lo splendore del Potere creativo diventa processo creativo attraverso dieci aspetti che, in gradi diversi, rappresentano ciascuno il particolare modo in cui Egli agisce. I Sephirot, quindi, sono gli archetipi, le determinazioni essenziali, le cause prime, i principi di tutte le cose manifeste. Non sono Enti distinti, ma aspetti vari della Realtà Una che è Kether, o Adam Kadmon, l'Uomo Prototipico. Essi sono semplici modificazioni della Mente divina, cifre di un unico numero, l'Uno, che li emana e li contiene. L'Albero sephirotico è come un mandala, ha senso nel suo complesso, lo perde se si prende in considerazione una parte. In Natura vi sono varie forze che, nel loro insieme possono essere considerate, valutate, descritte, ma singolarmente cessano di esistere. Non è possibile separare la forza centrifuga dalla forza centripeta, la forza di gravità dalla Legge dei più leggeri, l'inerzia dal moto, è così via. Allo stesso modo, ogni sephira esce dallo sbocciare della precedente ed a sua volta fiorisce per dar vita alla successiva. Ogni sephira è un'Idea, una Potenza-Sostanza, una Energia, una Forza, a seconda dell'angolo di osservazione, talché l'Albero sephirotico, alla fine, diventa una rappresentazione simbolica sia del mondo manifestato che di quello non manifestato. Questo simbolo può essere applicato a qualsiasi cosa, a qualsiasi situazione, a qualsiasi evento del mondo manifestato; e dunque anche all'uomo, con corrispondenze fisiche che servono per operazioni occulte. La Saggezza corrisponde al cervello, la Bellezza al cuore, Amore e Giustizia sono le braccia, e così via. Il processo di emanazione si volge attraverso quattro mondi: il triangolo superiore è il mondo dell'emanazione o mondo degli archetipi, il secondo è il mondo della creazione, il terzo è quello della formazione; l'ultima sephira è il mondo manifestato ovvero il risultato di tutto il lavoro di En Soph. Riepilogando, abbiamo che i Sephirot sono le dieci emanazioni della Divinità; la più alta è formata dalla concentrazione dell'Ain Soph Aur, o la Luce Illimitata, ed ogni Sephira produce per emanazione un'altra Sephira. I nomi dei dieci Sephiroti sono: (1) Kether, la Corona; (2) Chokmah, La Saggezza; (3) Binah, la Comprensione; (4) Chesed, la Misericordia; (5) Geburah, la Giustizia; (6) Tipheret, la Bellezza; (7) Netzach, la Vittoria; (8) Hod, lo Splendore; (9) Jesod, il Fondamento; (10) Malkuth, il Reame. Quella della Divinità incarnata nei Dieci Sephiroti è una concezione veramente sublime, ed ogni Sephira è per il Cabalista l'immagine di un gruppo di idee, titoli ed attributi esaltanti, che il nome rappresenta solo debolmente. Ogni Sephira è considerata sia passiva che attiva, sebbene questa attribuzione possa trarre in inganno; passiva non significa un ritorno all'esistenza negativa, e le due parole esprimono solo la relazione fra i singoli Sephiroth e non qualche qualità assoluta. Dopo questa premessa, abbastanza lunga per la pazienza di chi legge, aggiungiamo qualcosa scritta con la solita maestria da H.P.B. I Sephirot della costruzione, che sono i sette compresi fra la Triade superiore e l'ultimo, Malkuth, sono i sei Dhyan Chohan, o Manu, o Prajapati, costituiscono la Prima emanazione, o Logos, e sono i Costruttori dell'Universo inferiore o fisico. Ella ce li presenta come vertici del Sigillo di Salomone ed aggiunge che la loro essenza, o Upadhi, è il Settimo, considerato la Base, o Pietra fondamentale, sul quale è edificato lo Universo oggettivo, i noumeni di tutte le cose. Questi Sephirot, o Costruttori, corrispondono alle Forze della Natura, ai Sette Angeli della Presenza, al sesto ed al settimo principio dell'uomo alle Razze Madri, ecc. Questo parallelismo aiuta a capire come il concetto della creazione sia lo stesso in tutte le religioni, fatto salvo l'uso dei nomi e qualche dettaglio di procedura. E continua. Lo zero è il circolo che limita il mondo manifestato, ossia lo spazio primordiale creato da En Soph nel suo primo moto di contrazione. Dallo zero deriva l'uno (il Punto primordiale), e da queste prime due cifre sono formate tutte le altre. In proposito, Eliphas Levi mostra il prototipo di costruzione dei numeri con lo schema del Giardino dell'Eden. Possiamo anche dire che lo zero è la circonferenza, l'uno il diametro e quindi il processo di emanazione dei Sephirot che porta alla costruzione dell'uomo archetipico, Adam Kadmon, l'origine creatrice di tutte le cose manifestate. Il Tetragrammaton contiene nelle prime tre lettere la Triade superiore, nella quarta la sintesi dei sette inferiori. I Sephirot non sono delle individualità, nè delle astrazioni: essi sono influssi, sostanza spirituale, forza cosciente, sono la Luce emanata da En Soph, attraverso il Punto, nei vari gradi discendenti, sempre più opaca. Adam Kadmon rappresenta anche l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, ha attorno a sè sette colonne che sono i pilastri del mondo, ovvero i Rettori (Sephirot inferiori), che operano attraverso i rispettivi ordini di Angeli, nelle sfere dei sette pianeti. Questi Sephirot sono identici agli Elohim della Bibbia, agli Amshaspend delle Avesta, ai Sette Doni dello Spirito Santo dei cristiani, ai sette figli di Devaki (uccisi da Kansa) degli Indù, ai Sette Centri di energia evoluti, o resi oggettivi, da Fohat sull'elemento unico. E Adam Kadmon, l'Uomo Celeste, è la sintesi dei Sephirot, come Manu Svayambhuva è la sintesi dei Prajapati.

SEPOLCRO

 
(Rel.) - Sinonimo di tomba, ma con tono più elevato e solenne, adoperato soprattutto per indicare sepoltura illustre per la fama della persona sepolta, per la grandiosità delle sue dimensioni o per l'interesse artistico o storico delle sue forme. Talora assume aspetti di monumento commemorativo o di sepoltura familiare collettiva, o di luogo di culto, quando vi sono sepolti personaggi oggetto di venerazione religiosa.

SEPP Johann Nepomuk

 
(Ger.) - Toelz 1816, Monaco 1909. Teologo cattolico tedesco, storico ed archeologo, studiò filologia e teologia a Monaco; a 23 anni cominciò il suo lavoro "Vita di Gesù Cristo", con l'intento di contestare l'opera omonima di Strauss: per raccogliere materiale utile si recò in Siria, Palestina, Egitto, nel biennio 1845-46. Al ritorno ottenne la cattedra di storia all'università di Monaco; il suo pensiero subì la influenza di Schelling e di Gorres. Durante la crisi del 1847 provocata da Lola Montez, perdette il posto e fu bandito dalla città per le sue opinioni politiche. Tornò dopo la rivoluzione del 1848 e fu eletto all'Assemblea Nazionale di Francoforte, poi al Parlamento della Bavaria. Nel 1850 riebbe il suo posto di professore all'università e lo mantenne fino al suo ritiro, nel 1867. Nel 1870, mentre era considerato il capo del Partito Cattolico della Bavaria, pubblicò un libro molto duro contro l'infallibilità del Papa; il Vaticano lo pose subito all'indice.

SEPTERIUM

 
(Lat.) - Una grande festività religiosa che una volta si celebrava a Delfi, ogni nove anni, in onore di Elio, il Sole o Apollo, per celebrare il suo trionfo sulle tenebre, o Pitone; Apollo-Pitone è lo stesso che Osiride-Pitone in Egitto.

SERAPHIM

 
(Eb.) - Esseri celestiali descritti da Isaia (VI,2) con forma umana e dotati di tre paia di ali. La parola Ebraica è ShRPIM e, a parte l'esempio dato, è tradotta "serpenti" ed è collegata alla radice del verbo ShRP, far divampare. La parola è usata per i serpenti nei Numeri e nel Deuteronomio. Si dice che Mosè abbia innalzato nel deserto un ShRP o Seraph di ottone, come un modello. Il serpente divampante è anche usato come emblema della Luce. I Serafini sono gli Ardenti Messaggeri Ignei, gli Dei serpenti, simili ai Naga degli Indù. Essi sono quelli che "sanno più di tutti" ed appartengono alle più alte gerarchie angeliche; la loro caratteristica principale è l'amore di Dio e l'ardore di carità. Nella Bibbia sono descritti vicini al Trono di Yaweh, con sei ali ciascuno: due ali velano il volto, due i piedi e due servono per volare. Cantano con voce umana le lodi a Dio. Confrontare il mito di Esculapio, la divinità che guarisce, che, si dice, sia stato condotto a Roma da Epidauro sotto forma di un serpente, e le cui statue lo mostrano mentre impugna una bacchetta attorno alla quale è attorcigliato un serpente. (Vedi Ovidio, Metam., libro XV). Il Seraphim dell'Antico Testamento sembra essere collegato ai Cherubini. Nella Kabbalah il Seraphim è un gruppo di poteri angelici assegnati alla Sephira Geburah - la Severità. Lo zaffiro è dedicato ai Serafini per la sua trasparenza ed il suo colore; esso viene considerato simbolo di quella virtù che rende felice l'uomo e di conforto per il cuore.
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