Pagine dalla letteratura teosofica
“In armonia con l'infinito" di R.W. Trine, pp. 7-8 (Edizioni Alaya, Milano). Pubblicato sulla Rivista Italiana di Teosofia di aprile 2020.
Pienezza di pace, di potere e di abbondanza.
Preludio.
L’ottimista ha ragione; il pessimista ha ragione. L’uno differisce dall’altro come la luce dalle tenebre, eppure hanno tutti e due ragione. Ciascuno ha ragione dal proprio particolare punto di vista e questo punto di vista è il fattore determinante nella vita di ciascuno. Ne stabilisce il potere o l’impotenza, la pace o il dolore, il successo o l’insuccesso.
L’ottimista ha il potere di vedere le cose nella loro integrità e nelle loro giuste relazioni. Il pessimista guarda da un punto di vista limitato e unilaterale. La comprensione dell’uno è illuminata dalla sapienza, quella dell’altro è oscurata dall’ignoranza. Ciascuno edifica il proprio mondo dall’interno e il risultato dell’edificio è determinato dal punto di vista di ciascuno. L’ottimista, per via della sua sapienza e delle sue percezioni superiori, fabbrica il proprio paradiso e, a misura che egli fabbrica il proprio paradiso, contribuisce inoltre a fabbricarne uno per gli altri. Il pessimista, in virtù delle proprie limitazioni, fabbrica il proprio inferno e, nello stesso grado ch’egli fabbrica il proprio inferno, contribuisce a fabbricarne uno per l’umanità.
Voi e io abbiamo le caratteristiche predominanti di un ottimista o quelle di un pessimista. Fabbrichiamo quindi, d’ora in ora, il nostro paradiso o il nostro inferno e, nello stesso grado che fabbrichiamo l’uno o l’altro per noi stessi, cooperiamo a fabbricarlo per tutto il mondo.
La parola paradiso significa armonia. La parola inferno viene dall’antico vocabolo inglese hell che significa circondare da un muro, separare; l’essere helled significava essere segregati.
Ora, perché l’armonia esista, bisogna che vi sia qualcosa con la quale stare in giusta relazione, perché lo stare in giusta relazione con alcunché chiamasi essere in armonia con esso. E la segregazione presuppone l’esistenza di una cosa dalla quale i segregati sono tenuti separati, lontani.
Pienezza di pace, di potere e di abbondanza.
Preludio.
L’ottimista ha ragione; il pessimista ha ragione. L’uno differisce dall’altro come la luce dalle tenebre, eppure hanno tutti e due ragione. Ciascuno ha ragione dal proprio particolare punto di vista e questo punto di vista è il fattore determinante nella vita di ciascuno. Ne stabilisce il potere o l’impotenza, la pace o il dolore, il successo o l’insuccesso.
L’ottimista ha il potere di vedere le cose nella loro integrità e nelle loro giuste relazioni. Il pessimista guarda da un punto di vista limitato e unilaterale. La comprensione dell’uno è illuminata dalla sapienza, quella dell’altro è oscurata dall’ignoranza. Ciascuno edifica il proprio mondo dall’interno e il risultato dell’edificio è determinato dal punto di vista di ciascuno. L’ottimista, per via della sua sapienza e delle sue percezioni superiori, fabbrica il proprio paradiso e, a misura che egli fabbrica il proprio paradiso, contribuisce inoltre a fabbricarne uno per gli altri. Il pessimista, in virtù delle proprie limitazioni, fabbrica il proprio inferno e, nello stesso grado ch’egli fabbrica il proprio inferno, contribuisce a fabbricarne uno per l’umanità.
Voi e io abbiamo le caratteristiche predominanti di un ottimista o quelle di un pessimista. Fabbrichiamo quindi, d’ora in ora, il nostro paradiso o il nostro inferno e, nello stesso grado che fabbrichiamo l’uno o l’altro per noi stessi, cooperiamo a fabbricarlo per tutto il mondo.
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Ora, perché l’armonia esista, bisogna che vi sia qualcosa con la quale stare in giusta relazione, perché lo stare in giusta relazione con alcunché chiamasi essere in armonia con esso. E la segregazione presuppone l’esistenza di una cosa dalla quale i segregati sono tenuti separati, lontani.
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