Pagine dalla letteratura teosofica

Pagine dalla letteratura teosofica
“Sapienza Antica" di A. Besant, pp. 214-215 (Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza). Pubblicato sulla Rivista Italiana di Teosofia di febbraio 2020.
Il sacrificio del Logos sta nel circoscrivere volontariamente la sua vita infinita per potersi manifestare. Simbolicamente si può dire che nell’infinito oceano di luce, il cui centro è dovunque e la circonferenza in nessun luogo, sorge una sfera di luce vivente, un Logos: la superficie di codesta sfera è costituita dalla Sua volontà di limitare Se stesso affinché possa divenire manifesto; è il vero in cui Egli si racchiude, così che al suo interno possa prendere forma un universo. Questo universo per il quale il sacrificio è compiuto non è ancora in esistenza; il suo futuro essere sta nel “pensiero” del solo Logos; a Lui deve la sua concezione e a Lui dovrà la sua molteplice vita. Nel “Brahman indiviso” la diversità non poteva nascere se non per mezzo di questo sacrificio volontario della Divinità, la quale prende per se stessa una forma, allo scopo di emanare miriadi di forme, dotate ognuna di una scintilla della Sua vita e, per conseguenza, col potere di evolvere la Sua immagine. “Il sacrificio primo che causa la nascita degli esseri si chiama azione (karma)” e codesto passaggio dell’esistenza in sé dalla beatitudine del perfetto riposo all’attività è sempre stato riconosciuto come il sacrificio del Logos. Esso continua per tutta la durata dell’universo, poiché la vita del Logos è l’unico sostegno di ogni vita separata, ed Egli circoscrive la sua esistenza in ognuna delle miriadi di forme che produce, sopportando tutte le restrizioni e le limitazioni implicate in ognuna. L’infinito Signore potrebbe in ogni momento uscire fuori da una qualsiasi delle forme medesime inondando l’universo della Sua gloria; ma solo con una sublime pazienza e con una lenta e graduale espansione ogni forma può essere innalzata fino a divenire un centro autonomo di potere illimitato, simile a Lui. Perciò Egli si racchiude nelle forme sopportando tutte le imperfezioni finché la perfezione sia raggiunta, finché la Sua creatura sia simile a Lui e una con Lui, ma con un suo proprio filo di memoria. In tal maniera questa emissione della Sua vita nelle forme è parte del sacrificio originale e ha in sé la beatitudine dell’eterno Padre, che invia le proprie creature nel mondo sotto forme di vite separate, affinché ognuna possa evolvere un’identità che non perirà giammai e dare la propria nota in unione a tutte le altre per elevare il canto eterno di beatitudine, d’intelligenza e di vita.
La natura essenziale del sacrificio ha queste caratteristiche, quali che siano gli altri elementi che possono venire a mischiarsi con l’idea centrale: è l’emissione volontaria di vita allo scopo di renderne partecipi anche altri, di portarne in vita degli altri e sorreggerli fino a quando non siano diventati autonomi; e questa è solo una delle espressioni della gioia divina. Vi è sempre gioia nell’esercizio di un’attività che è l’espressione del potere di chi agisce: l’uccello gioisce e freme nell’estasi del proprio canto; il pittore sente soddisfazione per le creazioni del proprio genio, nel dare forma alle proprie idee. L'attività essenziale della vita divina deve esser riposta nel dare, perché non vi è nulla di più alto e, se in qualche modo essa deve essere attiva, e la vita manifestata è movimento attivo, deve espandersi al di fuori. Il dare è dunque la caratteristica dello spirito, poiché lo spirito è vita divina operosa in ogni forma.

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