Pagine dalla letteratura teosofica

PL Sé Superiore
“Il Sé Superiore", di S. Demarchi, pp. 45-46 (Edizioni Teosofiche Italiane, 2009). Pubblicato sulla Rivista Italiana di Teosofia di marzo-aprile 2021.
"L’idea di assoluto"
In una poesia di Wolfgang Goethe compare un’intuizione altissima: “Se l’occhio non fosse raggiante come il sole, / non potrebbe mai scorgere il sole; / se la forza di Dio non fosse in noi, / come potrebbe farci andare in estasi il divino?”. In altre parole, come potremmo cogliere il mondo contingente, transeunte e riconoscergli queste caratteristiche, se non recassimo in noi l’Idea di Assoluto, quale parametro di confronto? È attraverso il positivo che colgo il negativo, è attraverso la pienezza che avverto la mancanza o il limite. È solo la presenza di questa idea che è in noi con il suo peso d’eternità, a consentirci il passaggio dall’empirico fenomenico al trascendentale noumenico, dal contingente al necessario, dal particolare all’universale, dal transitorio all’eterno.
È questa l’idea del divino che può anche mandarci in estasi, proprio perché vive in noi con tutte le caratteristiche della sua imperiosa positività, per cui negarla equivarrebbe negare la nostra più intima natura. Il Rosmini vedeva nell’idea dell’essere il fondamento di ogni atto conoscitivo, l’apriori formale, il lume della ragione, ma l’idea di Assoluto, al pari di quella universale e necessaria, è qualcosa di più ricco, di maggiormente definito nelle sue intrinseche potenzialità. Detta idea non può essere stata creata dalla mente umana nella sua finitezza, perché proprio il finito è avvertito in virtù dell’infinito, che quindi lo presuppone e gli preesiste. Essa non è che il manifestarsi di Dio alla mente umana in un’originaria e immanente epifania, di cui l’uomo è partecipe e non autore, un’idea innata nella pienezza del termine, che fonda la validità di tutte le nostre cognizioni. Occorre invertire il cammino di gran parte della filosofia moderna, per cui l’uomo è creatore di tutto, e tornare all’eterna verità del platonismo. Non potrei percepire le tenebre se non avessi la cognizione della luce e non potrei neppure percepire la luce, se non fossi luce. Come ben intuiva Goethe: “Non potrei amare Dio se in me non vi fosse un raggio del divino. Così Jung: “L’anima deve possedere qualche possibilità di contatto con Dio, cioè con qualcosa che corrisponda alla divina essenza, diversamente nessuna associazione sarebbe possibile”.

Link al libro: https://www.eti-edizioni.it/devozione/686-il-se-superiore.html