Glossario

Glossario

Vai alla Bibliografia

TIBET

 
(Ori.) - Vasta regione dell'Asia centro-orientale (detta Bodyul in tibetano, Hsistsang o Sitsang in cinese). Il nome deriva probabilmente dall'arabo Tibat o Tobbat, tratto dallo antico cinese Tu-pat o Tu-fan. Fino a poco tempo fa, il Tibet si divideva in tre parti: una si estendeva nel bacino dell'Indo, rientrando nella regione indiana; un'altra cadeva in parte su alcune provincie cinesi; la terza era autonoma, con capitale Lhasa. Negli anni '80, la Cina ha invaso la regione autonoma, ed il Tibet libero è sparito. I monaci si sono battuti disperatamente, ma sono stati sconfitti ed il Dalai-Lama ha dovuto lasciare Lha-sa. Il primo europeo a transitare per il Tibet fu Odorico da Pordenone nel XIV secolo, seguito dal gesuita Antonio de Andrade nel XVII secolo, quindi parecchi altri gesuiti raggiunsero Lhasa. Ippolito Desideri, anche lui gesuita, lo visitò nel 1726, vi rimase quattro anni e ne fece ampia descrizione nei suoi diari. Furono gli inglesi, poi, a scorazzarvi, mentre nella seconda parte del XIX secolo, il Tibet rimase chiuso agli stranieri. Lo svedese Sven Hedin scoprì la catena del Transhimalaya e le sorgenti dei fiumi Indo e Bramaputra. Notevole ed approfondita la missione dell'italiano Tucci nel 1948, destinata agli studi archeologici ed alla ricerca di manoscritti. L'altipiano del Tibet costituisce il più imponente sistema di alte terre del pianeta, sia per estensione sia per elevazione media (oltre 4500 metri). Ha forma quasi ovale, con asse nel senso dei paralleli, lungo circa 2600 Km., la larghezza massima è di circa 1300 Km. L'altipiano è orlato da possenti catene montuose, le maggiori della Terra. La sua parte centrale è arida e priva di deflusso al mare, mentre quelle periferiche sono umide ed interessate dalle correnti del monsone. Le escursioni di temperatura fra il giorno e la note sono molto alte: oltre i 30 gradi. La leggenda racconta che il diluvio che sommerse Atlantide ricoprì temporaneamente anche gli altipiani del Tibet. La popolazione è costituita da una varietà di Mongoloidi, detta razza tibetana o tibetide, con caratteristiche uniformi su tutto il paese. La parte settentrionale è quasi deserta, le vallate sono percorse da pastori ed hanno qualche insediamento fisso. La maggior parte della popolazione si concentra nella valle di Tsang-Po, dove sono i più vasti centri abitati ed i più grandi monasteri. Lhasa, Gyangtse, Shigatse sono i centri più importanti. La storia religiosa del Tibet è quella del Buddhismo che si insedia nel paese nella seconda metà del secolo VIII, con il regno di K'ri sron lde btsan; essa viene chiamata "lamaismo" dal termine bla ma che significa "maestro buddhista". In realtà i tibetani chiamano la loro religione c'os, equivalente del termine sanscrito "dharma", la legge. Accanto al Lamaismo, però, si è conservata la religione tibetana autoctona, il Bon, che a contatto con il Buddhismo, ha preso coscienza di sè come religione "diversa" e si è data una nuova organizzazione rimodellandosi sulle strutture lamaistiche ed assumendo tutti i caratteri di una religione soteriologica. Assieme al Lamaismo ed al Bon sopravvivono ancora contesti di sciamanesimo, come residuo di una religione ancora più antica. La religione pre-buddhistica, dove Bon significa un rito e non una religione, è di tipo politeistico, ricca di tradizioni cosmogoniche e di una cosmologia tripartita: cielo, terra ed inferi. Il cielo è sede degli Dei superiori, custodi dell'ordine cosmico mediante il Gcug, la religione primordiale. La terra è sede dell'uomo, compartecipe del funzionamento del Gcug, ed anche di alcune categorie divine inferiori; gli inferi sono abitati da spiriti e divinità acquatiche e sotterranee. Sono molto importanti i miti delle origini e la loro recitazione riattualizzante, affidata a tecnici specialisti, in cui ha posto lo stato di trance. Il potere regale era integrato nella visione generale dello ordine cosmico come asse centrale del Gcug. In questo contesto va ad innestarsi il Buddhismo, con Santirakshita e Padmasambhava. Il Buddhismo si presenta con la sua "vuotezza" e la negazione degli elementi dell'esperienza. Segue poi la dottrina dello Yogacharya, che resta il cardine dogmatico di tutti gli indirizzi del Lamaismo. Il Buddhista di livello superiore deve operare in sè stesso la metanoia spirituale necessaria per poter superare la visione dualistica e attingere con l'esperienza le verità che vi sono contenute, mentre al credente comune resta la pratica religiosa a livello hanayanico. L'integrazione del Tantrismo costituisce il secondo carattere del Lamaismo; esso rappresenta una via soterica diretta (gnosi mistica) il cui itinerario mistico comprende l'acquisizione dei siddhi, ed è slegata dalle regole del vinaya. Nessuna scuola esclude l'uso dei Tantra, mentre le degenerazioni magiche rappresentano solo una deviazione dall'ascesi mistica e soterica. Come via diretta alla liberazione, il Tantrismo si pone come esperienza mistica nella quale, unificate la Compassione e la Conoscenza, si realizza l'Assoluto come sunyata. L'iniziato è in grado di esteriorizzare la divinità tutelare e di riassorbirla, sperimentando in sè stesso l'identità dei due processi e la risoluzione di tutta la realtà nella sunya. La via Mahayanica, invece, mantiene la sua impostazione graduale verso la liberazione che si intraprende con il voto del Risveglio, l'itinerario del Bodhisattva. Alla liberazione si giunge dopo un numero maggiore o minore di rinascite, a seconda dell'entità dell'accumulo dei meriti e della sapienza. Secondo H.P.B., la purezza delle scuole buddhiste è stata contaminata in Tibet dal fatto che l'insegnamento sia stato affidato a Lama non iniziati e ad innovatori Mongoli senza scrupoli. Oggi, i Dugpa, o Maghi Neri del Tibet, portano immeritatamente la svastika sul loro copricapo. L'altipiano del Tibet ha visto fiorire una civiltà durata millenni, che potrebbe narrare strani segreti al genere umano. La divinità patrone del Tibet è Kwan-Yin, Dio della castità e protettore degli asceti del paese. I Lha sono le Fiamme, una gerarchia di Spiriti paralleli, identici ai Saraph di Isaia; da loro deriva il nome della capitale, Lha-sa, ossia il Lha della Terra, lo Spirito più basso. Padmapani, o Avalokitesvara, nel Tibet è chiamato Bhodisattva Chenresi Vanchung, "il potente ed onniveggente", considerato il più grande protettore dell'Asia in generale e del Tibet in particolare. Il Buddha più perfetto si incarnerà nel Tibet e non in India. Altri nomi di Chenresi sono Chakna, Padma Karpo, Chan-tong, Lokapati, Lokanantha, Gigten Conpo. Grande rilievo ha il monachesimo, come fatto di vita religiosa comunitaria, che giunge fino al costituirsi di vere e proprie città conventuali. A capo del monastero vi è un Sprul Sku, "corpo apparente", ritenuto nirmanakaya di un Buddha o di un Bodhisattva. Indipendentemente dal fatto di vivere o no in comunità, rispetto alla Legge i monaci si dividono in "man pa" (i dentro), i buddhisti, e "pjyirol pa" (i fuori), i non buddhisti. Il comportamento dei primi è finalizzato al conseguimento della liberazione assoluta, gli altri si fermano ad obiettivi più vicini, come l'accumulo dei meriti e della saggezza onde ridurre il peso del karma. Nel Tibet, il Lamaismo si divide in parecchie scuole: - bkà gdams pa, ovvero "quello dell'insegnamento orale", - dGe lugs pa, "i virtuosi", l'attuale scuola dominante, - rNin ma pa, "gli antichi", la seconda scuola lamaista, - bkà rgyud pa, "quelli della tradizione orale". L'architettura tibetana, salvo qualche eccezione, non ha creato edifici degni di speciale considerazione. I templi seguono la pianta di quelli indiani e si compongono di un atrio, una sala centrale con colonne di legno che sorreggono il soffitto, una cella in cui si trova il simulacro della divinità. Due edifici hanno particolare grandiosità e genialità: il Palazzo dei Re del Ladakh a Leh, ed il Palazzo del Dalai-La a Lhasa.

TIBILENSK

 
(Sca.) - Nella mitologia degli antichi Sassoni era il nome del Genio del male.

TICHE

 
(Gr.) - Dea greca del destino, specialmente come apportatrice di buoni eventi; per Esiodo è una oceanina. Nell'età ellenistica, Daimon e Tiche furono identificati con il Sole e la Luna, che presiedono alla nascita del bambino. Ogni città greca aveva la propria Tiche, che veniva detta "soteira", salvatrice, e "protogeneia", primigenia. Suoi attributi erano la cornucopia, la spiga, il timone, la corona turrita.

TIEN

 
(Cina) - Per il Cinesi, Tien è il Cielo, Ouranos, e lo riconoscono come il loro primo insegnante di astronomia. È la divinità suprema celeste della religione cinese classica, il cui nome ha lo stesso significato di Ndo dei Miao, Buga dei Tungusi, Tengri dei Turcotartari. Talvolta si alterna con Shang-Ti (Signore nell'alto) e Ti ad indicare l'Essere supremo, entrando talora con essi in denominazioni più complesse. Tien è dotato di tutti i poteri degli Esseri Supremi Celesti; è lo Spirito che governa il mondo.

TIEN

 
-HOANG (Cin.) - In Cina, gli uomini di Fohi, l'Uomo del Cielo, sono chiamati i Dodici Tien-Hoang, le dodici gerarchie dei Dhyani, o Angeli, con faccia umana e corpo di dragone. Essi crearono gli uomini incarnandosi in sette figure di argilla (terra ed acqua), fatte a loro immagine. Il loro nome significa "Re del Cielo".

TIEN

 
-SIN (Cin.) - Letteralmente, "il cielo della mente", o il cielo astratto, soggettivo, ideale. Un termine metafisico applicato all'Assoluto.

TIEN

 
-TAN (Gia.) - Ed anche "Ti-Tan", è il nome delle principali pagode di Peking e di Nantua, dedicate a Ciang-Ti, lo Spirito Creatore della mitologia giapponese. Gli ammassi di pietre circolari destinati ai sacrifici, infatti, si chiamavano Tan.

TIERMES

 
(Lap.) - Originariamente, presso il popolo dei Lapponi, era il Dio supremo ed il Dio della pioggia, che si muoveva nel cielo a cavallo di una nuvola. Esso aveva potere su tutto lo Universo, e presiedeva al destino degli uomini. Quando il suo culto declinò, il suo posto fu preso da Veraldenolmai (Dio dello Universo) e da Horagalless (Dio della Tempesta).

TIFONE

 
(Eg.) - Chiamato anche Seth, fu un tempo in Egitto un grande Dio, particolarmente venerato durante la XVIII e la XIX Dinastia, ai cui sovrani conferiva i simboli della vita e del potere. Durante la XX Dinastia divenne un Demonio selvaggio, tanto che il suo nome e la sua effigie furono cancellati da tutti i monumenti e da tutte le iscrizioni. Tifone è colui che taglia Osiride in quattordici parti, allo scopo di impedirgli di popolare il mondo, creando così miseria; è così che nell'insegnamento exoterico e teologico diventa la Potenza delle Tenebre. Quando Seth decade in Seth-Tifone, diventa il "settimo figlio" e viene considerato uno stregone. Ma Tifone è semplicemente il lato oscuro di Osiride, come Arimane lo è di Ahura Mazda, Pitone di Apollo, Kaliya di Krishna, ecc. E Tifone è anche il vento del deserto che distrugge tutto, l'elemento ribelle che getta ogni cosa nella confusione. Tifone, Pitone, i Titani, gli Asura, appartengono tutti alla stessa leggenda: quella che racconta degli Spiriti che popolano la Terra. Essi non sono demoni incaricati di creare ed organizzare l'universo visibile, ma i Modellatori, gli Architetti dei Mondi, i Progenitori dell'Uomo, gli Angeli Caduti, che sono i veri specchi della Saggezza eterna. In Egitto, la costellazione dell'Orsa Maggiore (i Sette Rishi indù) era consacrata alla "antica genitrice Tifone". Spesso Tifone era rappresentato incatenato al Tau, la croce egizia, e lì si trovava limitato nelle sue azioni; l'immagine è correlata alle procedure di iniziazione. Esiste un Tifone anche nella mitologia greca; è un mostro considerato la personificazione dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche. Era figlio di Tartaro e Gea e, poiché si era ribellato a Giove, era stato sprofondato nel Tartaro, da dove continuava a tormentare la terra che lo ricopriva. Sposò Echidna, con la quale generò altri giganti. Viene talvolta raffigurato con la parte superiore di uomo e quella inferiore di serpente, dotato di una forza enorme, alto da superare qualsiasi montagna, con una mano toccava l'occidente, con l'altra l'oriente; una folta barba scendeva sull'ampio petto, mischiandosi con i serpenti che salivano dai piedi, aveva occhi di fuoco, terribili e sfavillanti, bocca larga dalla quale usciva un fiume di fiamme. Sembra assai chiara la derivazione dal mito egizio, ma è importante il riferimento alla vita sottoterra ed all'immagine del serpente.

TIGRE

 
(Ori.) - Nell'isola di Sumatra, la superstizione vieta di uccidere questi animali che, secondo gli abitanti, sono il ricettacolo dei loro antenati. Plinio parla del grande amore che mamma tigre ha per i suoi cuccioli ed Oppiano le chiama "figlie dello zeffiro" a causa della loro velocità. Bacco era trasportato da un carro tirato da tigri, ed anche il Sole è collegato misticamente a quest'animale che è diventato feroce per la caccia spietata che l'uomo gli ha dato, espropriando il suo territorio.
Vai alla Bibliografia