Glossario

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RISHAYA

 
(San.) - Gli Antenati sacrificatori per mezzo di Agni, gli Ashvin, gli Aditya, i Pitara (o Pitri), gli Angirasa, i Sadhya, i Deva-Putra, i Figli di Dio.

RISHI

 
(San.) - Letteralmente il termine si collega al significato di "muovere, guidare". Essi sono i "Figli Nati dalla Mente di Brahma, sono sette (exotericamente nove), hanno una lunga genealogia e si dividono in classi. Per quanto ci concerne, possiamo elencare sette gruppi: Divino, Cosmico, Sublunare, Solare, Planetario, Subterrestre, Umano (Eroi e Manushi). I sette Rishi, tuttavia, vengono spesso impiegati per designare le sette razze, i Sette Principi e molte altre cose, per cui si deve di volta in volta captare il senso dell'allegoria se si vuole penetrarne il significato. I sette Rishi capostipite sono: Pulastya, Kashyapa, Daksha, Narada, Kandu,------. Dal punto di vista astronomico, sono gli assistenti del Sole durante i dodici mesi solari; in teogonia sono Dei che si incarnano nel mondo inferiore, in ogni manvantara. Nei Purana si dice: "In tutti i Manvantara appaiono delle classi di Rishi, di sette in sette, e dopo aver stabilito un codice di legge e di moralità ritornano alla felicità". In ogni Manvantara ci sono sette Rishi che danno l'avvio. Ogni Rishi è Padre, Progenitore, di particolari animali. Nei Purana troviamo l'Anno dei Sette Rishi, la cui durata è di 3030 anni dei mortali. Come Reggenti, sono simili agli Angeli dei Pianeti, ai Grandi Spiriti Planetari. I Rishi della razza Ariana sono i Prachetasa. I discendenti dei Rishi sono gli Agnishvatta, i Sacerdoti del Fuoco, addetti ai grandi misteri, che posseggono tutti i poteri dei loro padri. I Saptarishi sono associati al tempo presente, l'oscuro Kali Yuga. I Rishi sono considerati Adepti, coloro che sono ispirati. Nella letteratura Vedica, il termine è usato per indicare i personaggi grazie ai quali furono rivelati i numerosi Mantra. Essi sono i Veggenti mitici che, secondo alcuni avrebbero trasmesso la Rivelazione, secondo altri avrebbero "visto" la Rivelazione, come immagini di Enti divini, e trasmesso il suo contenuto in forma accessibile ai comuni mortali. Nelle epopee e nei Purana sono spessi presentati come personaggi esemplari, a metà strada fra il rinunciante ed il capo famiglia, che insegnano agli uomini o sono gli eroi di miti didattici.

RISHI

 
-PRAJAPATI (San.) - Letteralmente, "rivelatori"; nella storia religiosa dell'Aryavarta, sono saggi santi. Esotericamente i più elevati fra loro sono le Gerarchie dei "Costruttori" e gli Architetti dell'Universo e delle cose viventi sulla terra; vengono generalmente chiamati Dhyan Chohan, Deva e dei.

RISVEGLIO

 
(Rel.) - Movimento di rinascita religiosa nell'ambito del protestantesimo, caratterizzato dalla mobilitazione delle risorse emozionali del cristianesimo e da una predicazione di massa. La prima ondata di risveglio ebbe inizio nell'America del Nord, ma l'epicentro fu l'Inghilterra. Qui avvenne la cosiddetta "conversione del cuore" in grandi masse e prese il nome di Metodismo. Ma il risveglio interessò anche la chiesa dei Battisti, quella negra, la pentecostale ed anche alcune vecchie chiese protestanti europee. L'attività si concentrò particolarmente sulla espansione missionaria, la diffusione della Bibbia e lo sviluppo delle opere sociali.

RITA

 
(San.) - L'Ordine Cosmico, di cui sono guardiani la coppia di Dei Mitra e Varuna. Exotericamente, "rita" significa "verità".

RITO

 
(Rel.) - Nel significato più generale, con questo termine si intende ogni atto, o insieme di atti, eseguiti sulla base di norme codificate; una cerimonia, una usanza, un costume. In senso specifico, il termine si riferisce alla religione ed è legato alle modalità di approccio al sacro; in tal senso, il rito è un atto, o un ordine di cerimonie, eseguito in modo corretto sulla base di precise norme. La sua etimologia (dalla radice "ri" che significa andare, scorrere, ed anche dalla radice sanscrita "rita", che significa "misurato" o "ordine stabilito dagli Dei) dà l'idea del procedere, della processione, di una successione ordinata di operazioni, in ossequio ad un ordine che giace al di sopra dell'umano. Esso adempie alla funzione di incanalare l'esperienza religiosa, rendendola praticabile, ovvero in grado di essere ripetuta tutte le volte che si renda necessario, spostandola dalla esperienza individuale mistica a quella di masse di fedeli. Il rito pretende di aiutare l'uomo nei suoi momenti più critici a preservare la propria identità e quella della comunità cui appartiene. Ma "rito" sono anche le piccole attività quotidiane, che vengono eseguite secondo modalità stereotipate, che in tal modo sono state salvate dagli aspetti più deleteri. Il rito, poi, non è solo una difesa, ma anche il modo per trovare coraggio nell'affrontare compiti insoliti e grandiosi. Il confronto dell'uomo con la natura è spesso fonte di paura e di scoraggiamento; ecco allora il rito intervenire in aiuto, suggerendo modelli di comportamento che possono permettere di superare lo ostacolo, modelli che la tradizione ha confermato essere idonei ed efficaci. Compito del rito, dunque, è restituire l'uomo alla società ed al suo compito storico, sorretto ed incoraggiato da un positivo contratto con la potenza extramondana. Il rito può essere di tipi diversi: iniziatorio, propiziatorio, espiatorio, di partecipazione, di purificazione, orali o manuali, a secondo del tipo di approccio al sacro. Esso è presente fin dall'antichità, ovunque e con qualsiasi credo; Giudei e Cristiani lo adoperano come commemorazione degli eventi salvifici fondamentali per spostare l'essere dai suoi luoghi normali a quelli di culto, ma anche nel quotidiano per sorreggere le problematiche più spicciole. Anche la magia si avvale del rito, anzi lo esalta al punto che, solo attraverso il rito è possibile pervenire a risultati concreti. Inutile dire che lo stesso rito, se praticato in ambito cristiano è lecito, se praticato in ambito magico è atto di stregoneria nera e, quindi, esecrabile. Freud fece del rito oggetto di uno studio particolare, mentre Jung, partendo dalle intuizioni e dalle immagini presenti nel complesso patrimonio mitologico, tenne in gran conto gli aspetti simbolici e rituali di tutta l'umanità. Secondo Eliphas Levi, i segni ed i riti sono il Verbo operante della volontà magica. Nel gesto rituale, l'impulso si fa atto, si proietta in atto. Il trasferimento di una volontà su una esteriorità è come il trasferimento di corrente da un circuito ad un altro, per induzione elettromagnetica. Il circuito principale è l'agente, lo operatore, mentre il circuito indotto è l'oggetto, l'elemento che subisce. Una sola negligenza, una parola inutile, una incertezza, una disattenzione, un dubbio, colpiscono l'operazione svolta mediante il rito e le forze convocate, non più dirette verso il risultato cercato, possono volgersi contro l'operatore. Ogni rito è destinato ad un effetto, e poiché gli aspetti sono indefiniti, anche i riti sono numerosissimi. Non a caso i popoli cosiddetti "selvaggi" hanno una sterminata varietà di riti.

RITU

 
(San.) - Exotericamente significa "stagione", esotericamente ha un significo mistico e segreto.

RITUALE

 
(Rel.) - Ciò che è conforme al rito e si svolge secondo il rito, che è prescritto dalla legge o è conforme alla consuetudine. In ambito religioso il rituale è la struttura di un determinato rito (messa, battesimo, esequie, ecc.), considerato nel suo insieme e nella forma descritta dal libro liturgico. Comprende le formule, le diverse parti, i gesti, i movimenti, gli atteggiamenti che si debbono assumere nel corso del rito. Il rituale è diverso dalla celebrazione poiché questa indica l'azione rituale, lo svolgimento del rito medesimo, con i vari ministri che compiono, ciascuno, la loro parte e con la partecipazione attiva dell'assemblea.

RITV

 
-IJ (San.) - Il ministro del sacrificio, colui che "sacrifica nel ritu".

RIVELARE

 
(Occ.) - Letteralmente viene dato il significato di "far sapere ciò che era sconosciuto e segreto", ma da un semplice esame etimologico si scopre che significa esattamente il contrario. Il termine, infatti, deriva da "revelare", che significa "velare una cosa, nasconderla". Non tirare indietro il velo, come vuole qualcuno, per palesare ciò che è dietro nascosto, bensì tirare avanti il velo per nascondere qualcosa che non si vuol far vedere a tutti.
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