La vita e la spiritualità all’epoca del coronavirus

La vita e la spiritualità all’epoca del coronavirus
L’epidemia di coronavirus, così come tutti gli avvenimenti che travolgono le abitudini cristallizzate nel conforto quotidiano, mette in dubbio antiche certezze sulla capacità dell’essere umano di gestire tutte le situazioni piegandole, comunque, al proprio beneficio.
L’attualità ci mostra quanto potere abbia la relazione e questo non riguarda solo l’espandersi di una malattia, ma potrebbe riguardare anche il diffondersi di pensieri e sentimenti positivi.
La realtà della vita è governata dalla legge del karma che ci insegna che tutto l’universo è in connessione, che tutto ciò che si fa, si pensa, si dice ecc. ha una risonanza a un tempo individuale, sociale e globale. Per questo viene da più parti sottolineata l’importanza della positività, del non attaccamento, del superamento dell’identificazione con il nostro piccolo io personale.
Certo, in epoca di epidemia la prudenza e il buon senso sono d’obbligo, ma ciò senza dimenticare l’altruismo, dimostrato e vissuto peraltro da tanti veri eroi silenti impegnati nel mondo della sanità, del sociale, dei servizi pubblici ed anche dell’aiuto privato. Veri esempi di senso del dovere e di abnegazione. A tutti costoro va un grande pensiero riconoscente, senza dimenticare che oggi l’altruismo è una faccenda che ci riguarda anche personalmente.
In epoca di crisi il pensiero teosofico offre l’opportunità di una superiore comprensione del significato degli avvenimenti, collegandoli alla necessità di superare gli egoismi individuali e nazionali, di armonizzare i rapporti fra l’essere umano e la natura, di addivenire ad una presa di coscienza che ci apra la mente ed il cuore alla realtà spirituale.
E tutto questo è un processo da non rimandare, ma da vivere qui e ora. Alan Watts ci ricorda che “Nessuna opera d’amore potrà fiorire dal senso di colpa, dalla paura, dal vuoto del cuore, come pure nessun valido piano per il futuro potrà essere fatto da chi non è capace di vivere ora”.
Nell’introduzione al prezioso libriccino di Joseph Pang Wai “La Felicità per voi, ora” il teosofo Bernardino del Boca scriveva: “… oltre ad avere una mente, abbiamo anche un cuore ed è imparando ad amare e a costruire positivamente la nostra vita che si conquista la felicità. Se siamo uomini di buona volontà e se perciò stiamo diventando altruisti, esso [il cuore] ci insegnerà anche a diventare dei distruttori delle cause della paura, dell’ignoranza, dell’egoismo e della sofferenza. Vincere l’ignoranza vuol dire imparare a comprendere e imparare a vincere gli effetti del male, arrivando a distruggere le cause che li hanno prodotti”.
Per contribuire a realizzare un nuovo piano di coscienza il teosofo e l’uomo di buona volontà si fanno guidare da queste parole trascritte da H.P. Blavatsky ne “La Voce del Silenzio”: “Tu non potrai percorrere il Sentiero prima di essere diventato il Sentiero stesso. Tenda la Tua anima l’orecchio ad ogni grido dolore, come il loto apre il suo cuore per bere il sole mattutino. Il sole ardente non asciughi una sola lacrima di dolore prima che tu stesso non l’abbia tersa dall’occhio del sofferente. Ma ogni rovente lacrima umana cada sul tuo cuore e vi resti, né tergerla mai, finché non sia rimosso il dolore che la produsse”.
I momenti di crisi e di difficoltà ci fanno comprendere la preziosità della relazione con l’altro, dello studio e dell’introspezione, della meditazione e del servizio. È un momento in cui ci vogliono più Teosofia e più amorevole gentilezza.

Antonio Girardi
(Segretario Generale della Società Teosofica Italiana)