Glossario

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PARA

 
(San.) - In filosofia significa "lontano, distante", da cui "infinito" e "supremo" - il limite ultimo. Param è il fine e lo scopo dell'esistenza; Parapara è il confine dei confini.

PARA

 
-APARA (San.) - Letteralmente "superiore-inferiore"; è l'opposizione fra la conoscenza dell'Indefettibile (akshara) e la scienza liturgica.

PARABRAHMAN

 
(San.) - Letteralmente, "Al di là di Brahma", il Brahma Supremo, Infinito, "Assoluto" - il senza attributi, la realtà unica. Il Principio impersonale, universale, senza nome, immutabile, eterno, onnipresente, illimitato. Non si tratta di una divinità, ma del Supremo come causa e non come effetto. Come Realtà senza Secondo, è il Cosmo che tutto abbraccia, lo Spazio cosmico infinito, nel significato spirituale più elevato. Esso è l'aggregato collettivo del Cosmo nella sua infinità ed eternità, il "Quello" ed il "Questo" cui non si possono distribuire gli aggregati distributivi. Parabrahman è materiale: una realtà incondizionata ed assoluta, la cui controparte è Mulaprakriti, un velo gettato su di esso, la materiale primordiale non manifesta. Spirito (o Coscienza) e Materia sono i due simboli, od aspetti, dell'Assoluto (Parabrahman), che costituiscono le basi dell'Essere condizionato, soggettivo ed oggettivo. È il duplice aspetto dell'Universo condizionato. È Sat, la Realtà Unica, l'Essere Assoluto, il Non-Essere. Parabrahman e Mulaprakriti sono i due aspetti del Principio Unico, asessuato, incondizionato, eterno. Per i Vedantini, Parabrahman è Tre (Parabrahman, Chit e Achit) e, benché sia la sola Realtà, indipendente, è inseparabile dalla sua Trinità. Parabrahman è la Sostanza immutabile, eterna ed inconoscibile, Chit (Atma) e Achit (Anatma) sono le sue qualità. Esso è la sorgente unica di ogni manifestazione e modo di esistenza, ma non può avere alcun rapporto con la materia o con qualsiasi cosa condizionata. È l'UNO sempre immutabile, lo Spirito la cui essenza è eterna, una ed esistente in sè, che emana una pura luce eterea (che è doppia ed è impercettibile ai sensi elementari). Sat, l'Anima Universale, è il suo primo aspetto cosmico. Parabrahman è il prototipo da cui sono derivate tutte le divinità, è causa passiva perchè assoluta, è Mukta incondizionato; è la Vita Una, il Grande Soffio, il Turbine. Secondo una leggenda indù, questa divinità primigenia si sarebbe rivelata, un giorno, sotto la forma di un uomo dalla cui bocca sarebbe scaturito Maiso, dal petto Vishnu, dal ventre Brahma. Prima di rendersi nuovamente invisibile, avrebbe assegnato a Maiso il primo cielo, con l'impero assoluto sugli elementi; a Vishnu il compito della giustizia sugli uomini, l'assistenza ai poveri ed ai diseredati dalla sorte, che si trovano nel secondo cielo; a Brahma assegnò il terzo cielo, dove è l'esercizio del culto, con il compito di sovraintendere alle cerimonie religiose.

PARACELSO

 
- Il nome simbolico adottato dal più grande Occultista del medioevo - Philip Bombastes Aureolus Theophrastus von Hohenheim, nato ad Einsiedeln, nel Cantone di Zurigo, nel 1493. Morì a Salisburgo nel 1541. Medico, alchimista e filosofo, studiò a Basilea, poi con Tritemio, abate di Sponheim, sotto la cui guida proseguì le ricerche chimiche. Recatosi in Tirolo, studiò i minerali e le malattie dei minatori. Dopo aver viaggiato a lungo, nel 1526 tornò a Basilea, dove insegnò medicina in tedesco, e non in latino come si usava all'epoca. Qui ricevette il suo soprannome, in onore di Celso. L'invidia per i suoi successi gli scatenò contro la rabbia di tutti, colleghi e non. Dovette lasciare la città, e riprese a viaggiare. Passò attraverso molte città fino a quando ricevette, nel 1541, dall'arcivescovo Ernst, l'invito a stabilirsi a Salisburgo. Morì in circostanze misteriose, non si sa bene se per un tumore al fegato o per mano assassina (ipotesi più probabile, data la generale simpatia degli ignoranti). La sua leggenda è stata fusa con quella del dr. Faust, ma il suo grande patto era con la "Conoscenza". Persona di immensa erudizione, conosceva l'astrologia e la Cabala, mentre era un grande esperto di occultismo. Per lui, la Natura era un grande organismo vivente pervaso da un'energia creatrice; l'uomo, posto a metà strada fra la natura e Dio, attraverso la conoscenza delle scienze naturali, con l'aiuto dell'alchimia e dell'astrologia, può penetrare i misteri della creazione e di Dio. Ogni cosa è impregnata di magnetismo cosmico, che trasmette all'uomo le influenze astrali. Fu il primo a stabilire delle corrispondenze tra organi del corpo umano e pianeti: Sole-cuore, Saturno-polmoni, Venere-reni, Luna-cervello, Giove-fegato, Marte-cistifellea. Oggi viene deriso da quanti esercitano la medicina come gestori di scartoffie o squartatori di membra, privi di ogni visione dello uomo integrale del quale il corpo fisico è solo la scorza. Nei suoi testi si trovano accurate osservazioni cliniche e molte scoperte chimiche. Il suo modello magico-mistico è rifiutato dai contemporanei e da quanti vedono nella scienza solo il lato materiale. Fu il primo ad applicare la chimica alla medicina e la moderna farmocologia è solo uno sviluppo delle teorie di Paracelso, lo accetti o no. Paracelso compie una ricerca sperimentale delle essenze di ogni sostanza, che per lui sono strumenti dell'archeus (spirito della vita). Grazie ad esso, il mondo della materia terrena e della concretezza organica dell'uomo acquista senso nel quadro del segreto cosmico; quanto più l'iniziato si cala nell'esperienza materiale, accurata, ripetuta, tanto più egli evade dai limiti dottrinali ed astratti della scolastica per accedere alla concreta veridicità dei simboli e dei miti. Fu il fisico più illustre del suo tempo ed il più rinomato nel curare quasi tutte le malattie con il potere dei talismani da lui stesso preparati. Non ebbe mai un amico, fu circondato solo da nemici, i più accaniti dei quali furono gli Ecclesiasti e la loro fazione. È comprensibile che egli fosse accusato di essere in combutta con il diavolo, nè c'è da meravigliarsi che alla fine fosse assassinato da alcuni nemici sconosciuti, all'età di circa quarantotto anni. Morì a Salisburgo, lasciando numerose opere che sono state fino ad oggi tenute in grande considerazione dai Cabalisti e dagli Occultisti. Molto di ciò che disse si è rivelato profetico. Era un chiaroveggente di grandi poteri, uno dei filosofi e dei mistici più dotti ed eruditi, nonché un famoso Alchimista. La fisica è in debito con lui per aver egli scoperto il gas nitrogeno, o Azoto.

PARACLETO

 
(Rel.) - Deriva dal greco e significa "invocato". Nella Chiesa cattolica, con questo termine si individua lo Spirito Santo, perchè è invocato dai Cristiani.

PARADESHA

 
(San.) - La culla dei primi uomini pensanti divini, l'altipiano del primo popolo di lingua sanscrita; più o meno l'Edone dei Greci, ma non l'Eden dei Caldei e degli Ebrei.

PARADHA

 
(San.) - Il periodo che comprende una metà della Età di Brahma.

PARADIGMA

 
(Fil.) - Dalla parola greca che significa "modello, esempio", ed in questa accezione il termine si trova usato. Le idee sono, infatti, modelli o termini di paragone assoluti, conoscendo i quali è possibile decidere se qualcosa sia o non sia conforme ad esse. Conoscendo che cosa è la santità, si può giudicare se un'azione sia o non sia santa. Le cose sensibili sono copia dei modelli intelligibili ed il cosmo generato è prodotto dal demiurgo divino ad imitazione di un paradigma eterno, il Vivente in sè. La condizione umana, come non-sapere, è il paradigma di Dio, come sapere.

PARADISO

 
(Rel.) - Luogo delizioso dove dimorano i beati dopo la morte, ed anche quelli che conoscono l'esatta etimologia della parola. Forse dal Caldaico "pardes" che significa "recinto"; sarebbe appropriato con il fatto che Dio vi avrebbe rinchiuso Adamo ed Eva. In senso astratto, è il luogo dove esiste la vera felicita, cosa che ci porta ad un'altra certezza: non è in questo mondo. Per i latini, Paradisius era un giardino di alberi fruttiferi; anche questo non è più possibile su questa terra, dato l'elevato tasso di inquinamento. Ogni popolo, ogni religione, ogni credo, ha il suo paradiso ed il suo inferno. Vediamone alcuni. Il Paradiso dei cristiani è il luogo nel quale Dio dà il premio della beatitudine eterna ai giusti. Il Paradiso terrestre era il giardino, o luogo di delizie, dove Adamo ed Eva vivevano in "stato di innocenza", si fa per dire. In realtà vivevano in trance: appena si svegliarono, Dio li cacciò via in malo modo, inveendo come un venditore ambulante al quale abbiano rubato la merce. L'Elisio era il paradiso dei Greci, e poi anche dei Romani. Era una regione dell'Inferno (la quarta per i Greci, la settima per i Romani) e vi andavano a finire le anime dei giusti. In un ambiente bucolico, fuori dal tempo, viveva immota l'immortalità! Il Paradiso dei Siamesi è al di là del cielo e si suddivide in otto gradi di beatitudine. A somiglianza della terra, vi sono paesi, popoli, re; si celebrano matrimoni, si hanno figli e si fanno le guerre. Solo al livello più alto gli Dei ed i Santi godono di una inalterabile felicità. Il Paradiso degli indù è più complicato, perchè comprende ben ventisette cieli sovrapposti, con giardini fioriti, laute mense (mai viste in vita), donne bellissime e disponibili ( dove vanno le anime delle donne?). Vi accedono non solo gli uomini, ma anche le bestie. Il Paradiso dei Cinesi è un luogo di delizie, ma per accedervi le anime debbono passare attraverso un ponte strettissimo, largo quanto il fusto di una canna di bambù, sospeso su un vuoto orribile. Il Paradiso dei Persiani comprende tutte le voluttà della vita terrena, solo che esse sono prive di materialità (!). Bellissime vergini possono essere ammirate, provocando il più grande godimento solo al vederle. Come al solito non si sa quale tipo di godimento sia riservato alle anime delle donne, a meno che ad esse il paradiso sia negato. Il Paradiso dei Musulmani è diviso in sette zone distanziate da spazi immensi, pieno di meravigliose fanciulle (vedi prima) e di ogni ben di Dio. Man mano che si sale si trovano gli Angeli ed infine il Trono di Dio, illuminato da quattordici candele di cera, distanti l'una dall'altra cinquanta giorni di cammino. Maometto ed Alì offrono bevande alle anime che siedono sulla sponda del Kausser, mentre forme mostruose si aggirano attorno. Il Paradiso degli Africani è più o meno una copia della situazione terrena. Vi è però il beneficio di poter ricevere i doni che i viventi offrono in sacrificio, gli stessi che nessuno diede loro in vita. Il Paradiso delle tribù americane è un luogo dove vi è molta selvaggina, tabacco e pipe, canti e danze, ossia tutte quelle cose che difficilmente si riesce a fare in vita. Questo luogo di delizie è situato ad occidente, dietro ai monti. Il Paradiso dei Messicani è il più caldo, perchè è situato vicino al Sole. Le anime sono disposte a gradini, secondo i loro meriti. In un certo senso è lo stesso concetto espresso da Bhaskara Acharyache il quale sosteneva che le Isole del Nord sono dei Paradisi che vengono via via raggiunti man mano che aumentano i meriti religiosi. Tutto quanto è stato detto, ovviamente, ha valenza exoterica, essendo il significato esoterico ben altro. Paradisi ed Inferni sono recinti ideologici inventati dalle religioni per chiudervi dentro i popoli a mò di gregge, sottomettendoli all'opera di "pastori" che ne controllano l'operato attraverso atti così detti "religiosi". All'uomo è consentito uscire dal gregge muovendo verso la "conoscenza", abbandonando l'ignoranza, cercando la propria "via" attraverso il perfezionamento di sè stesso.

PARADOSSO

 
(Lin.) - Affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o la forma in cui è espressa, appare contraria all'opinione comune o alla verosimiglianza, e riesce perciò sorprendente o incredibile.
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