Hilma af Klint: una grande artista del Novecento

Hilma af Klint
La rivista Artedossier ha recentemente pubblicato, a firma di Alfredo Accatino, l’articolo “L’astrattismo del sole pallido” dedicato ad Hilma af Klint (1862-1944), la grande pittrice svedese molto vicina al sentire Teosofico e fortemente influenzata dal pensiero e dall’opera di Helena Petrovna Blavatsky, la principale pioniera della Società Teosofica.
Hilma af Klint incontrò nel 1908 Rudolf Steiner, allora Segretario Generale della Società Teosofica Tedesca, e futuro fondatore della Società Antroposofica; Steiner concepiva la realtà universale come una manifestazione spirituale in continua evoluzione.
Fra il 1921 e il 1930 Hilma trascorse lunghi periodi di studio a Dornach in Svizzera, sede della Società Antroposofica, ma Steiner non colse il genio creativo della sua arte; Hilma af Klint maturò allora la considerazione che la sua epoca non era ancora pronta per capirla.
Quando morì, nel 1944, lasciò in eredità al nipote un immenso patrimonio culturale, fatto di milleduecento dipinti e di migliaia di pagine di taccuini e note biografiche. Il legato testamentario impose però che nessuno avrebbe potuto prendere visione delle sue opere astratte realizzate all’inizio del secolo prima che fossero passati almeno vent’anni dalla sua morte. Però i suoi lavori iniziarono a essere davvero valorizzati solo dal 1986, in un crescendo di meritato interesse. L’ispirazione di Hilma af Klint, derivata da Amaliel, un’entità spirituale, la porta a produrre centonovantatré quadri astratti in due periodi (1906-1908 e 1912-1915). Le opere, di grandi dimensioni, sono cariche di simbologie con forme e colori studiati nei minimi dettagli e sono una sorta di ponte fra questa e altre realtà.