Il Labirinto e il Graal

Il Labirinto e il Graal
Il Labirinto è, nella sua accezione più comune, quella parte del palazzo cretese di Minosse dove era rinchiuso il Minotauro e da dove Teseo poté uscire solo con l’aiuto del filo d’Arianna, ma il racconto mitologico lascia spazio a interessanti interpretazioni e intuizioni.
Il valore iniziatico del simbolo appare fuori discussione. Vi sono rappresentazioni del labirinto sia nelle grotte preistoriche sia in numerose culture, come quelle egizia e cinese. Sarebbe pure uno dei segreti attribuiti a Salomone. Anche numerose cattedrali contengono rappresentazioni del labirinto (si pensi a quella di Amiens).
Interessante è pure l’accostamento fra il labirinto e il mandala tibetano. La conquista del centro del labirinto e la capacità di uscire dai suoi meandri simboleggiano l’acquisizione di una superiore coscienza e il superamento delle prove che caratterizzano l’umano vivere.
Ciascuno di noi è alle prese poi con il proprio labirinto interiore, rappresentato dai meandri della mente. Raggiungere il centro e poter poi uscire è una metafora che si può correlare con la cerca del Santo Graal e con il suo rinvenimento. Dopo questa esperienza e il raggiungimento della consapevolezza del cuore l’uomo non può più essere lo stesso.
La bibliografia sul tema è immensa, ma inutile se non aiutata dall’intuizione; come prima lettura di orientamento ottima la voce contenuta nel "Dizionario dei Simboli" di Jean Chevalier e Alain Gheerbrant, vol. 2°, BUR Dizionari Rizzoli, Milano, 1986.
Foto di Alex Lam su Unsplash