Pagine dalla letteratura teosofica

Pagine dalla letteratura teosofica
“Lettere dei Mahatma ad A.P. Sinnett" transcritte e compilate da A.T. Barker, vol. I, pp. 217-218 (Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza). Pubblicato sulla Rivista Italiana di Teosofia di marzo 2020.
Lungi dall’essere “prive di larghezza filosofica”, dunque, le nostre dottrine mostrano solo un principio nella natura, lo spirito-materia o la materia-spirito, poiché il terzo principio, l’Assoluto finale o la quintessenza dei due – mi si permette di usare un termine improprio – si perde oltre la visione e le percezioni spirituali degli “Dei” o Spiriti Planetari. Questo terzo principio – dicono i filosofi dei Veda – è la sola realtà, mentre tutto il resto è Maya, poiché nessuna delle manifestazioni proteiformi dello spirito-materia, o di Purusha e Prakriti, è mai stata considerata sotto un aspetto differente da quello delle temporanee illusioni dei sensi. Quest’idea è esposta chiaramente anche nella filosofia appena abbozzata dell’Iside. Nel libro di Kiu-te lo Spirito è chiamato la sublimazione assoluta della materia e la materia la cristallizzazione dello stesso. Non si potrebbe citare un esempio migliore del semplicissimo fenomeno del ghiaccio, dell’acqua, del vapore e della definitiva dispersione di quest’ultimo, mentre nelle sue manifestazioni successive il fenomeno è invertito ed è chiamato lo Spirito che scende nella generazione o nella materia. Di questa dottrina della trinità che si riduce all’unità – una dottrina antica come il mondo del pensiero – s’impadronirono i primi cristiani, che la insegnarono nelle scuole d’Alessandria e la completarono nel Padre o Spirito generatore; nel Figliuolo o materia – l’uomo; nello Spirito Santo, l’essenza immateriale, il vertice del triangolo equilatero, un’idea che si trova fino a questi giorni nelle piramidi d’Egitto. Così è dimostrato ancora una volta che, quando uso la fraseologia comune alla gente occidentale, fraintendete completamente il significato delle mie parole. Ma a mia volta devo farvi osservare che la vostra idea che la materia non sia che la forma allotropica temporanea dello Spirito, che differisce da esso come il carbone differisce dal diamante, non è né filosofica né scientifica sia dal punto di vista orientale sia da quello occidentale, poiché il carbone è solo una forma residua della materia, mentre la materia per sé è indistruttibile e, come io sostengo, contemporanea allo Spirito – quello Spirito che conosciamo e che possiamo immaginare. Senza Prakriti, Purusha (lo Spirito) non può manifestarsi, perciò cessa d’esistere, diventa nihil. Senza lo Spirito o la Forza non avrebbe potuto avere una forma neppure ciò che la scienza chiama materia “non vivente”, i cosiddetti elementi minerali che alimentano le piante. Nell’esistenza di ogni molecola e atomo di materia vi è un istante in cui, per una ragione o per l’altra, si ritira l’ultima scintilla di Spirito, movimento o vita (chiamatelo come volete) e, nello stesso istante, con una velocità superiore al balenio del pensiero, l’atomo, la molecola o un insieme di molecole si annullano per ritornare alla primitiva purezza della materia esistente nel cosmo. Esse vengono attratte dalla sorgente madre con stessa la velocità con cui una goccia di mercurio è attirata dalla massa centrale. La materia, la forza e il movimento sono la trinità della natura fisica oggettiva, come l’unità trinitaria spirito-materia è rappresentata dalla natura spirituale o soggettiva. Il movimento è eterno perché lo Spirito è eterno. Ma non si può mai concepire alcuna forma di movimento che non sia collegata alla materia.

Link: https://www.eti-edizioni.it/classici/lettere-dei-mahatma-volume-i,2,84
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