Testi per l’intuizione [LVIII]

Testi per l’intuizione
Ci sono brani di poesie, di libri, di memoriali, atti a suscitare l’intuizione del lettore. Il loro significato va oltre le parole e le immagini evocate. È così per questo brano tratto da “Cinema e Teosofia”, A. Covelli, tratto da “Arte e Teosofia”, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza 2014, pp. 8-9: “Aristotele scrive La poetica per fissare le regole della messa in scena, della creazione artistica, della rappresentazione, ed ha anche una formidabile intuizione: è infatti il primo a teorizzare la struttura in tre atti.
Secondo Aristotele, perché un’opera abbia un valore e il pubblico la riconosca, essa deve essere governata dal numero 3; egli teorizza quindi i tre atti. Le opere teatrali debbono essere costruite e divise in tre momenti, ognuno con uno specifico significato.
Questi dunque i tre tempi suggeriti da Aristotele: il primo è il principio, la presentazione dei personaggi; il secondo è un tempo intermedio, dove si svolge la vicenda e il terzo è la risoluzione.
Questi tre atti, da allora ad oggi, sono sempre stati usati in ogni forma di rappresentazione, dal teatro classico al teatro contemporaneo, dall’operistica ai film di Hollywood.
Se frequentassimo un corso di sceneggiatura delle più importanti università americane, i tre atti sarebbero la prima regola insegnata agli studenti. Se sfogliassimo qualsiasi manuale di sceneggiatura di ultima uscita troveremmo i tre atti; certo non sono più i tre atti semplici aristotelici, sono più complessi, ma sono sempre tre atti.
Ciò che è importante sapere, ciò che è confortante per noi è che una parte di un’antica sapienza continua a sopravvivere nei prodotti audio-visivi di oggi.
Ci sono i tre atti nei film di Hollywood, anche in quelli più commerciali, e negli episodi delle serie televisive. Nei manuali di sceneggiatura più importanti troviamo:
Beginning: primo atto, middle: secondo atto, end: terzo atto. In un altro manuale: set up, la creazione dei personaggi, la presentazione; middle confrontation, quando il protagonista affronta delle difficoltà; end, resolution, l’ultima.
In un altro ancora: act 1 - act 2 - act 3, sempre tre atti, l’unico modo per scrivere una storia originale, una sceneggiatura, un film per il cinema. In questo flusso c’è anche il climax, il momento più alto del film, dove il personaggio, dopo avere attraversato grandi difficoltà e aver lottato per qualcosa, si trova alla resa dei conti.
Ogni film ha un climax. Ne Il padrino il climax è quando Michael uccide i capi delle famiglie; c’è una tensione che cresce fino a quel momento e che decresce fino al finale. I tre atti teorici disegnano un triangolo: c’è la rising-action, un’azione che va verso l’alto, fino al climax e una fall-action verso il finale.
È questa la struttura cinematografica, la struttura della sceneggiatura: Set-up, confrontation, resolution; ascending action azione ascendente e azione discendente.

Articolo tratto dal numero di ottobre 2020 della Rivista Italiana di Teosofia.
Link al libro: https://www.eti-edizioni.it/orizzonti/732-arte-e-teosofia.html