Glossario

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THUMOS

 
(Gr.) - L'anima astrale, animale; il Kama-Manas; Thumos significa passione, desiderio e confusione; ed è usato anche da Omero. Probabilmente la parola deriva dal Sanscrito Tamas, che ha il medesimo significato.

TRE FUOCHI

 
(Occ.) - Il nome dato ad Atma-Buddhi-Manas quando si uniscono e diventano uno.

TZURAH

 
(Eb.) - Nella Kabbalah è il prototipo divino. Nello Occultismo esso comprende Atma-Buddhi-Manas, la Triade Superiore: l'Individuo divino eterno. Il plurale è Tzurath.

VIJNANAM

 
(San.) - Il nome vedantico per il principio che dimora nel Vijnanamaya Kosha (il fascio dell'intelletto) e corrisponde alle facoltà del Manas Superiore.

YOGA (San.)

 
Termine che deriva dalla radice sanscrita "yuj" che alcuni traducono con "giogo", alludendo al soggiogamento di tutte le forze individuali, sia fisiche che psichiche, altri con "unione", alludendo al ricongiungimento dello spirito individuale (jivatman) con lo spirito universale (brahman). Lo Yoga, il cui sfondo dottrinale è comune al Sankhya, è un sistema filosofico (una delle sei Darshana) e pratico indù che si propone di conseguire la liberazione (mukti, moksha) mediante la pratica di un insieme di discipline psico-fisiche. Esso assume come presupposto la fisica della scuola Sankhya, da cui si differenzia in quanto unifica la parte psichica dell'individuo (buddhi, o la psiche, ahankara, l'egoità, manas, la mente) in un unico organo, la coscienza-intelletto (citta), la cui attività (vritti) è la causa della permanenza dell'uomo nell'esistenza condizionata (samsara), o ciclo delle rinascite. La riduzione e l'eliminazione delle vritti si ottiene mediante la pratica di discipline morali (yama e nyama), fisiche (asana e pranayama) e psichiche (pratyahara, dharana, dhyana, samadhi). Le pratiche dello Yoga nascono da esercizi di ristrette confraternite che, portando a capacità non comuni, vengono ritenute segno di sovrumana perfezione. Essi si basano sul controllo del vitto e del respiro, su processi autosuggestivi ed autoipnotici che in parte sono simili alle attività del Taoismo. La parola "Yoga" si trova nelle Upanishad, ma le sue attività sono citate già nei Veda. Esistono varie specie di Yoga che seguono metodi diversi, seppur analoghi, tutti comunque basati su due principi fondamentali: la meditazione ed il controllo del respiro. Lo Yoga è il presupposto per l'interiorizzazione del sacrificio su cui si fonda sia la teoria delle Upanishad che la pratica reale delle varie Darshana. Lo Yoga crede in un Dio supremo, regolatore del moto della Natura, di cui, però, non è creatore. Egli vigila sull'evoluzione di Prakriti, il cui scopo è quello di servire alla liberazione delle anime; Dio, pertanto, è coadiutore attivo della salvazione, una monade spirituale libera dall'eternità dei mali fondamentali dell'esistenza e dal karma, onnisciente e non creatore, che non interferisce sul processo cosmico. La liberazione non avviene solo per opera della conoscenza, ma richiede anche una disciplina pratica che mira alla quiescenza della mente; tale processo passa per tre vie: purgativa, intellettuale ed unitiva. Nel sistema yogico delle Upanishad si trovano sei Yogasutra, quelli superiori dal momento che non compaiono ancora Yama e Nya-ma. Qui lo Yoga è inteso come unificazione del molteplice con conseguente cessazione di tutte le forme di coscienza; in tal modo lo spirito unificato, attraverso il dotto della sushumna, si libera verso l'immortalità. Nel Mahabharata, lo Yoga assume la veste di un corpo dottrinale di regole, e subito dopo, il Moksha-dharma delinea i tre momenti del processo: preparazione morale, norme esteriori, esercizi scolastici. Attraverso il distacco delle sensazione del mondo esterno e la repressione del pensiero, si tende a giungere immediatamente alla percezione del Brahman; non si tratta, ovviamente di un salto, ma del passaggio attraverso un certo numero di sfere, sperimentando diversi fenomeni, ottenendo varie immagini. Assimilandosi alle sfere, esse vengono penetrate, e mediante il riassorbimento delle entità l'una nell'altra, si procede verso il Brahman (questo procedimento è caratteristico del sistema tantrico). Sono estremamente interessanti alcuni concetti: lo yoga è una disciplina tesa alla conquista della verità, essa permette di controllare l'irrequieto complesso delle forze psichiche, con lo yoga la coscienza si innalza dallo stato ordinario di veglia al più alto livello di consapevolezza, lo yoga permette di agire senza essere mossi dal desiderio del frutto il che porta al dominio di sè. Se si considera attentamente il significato di quanto sopra scritto, si capisce che lo yoga non è solo una via esoterica, ma anche un buon sistema per vivere in pace in questo mondo. Esistono vari tipi di yoga: Dominio dello Spirito - Jnanayoga, via della conoscenza della realtà mediante la quale l'uomo ascende a gradi sempre più alti dell'essere, dimenticando il proprio Io nella contemplazione dei principi universali della esistenza; - Karmayoga, via dell'azione compiuta disinteressatamente, per amore del dovere e di Dio, con sottomissione della volontà alle finalità da questi proposte; - Bhaktiyoga, via della devozione al Dio personale; - Rajayoga, Yoga Regale o principale, basato essenzialmente sulla meditazione. Questi tipi di yoga tendono a riunire l'anima individuale con il principio assoluto universale. Dominio del corpo - Hathayoga, lo Yoga violento, costituito da esercizi corporei che portano alla realizzazione di fenomeni fisiologici normalmente irrealizzabili; - Layayoga, o Yoga dell'assorbimento del citta, che può tendere anche alla dissoluzione del citta; - Tantrayoga, via pratica per l'esplorazione e la conquista di sè stesso; - Mantrayoga, o Yoga delle formule, caratterizzato da mormorii e ripetizioni prolungate delle sillabe sacre. Questi tipi di yoga tendono a convogliare le forze interne dello organismo verso l'acquisizione di stati superiori di coscienza. Poiché non è possibile esaurire completamente l'argomento, rimandiamo chi volesse saperne di più alle pubblicazioni specializzate (esiste solo l'imbarazzo della scelta), mentre riteniamo, in conclusione, di dover fare cenno ad un certa affinità dello yoga con l'alchimia, dal momento che le due scienze operano sulla "materia vivente" per mutarne il regime ontologico, perseguendo la liberazione dalle leggi del tempo, la conquista della libertà e della beatitudine, il raggiungimento dell'immortalità. Sotto questo aspetto, l'identificazione dello Yogin con il Mago è possibile. Abbiamo già detto che lo yoga appare come "tecnica" nelle Upanishad, mentre i suoi esercizi, pur se non organizzati, sono già citati nei Veda (Esistono delle figure scolpite, risalenti almeno al III millennio a.C., dove si vedono dei personaggi seduti con la postura yoga). La sistematizzazione dello Yoga classico si ha con Patanjali, un autore così conosciuto che la sua datazione oscilla fra l'VIII sec. a.C. e l'VIII sec. d.C. ! L'opera di questo autore si chiama "Yogasutra" , 118 frasi nelle quali è contenuta, quasi sotto forma di aforismi, tutta la dottrina dello Yoga, con particolare riferimento al Rajayoga, la massima espressione dello Yoga a livello spirituale. Patanjali prevede per il praticante un itinerario ascetico che, dopo una fase preliminare, si muove in otto gradi fondamentali (anga=membra), suddivisi in anga indiretti (o esterni) ed anga diretti (o interni). Bahiranga (Anga indiretti) 1) YAMA (Proibizioni) : Ahimsa (non violenza), Satya (veridicità), Asteya (assenza di desiderio dei beni altrui), Brahmacarya (purezza), Aparigraha (rinuncia all'avidità); 2) NIYAMA (Discipline) : Sauca (purificazione del corpo e dello spirito), Samtosha (serenità), Tapas (ascesi, o sforzo fisico), Svadhyaya (studio dei Veda), Ishvarapranidhana (abbandono di sè a Dio); 3) ASANA : Controllo delle posizioni e degli atteggiamenti del corpo; 4) PRANAYAMA : Ritmo e rallentamento progressivo del respiro; 5) PRATYAHARA : Distacco dai sensi ed emancipazione dell'attività sensoriale. Antaranga (Anga diretti) 1)DHARANA : Concentrazione del citta su un oggetto al fine di conoscerlo; 2) DHYANA : Meditazione yogica; 3) SAMADHI : Enstasi, o contemplazione, o assorbimento mistico. I Bahiranga sono i preliminari della prassi yogica e servono ai principianti che desiderano pervenire al sovvertimento integrale dei normali modi di essere; gli Antaranga servono al samyama, ovvero al dominio dello spirito, in assoluta autonomia dagli stimoli del mondo e dal dinamismo subcosciente. Menzione a parte merita l'Hathayoga, una disciplina oggi molto sviluppata in occidente, fondata sui principi generali e di anatomia della medicina dell'Ayurveda. Le tecniche dell'Hathayoga si risolvono in sette acquisizioni: 1) Sodhana : purificazione dei canali del corpo; 2) Dridhata : stabilità ; 3) Sthairya : immobilità; 4) Dhairya: impassibilità; 5) Laghava : leggerezza; 6) Pratyaksha : evidenza della gnosi; 7) Nirlipta : liberazione. In un certo senso, l'Hathayoga può essere considerato il terzo passo del Bahiranga, l'Asana. In questa forma di yoga, il corpo umano acquista una importanza mai raggiunta: esso viene omologato al cosmo e la vita psichica dell'individuo viene considerata come immagine di quella dell'universo. Lo yoga classico trascende lo Yogadarshana poiché non si limita a dirigere lo yogin verso la salvezza attraverso il padroneggiamento della persona intesa come unità psicofisica, ma indica anche una via soterica quale componente integrativa. Da qui il diversificarsi di un gran numero di tecniche yogiche.

MANASASAROVARA

 
(San.) - Pronunciato foneticamente Mansoravara. Un lago sacro del Tibet, nell'Himalaya, chiamato anche Anavatapta. Manasa-sarovara è il nome della divinità tutelare di questo lago e, secondo il folklore popolare, si dice sia un naga, un "serpente". Questo, tradotto esotericamente, significa un grande adepto, un saggio. Il lago è un grande luogo di pellegrinaggio annuale per gli Indù, poiché si afferma che i Veda siano stati scritti sulle sue sponde.

LOGOI

 
(Eso.) - Sono gli Dei maschi che all'inizio, cosmicamente ed astronomicamente, diventano Figli del Sole e, quindi, Soli di Giustizia. Sono tutti simbolizzati dal Sole. Essi sono i Poteri creatori che fanno del loro meglio per fornire all'uomo puro uno Spirito immortale cosciente, riflesso del Manas. Essi falliscono, e vengono puniti per il loro insuccesso. I Logoi degli Ofiti erano due : Ennoia, la Mente Divina, ed Agathodaemon, il Serpente. Praticamente erano il Logos che si sdoppia nei due principi del Bene e del Male. Cabalisticamente i Logoi sono il Logos settuplice che si differenzia in sette Logoi, le Potenze creatrici. Sono i sette Raggi emanati dal Protogono, il Raggio Padre, il Logos manifestato, colui che sacrifica il suo Esse affinchè il mondo possa vivere. I sette pianeti sacri sono le case dei sette Logoi. Nel Cosmo vi sono sette tipi di Logoi; ciascuno di essi diventa la figura centrale di uno dei sette rami dell'Antica Religione Sapienza.

KSHETRAJNA

 
(San.) - O Kshetra-jna, letteralmente significa "il conoscitore del campo", dove campo sta per corpo attributo di una funzione del Purusha. È lo Spirito incarnato, l'Ego Cosciente nelle sue manifestazioni più elevate: il Principio che si reincarna; il "Signore" dentro di noi. Il termine Kshetrajneswara ne chiarisce ulteriormente il significato, poiché al significato di Kshetrajna associa quello di Ishvara dando quindi "il più alto conoscitore nel campo della conoscenza della costituzione umana". È il Manas superiore, l'Ego superiore, lo Spettatore silenzioso, la Vittima sacrificale, la Conoscenza assoluta, il Sè supremo (come lo definisce Krishna nella Bhagavad Gita), il Sole spirituale dell'Anima.

KAMADEVA

 
(San.) - Nell'idea popolare è il dio dell'Amore; nel Pantheon Indù, un Visvadeva. Come l'Eros di Esiodo, degradato a Cupido dalla legge exoterica ed ancor più degradato dal significato poi attribuito a questo termine, così Kamadeva è uno dei soggetti più misteriosi e metafisici. Solo la descrizione Vedica primitiva di Kama dà la nota-chiave di ciò di cui è l'emblema. Kamadeva è il primo desiderio cosciente che tutto abbraccia per il bene universale; l'amore, ma per tutto ciò che vive e che sente, che ha bisogno di aiuto e di benevolenza; è il primo sentimento di tenera ed infinita compassione e di pietà che si innalzò nella coscienza della FORZA UNICA creatrice, appena si svegliò alla vita e all'essere come un raggio dell'ASSOLUTO. Il Rig-Veda dice: "Per primo sorse in ESSO il desiderio, che era il germe primitivo della mente e che i Saggi, indagando con il loro intelletto, hanno scoperto nel loro cuore come il legame che unisce l'Entità alla non-Entità", o il Manas al puro Atma-Buddhi. In questo concetto non vi è alcuna idea di amore sessuale. Kama è preminentemente il desiderio divino di creare felicità ed amore; e fu solo secoli più tardi, quando l'umanità cominciò a materializzare con l'antropomorfizzazione i suoi più elevati ideali in dogmi concisi e secchi, che Kama diventò il potere che gratifica il desiderio sul piano animale. Ciò è dimostrato da quanto è scritto nei Veda e da alcuni Brahmana. Nell'Atharva Veda, Kamadeva è rappresentato come la Divinità Suprema ed il Creatore. Nel Taitariya Brahmana, Kama è il figlio di Dharma, dio della Legge e della Giustizia, e di Sraddha, la fede. In un altro racconto, egli sorge dal cuore di Brahma. Altri lo mostrano nato dall'acqua, cioè dal caos primordiale, o "Abisso". Da qui deriva uno dei suoi numerosi nomi, Iraja, "il nato dall'acqua", quello di Aja, il "non-nato", e di Atmabhu, l'"Auto-esistente". Poiché sul suo stendardo ha il segno di Makara (Capricorno), è detto anche "Makara-Ketu". L'allegoria circa Shiva, il "Grande Yogi" che riduce Kama in cenere col fuoco proveniente dal suo Occhio Centrale (o terzo occhio), per ispirare il Mahadeva (il "grande Dio", altro appellativo di Shiva) con i pensieri della sua sposa - è molto suggestiva, poiché si vuol dire che in tal modo egli riduceva Kamadeva alla primitiva forma spirituale. L'Atharva Veda identifica Kamadeva con Agni.

KAMA

 
(San.) - Figlio di Vishnu e di Lakshmi (di Sraddha, secondo altri), sposo della Dea Rati, era considerato il dio dell'amore. Corrisponde al Cupido dei Greci, del quale indossa arco e frecce fiorite. Sotto l'aspetto positivo è una potenza cosmica e creatrice, sotto quello negativo è il desiderio malvagio, la cupidigia, la volizione, l'attaccamento all'esistenza. Kama rappresenta uno dei fini dell'uomo (assieme all'utile, alla rettitudine ed alla liberazione dalle rinascite) ed è generalmente identificato con Mara, il Tentatore. È il principio motivante, uno dei sette principi che compongono l'essere umano, il corpo delle passioni e dei desideri. Kama è l'aspetto inferiore del Manas animale, l'anima animale, il quarto principio umano a partire dal basso. Come personificazione è il Re ed il Signore delle Apsaras, è il sentimento che sospinge e conduce la creazione. Egli era il primo movimento che stimolò l'Uno a creare, dopo che questi si era manifestato dal Principio puramente astratto. Nell'Atharva Veda è celebrato come Dio creatore e supremo; il Taittiriya Brahmana lo fa allegoricamente figlio di Dharma; per altri è nato dal cuore di Brahma: è Atmabhu (autoesistente) e Aja (non nato), il Logos. Kama era l'Eros della creazione del mondo e solo più tardi divenne il Cupido sessuale. L'Harivamsha lo dice figlio di Lakshmi, che è la greca Venere. Nei Veda, Mara è il dio delle tenebre, il Caduto, la Morte; ma è anche uno dei primi nomi di Kama, dal quale poi, pare, sia derivata il nome Kumara. Kama corrisponde alla figura di Amore, ha potenza incontrastata sul cuore degli uomini ed anche degli Dei. Molte leggende narrano i suoi successi su asceti che, dopo aver rinunciato alle cose del mondo, vivevano nella penitenza più severa. Kama è "desiderio", "brama", ed è detto anche An-anga (in-corporeo), perchè arso dall'occhio centrale di Shiva, quando cercò di distrarre il dio dall'ascesi. È la potenza cosmogonica del Purusha, la brama radicale di vita nell'essere umano, il massimo ostacolo alla liberazione.
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