Glossario

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SILVANO

 
(Mit.) - Divinità latina dei campi e dei boschi. Rappresentato come un Dio che vigila sui campi e sugli agricoltori, fu il primo a porre pietre per segnare i confini fra i campi. Protettore degli armenti e promotore della loro fecondità, Silvano ama la musica e suona la zampogna. Talvolta ha un cane per compagno.

SIMBOLISMO

 
(Fil.) - Uso di particolari simboli per esprimere un determinato ordine di fatti; insieme di simboli usati in una determinata disciplina; espressione figurata di un'idea o di un pensiero. La scrittura primordiale, all'inizio, non aveva caratteri bensì un simbolo che era generalmente inteso come una intera frase o periodo. Pertanto, un simbolo è una parabola registrata ed una parabola è un simbolo parlato. Il linguaggio Cinese scritto è una scrittura simbolica poiché ciascuna delle sue migliaia di lettere è un simbolo. Come indirizzo storico-religioso, impiegato per spiegare i miti ed i culti delle varie religioni come simboli, è importante quello di Creuzer, del XIX secolo. Esso vedeva nelle religioni antiche espressioni simboliche di verità complesse e astratte che altrimenti sarebbero state inaccessibili alla mentalità dei popoli dell'epoca. I simboli sarebbero stati inventati dalle classi sacerdotali.

SIMBOLO

 
(Eso.) - Dal greco "sun-ballo", ha il significato letterale di "mettere assieme" ed è il contrario di "dia-ballo", che significa "separare" e che la cristianità ha tradotto con Diavolo. I Greci lo usarono come mezzo di riconoscimento: un oggetto veniva spezzato in due parti e consegnato a due persone; il segno di riconoscimento consisteva nel coincidere delle due parti. Ma presto esso assunse l'altro significato, quello più noto: qualsiasi cosa (segno, gesto, oggetto, persona) la cui percezione valga a suscitare nella mente un'idea diversa da quello che è il suo immediato aspetto sensibile. Il simbolo è qualcosa di solenne che rinvia ad una realtà più importante e remota; nella considerazione dei fenomeni religiosi, il simbolo è fondamentale nella funzione rituale e serve a suscitare nel fedele l'idea dell'arcano del mistero, del divino. Nelle religioni misteriche veniva usato come segno di riconoscimento fra gli Iniziati. L'uso più esteso del simbolo si ha nelle religioni. Dapprima aveva un collegamento diretto (un cantaro stava per Dioniso, un lingam per Shiva, ecc.) poi assunse un valore allusivo, una espressione cifrata di un qualcosa che non si poteva esprimere direttamente. Simbolo ed allegoria divennero sinonimi, anche se il primo rimase prevalentemente legato ai misteri. Il triangolo con l'occhio al centro è il simbolo di Dio uno e trino, la spiga matura è il simbolo di Demetra, ecc. L'ultimo sviluppo nell'impiego del simbolo si ha con gli archetipi dello psicologismo storico-religioso. Vestire pelli di animali durante il rito non significa rappresentare gli animali, quanto diventare animali e vivere la loro realtà; riaccendere i fuochi non è un simbolo per l'anno nuovo, ma l'inizio dell'anno nuovo; la svastica, la croce, la mezzaluna, hanno una serie indefinita di significati, che si legano di volta in volta all'argomento che viene trattato. Simboli sono tutti i segni usati in astrologia (corpi celesti, configurazioni planetarie, segni dello zodiaco, ecc.), ed anche i segni musicali (note, durata, abbreviazione, ecc.). Esistono poi i simboli religiosi veri e propri: il simbolo apostolico dei cristiani, il simbolo atanasiano, il simbolo niceno-costantinopolitano, ecc. Gran parte dei simboli, poi, sono tratti da uomini celebri, come modelli da imitare: Abele=innocenza, Beniamino=figlio prediletto, Caino=odio fraterno, Cesare=grandezza, Cicerone=eloquenza, Creso=ricchezza, Diogene=cinismo, Giobbe=pazienza, Matusalemme=longevità, Mecenate=protezione delle arti, Pandora=curiosità, Penelope=fedeltà coniugale, Salomone=saggezza, Sansone=forza, e tanti altri noti alla saggezza popolare. Ma il simbolo può essere rappresentato anche da un gesto. Presso i Romani, la stretta di mano era un contratto, un sasso lanciato contro un muro significava una costruzione illegale, scoccare le dita significa accesso all'eredità, la rottura di un ramoscello interrompeva la prescrizione, lo schiaffo del padre al figlio era segno di emancipazione, ecc. Anche gli animali vengono spesso usati come simboli: il cane lo è della fedeltà, la colomba dell'ingenuità, la volpe della astuzia, il gatto della furbizia, ecc. Nella mitologia indù, il simbolo è un certo orizzonte silenzioso che sta al di sopra della parola e delle sue possibili interpretazioni; esso non dischiude una via interpretativa, ma l'esperienza dell'anima che visualizza la propria immagine nel Tutto. Nell'età primitiva il simbolo è strettamente legato alla carica magica attribuita a qualsiasi raffigurazione e si esprime soprattutto sotto forma di figure geometriche. Spesso è connesso con immagini di fertilità, di fecondità, e con idee cosmologiche. Nell'arte egiziana ideogrammi e personificazioni erano caricati di valore simbolico ed esprimevano l'ideologia del potere del Faraone, oltre che concetti cosmologici e religiosi. In Oriente li troviamo largamente impiegati nello Zoroastrismo e nel culto di Mitra; furono scarsamente adoperati da Greci e Romani. I simboli tornarono di attualità con Giudei e Cristiani, nelle Sacre Scritture, nei Vangeli e nei vari dogma. Anche il Medioevo farà largo uso di simboli, come bellezza visibile che aiuta lo Spirito ad innalzarsi alla contemplazione della bellezza invisibile. Simbolo e Verità formano un binomio assolutamente inscindibile. Il simbolo, infatti, è qualcosa in cui si cela una verità che non è facilmente individuabile da parte di chi non abbia la conoscenza per farlo; la Verità, a sua volta, non esiste come tale, ma si cela di volta in volta in simboli che vanno interpretati e resi comprensibili. La verità è sempre a portata di mano di colui che la cerca con serietà ed impegno, ma ciascuno è in grado di coglierla al livello delle proprie capacità. È come se un uomo si ponesse davanti ad un alto scaffale ripieno di libri: può prenderne fino al punto in cui la sua altezza glielo permette. La verità non può mai scendere al livello di chi la cerca, viceversa spetta la cercatore elevarsi per coglierla al livello in cui si trova. Un vero simbolo è il modo più conciso in cui una verità può essere riposta, anche perchè non tutte le verità si possono trasformare in parole: la verità esisteva prima ancora che nascesse la facoltà della parola. La via migliore per trasmettere una verità è un tipo di comunicazione che trascende la parola: è la comprensione intuitiva.

SIMEON

 
-BEN-YOCHAI (Cab.) - Un Rabbino Adepto, vissuto nel secondo secolo dell'era moderna, nato in Galilea, morì a Meron, presso Safed, fra infinite meraviglie: sparì in un torrente di luce che inondò la caverna nella quale viveva. In questa caverna visse per tredici anni per sottrarsi ai Romani. Lo Zohar è una raccolta di numerosi libri, contenenti brevi affermazioni midrashiche e discussioni, attribuiti per la maggior parte al tanna Simeon-ben-Yochai ed ai suoi dieci compagni.

SIMEONE

 
(Eb.) - Secondo figlio di Giacobbe; la sua tribù occupava l'estremità meridionale della Palestina e non ebbe ruoli di rilievo nella storia di Israele. È associata al segno zodiacale dei Gemelli; nella descrizione che Giacobbe morente fa dei suoi figli, le tribù di Simeone e Levi sono definite: "fratelli strumenti di crudeltà nella loro abitazioni".

SIMHA

 
(San.) - In India, con questo nome, si indica il segno zodiacale del Leone.

SIMON MAGO

 
- Un grandissimo Gnostico e Taumaturgo Samaritano chiamato "il grande Potere di Dio". La leggenda lo dice samaritano dell'età apostolica, battezzato da Filippo, chiese a Pietro, in cambio di denaro, di conferire lo Spirito Santo. Si recò a Roma con una certa Elena, presentandosi come incarnazione della Potenza di Dio. Pare si debba a lui la gnosi eretica, ma sono tante le leggende che lo vedono protagonista. La versione cristiana della vita di Simon Mago è fin troppo interessata per essere vera. È più credibile Ippolito quando dice che Simon Mago sosteneva la teoria dei sei radicali (Mente, Intelligenza, Voce, Nome, Ragione, Pensiero), tutti subordinati al settimo, il Fuoco. Questa teoria può essere riportata con semplicità a quella dei Sette Soffi, o Sette Sacerdoti, della Anugita, che mostra in testa il Sè superiore. La teoria fu poi ripresa da Valentino e sviluppata come teoria degli Eoni.

SIMONE DA SIENA

 
(It.) - È citato da H.P.B. nella Dottrina Segreta, ma non ne se ne trova traccia. Esiste un Simone da Cascia, beato, agostiniano, predicatore, vissuto nel XIV secolo, autore di varie opere teologiche.

SIMONIA

 
(Rel.) - Peccato cui incorre ogni soggetto che pratica il commercio di beni spirituali o di beni materiali che siano connessi con beni o funzioni spirituali. Nella storia della umanità, la Chiesa cattolica è quella che ha più diffusamente commesso questo peccato.

SIMORGH

 
(Iran) - Lo stesso che l'alato Sioroh, una specie di grifone gigante, per metà fenice e per metà leone. , dotato, nelle leggende Iraniane, di poteri di oracolo. Simorgh era il guardiano dei Misteri dell'antica Persia. Si attende che riappaia alla fine del ciclo come gigantesco uccello-leone. Esotericamente è il simbolo del ciclo Manvantarico. Il suo nome Arabo è Rakshi e può essere identificato con la Fenice. Nei Tales of Derbent si racconta che Simorgh è nato con l'ultimo Diluvio dei preadamiti; i misteri di Simorgh sono uguali per certi aspetti a quelli indù ed a quelli cabalistici. Nel racconto "Simorgh ed il Buon Califfo", si chiede a Simorgh la sua età. Egli risponde: "Il mondo è antichissimo, sette volte popolato da esseri diversi dall'uomo e sette volte spopolato. L'era della razza umana in cui siamo durerà settemila anni". Simorgh è lo stesso che il Singh alato degli Indù e la Sfinge degli Egizi. I tempi che ad esso vengono riferiti trovano conferma sia nel calcolo dei Brahmani che nella teoria delle Ronde e dei Globi.
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