Glossario

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INNOCENTI

 
- Un nomignolo dato agli Iniziati ed ai Cabalisti prima dell'era Cristiana. Gli "Innocenti" di Betlemme e di Lud (o Lidda), molte migliaia dei quali furono messi a morte da Alessandro Janneo (circa nel 100 a.C.), hanno fatto nascere la leggenda dei 40.000 neonati massacrati da Erode alla ricerca del bambino Gesù. Il primo è un piccolo fatto storico poco conosciuto, il secondo è una favola, come ha ampiamente dimostrato Renan nella sua Vita di Gesù.

INNOCENZA

 
(Mit.) - È personificata in una giovinetta vestita di bianco, coronata di palme, che tiene una mano sul cuore e gli occhi rivolti al cielo, con un agnello coronato ai suoi piedi. Pecore ed agnelli, molto usati nella religione cattolica sia come simboli che nei lauti pasti, sono considerati il modello massimo della semplicità, e quindi dell'innocenza. Anche la colomba ed il pesce sono talvolta adoperati come simbolo dell'innocenza e pare che il precetto che ordina l'astinenza dal mangiar pesci significhi il non doversi perseguitare gli innocenti. Il colore associato, neanche a dirlo, è il Bianco.

INO

 
(Gr.) - Figlia di Cadmo e di Armonia, seconda moglie di Atamante, da cui ebbe Learco e Melicerte. Fu perseguitata da Giunone perchè allattò Bacco, dopo la morte della sorella Semele che ne era la madre. Per proteggere i propri figli cercò di far uccidere i figliastri Frisso ed Elle; questi, avvertiti in sogno, fuggirono e Giunone si accanì ancor di più. Fece impazzire Atamante, il quale durante la caccia uccise Learco, scambiandolo per un cervo. Ino tentò di salvare l'altro figlio, Atamante li inseguì per ucciderli, fino a quando i due si buttarono a mare da uno scoglio. Un delfino portò a riva il corpo di Ino e per intercessione di Venere, madre e figlio divennero divinità marine, l'una con il nome di Leucotea, l'altro come Palemone.

INQUISIZIONE

 
(Rel.) - L'Inquisizione nasce fra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, quando la Santa Sede, ritenendo insufficienti alla repressione dell'eresia (catara e valdese) i mezzi ordinari e l'autorità vescovile, nominò propri delegati con l'incarico di ricercare e giudicare gli eretici. L'Inquisitor è un giudice straordinario, che si affianca al giudice ordinario; il primo opera su delega del Papa, il secondo opera sulla base del potere che gli deriva dalla sua investitura; il primo è un giudice permanente, il secondo ha solo interesse a conoscere; il primo si preoccupa degli eretici, ovunque si trovino, il secondo non può operare al di fuori della diocesi. I primi a ricevere questo delicato compito sono i Domenicani, investiti da Gregorio IX, ai quali si aggiungono i frati minori per privilegio concesso da Innocenzo IV. L'Inquisizione non ha il compito di combattere l'eresia sul piano della discussione teologica, ma quello di colpirla sul piano pratico e fisico. Con grande presunzione si considera l'ordine religioso prevalente su quello sociale e politico, che lo debbono solo rispecchiare, e su tale base ogni provvedimento è legale. L'Inquisizione si può dividere in tre fasi ben distinte : Medioevale, Spagnola, Romana. L'Inquisizione medioevale non è fissata da alcun testo ufficiale e pertanto si evolve secondo elaborazioni personali. Lo Inquisitor è affiancato da una serie di collaboratori e dal vescovo e, prima di procedere, emanava due editti : uno di fede, che imponeva a chiunque di denunciare gli eretici ed i loro complici, uno di grazia, che indicava il periodo entro il quale lo eretico poteva confessare ed ottenere la grazia. Frattanto la fase istruttoria procedeva d'ufficio; venivano sentiti testimoni ed interrogati gli eretici. Se confessavano, la causa era già istruita, altrimenti cominciava il lavoro per farli confessare : la tortura. Se l'imputato, reiteratamente torturato, non confessava, quando giungeva in fin di vita veniva di solito assolto dalle accuse più gravi. Altrimenti si procedeva in giudizio. Le condanne andavano dalla abiura fino alla consegna al braccio secolare che, immancabilmente, portava al rogo, al taglio della testa o all'impiccagione. Eventuali beni posseduti dai condannati venivano confiscati : pecunia non olet. L'Inquisizione spagnola nasce per combattere quasi in modo esclusivo i numerosi ebrei che facevano finta di convertirsi, per poi continuare a praticare la loro religione. Qui il mandante non è più la Santa Sede ma, su delega permanente, la Monarchia. È facile capire come l'inquisizione diventi uno strumento in più per esercitare il potere in modo sempre più dispotico. Gli inquisitori perseguitano i marrani con un accanimento di gran lunga maggiore del Papato, e spesso al di fuori di ogni garanzia canonica. La Santa Sede protesta, cerca di riprendersi il giocattolo, ma i sovrani non ci sentono. Torquemada imperversa, quando è libero dai compiti di confessore della Regina, e con zelo fanatico eleva la tortura a livelli impensabili. Dopo gli ebrei viene il turno dei moriscos, maomettani convertiti per opportunità. Straordinariamente, l'inquisizione spagnola è mite nelle cause di stregoneria e di magia. Soddisfatti del successo ottenuto in patria, i Sovrani di Spagna tentarono di esportare il sistema nei territori posseduti. Ebbero gioco facile in America, non vi riuscirono in Italia. Il tentativo della Monarchia portoghese di imitare quella spagnola ebbe risultati così scadenti da non meritare neanche la menzione. L'Inquisizione romana inizia verso la fine del XVI secolo, istituita da Paolo III ed organizzata da Papa Sisto V, e si protrae fino all'inizio del XX. Campione assoluto è Papa Paolo IV, la cui vittima più celebre è il cardinale Giovanni Moroni. Segue Paolo V, la cui crudeltà richiede l'intervento del cardinale Borromeo. Giordano Bruno sarà una delle vittime più note. Verso la fine del XVII secolo, la persecuzione si sposta dagli uomini ai libri, anche se non mancano condanne nei secoli successivi, non eseguite per opposizione da parte degli Stati. Otto secoli di guerra contro tutte le opposizioni, creandone di fittizie quando non ve n'erano di reali, fanno della Chiesa Cattolica Romana l'organizzazione più sanguinaria di tutti i tempi.

INSEGNE

 
(Occ.) - Dal latino insignia, che significa distinzioni onorifiche, segni esteriori di una dignità, di un grado, di un ufficio. Le insegne, di per sè, non significano niente; esse assumono il significato che di comune accordo si fa loro esprimere. Come i simboli, le insegne sono capite solo da coloro che ne conoscono il significato. Perchè le vesti dei sovrani sono color porpora ? E lo stesso colore ha il berretto cardinalizio ? Il diadema e la corona, ad esempio, sono le insegne dei sovrani, delle Maestà Reali, mentre una volta erano le insegne del pontificato. Il manto purpureo, o foderato di ermellino, magari cosparso di stelle e fiordalisi, è l'insegna del regio potere, la tiara è l'insegna dei Papi, lo scettro è l'insegna della giustizia, il grado di elevazione di un pascià si può misurare dal numero di code che gli viene offerto. L'abito del clero, la uniforme dei militari, sono insegne di professione, servono a distinguere ma non indicano livelli diversi di dignità. Il pastorale e la mitra danno dignità al vescovo, il mantello dei Pari, o il bastone di maresciallo sono insegne di comando. Gradi, galloni, pennacchi, distinguono i vari gradi degli ufficiali, ma indicano anche il livello di potere corrispondente. I religiosi si distinguono spesso dalle insegne esteriori (tonaca, croce, ed altri dettagli). Spesso le insegne sono riportate sugli stemmi. Molto importanti anche le insegne militari, nate dalla necessità di distinguere ad una certa distanza il corpo al quale appartiene una truppa di soldati e la conseguente facilità di riunirsi. Nella Bibbia troviamo le insegne delle dodici tribù di Israele, gli Egizi usavano insegne corrispondenti ai loro Dei, Caldei ed Assiri avevano una colomba che teneva fra gli artigli un dardo nudo, i Greci avevano un pezzo di porpora in cima ad una lancia, i Romani usavano moltissimo le aquile ed al tempo degli imperatori, anche molte figure di animali.

INSHUSHINAK

 
(Ori.) - Sposo della dea Pinenkir, venerato come dio giudice dei morti.

INTEGRALISMO

 
(Fil.) - Concezione secondo la quale tutti gli aspetti della vita politica e sociale dovrebbero essere postulati e concretati sulla base dei principi di una determinata ideologia o religione. Esso esclude categoricamente ogni forma di alleanza o di compromesso con altre ideologie, religioni, correnti, e richiede una lotta continua per la supremazia dell'ideale cui si ispira. L'integralismo può essere religioso (famoso quello cattolico), politico (famoso quello socialista), sociale (famoso quello iraniano), ecc.

INTELLETTO

 
(Fil.) - Termine adottato dalla scolastica medioevale per tradurre il nous greco, in quanto contrapposto alla dianoia (ragione). Per Platone, l'intelletto è il grado supremo della conoscenza ed anche il principio della moralità. La conoscenza intellettuale non ha carattere sensibile nè ipotetico : è contemplazione delle idee e dei loro rapporti. In Aristotele rimane la tesi della superiorità del conoscere immediato rispetto al conoscere mediato, ma con l'importante differenza che il nous non coglie contenuti concettuali determinati, ma solo "principi". Tommaso riprende le argomentazioni aristoteliche ed accetta la sapienza come assieme di scienza ed intelletto. Agostino, poi, individua nell'intelletto divino il luogo delle idee. Spinoza sostiene la superiorità della conoscenza intellettuale su quella discorsiva, ed il massimo gradi conoscenza è lo intelletto intuitivo, che coincide con la conoscenza divina. Per Locke, l'intelletto è la facoltà di conoscere, in generale, in opposizione alla volontà ( e non alla ragione ). Per Leibniz, l'intelletto è la facoltà superiore della conoscenza, in opposizione alla facoltà inferiore, che è la sensibilità. La conoscenza sensibile è oscura, quella intellettuale è chiara. Per Kant la distinzione fra sensibilità ed intelletto non è nel grado di conoscenza, ma nella natura; la sensibilità è passiva, ricettiva, conoscenza intuitiva; l'intelletto è conoscenza spontanea, attiva, mediata, concettuale. L'intelletto pensa, la sensibilità no; i concetti intellettuali sono forme vuote finche non si dà loro una materia : la conoscenza, allora, è collaborazione fra le due facoltà. L'intelletto non può intuire nulla, i sensi non possono pensare nulla. Kant giudica la ragione superiore all'intelletto, poiché la prima si rivolge alla conoscenza delle idee, mentre il secondo ha come oggetto i fenomeni. Hegel dà alla ragione il compito della conoscenza filosofica, mentre riserva all'intelletto la conoscenza delle scienze particolari, dell'empirismo. L'intelletto è facoltà di astrazione, che si lascia sfuggire irrimediabilmente il movimento e la vita. Il termine "intelletto", è il participio passato del verbo "intelligere", ed è facoltà propria dello spirito, o pensiero, di intendere le idee o formare i concetti. Nella dottrina cattolica è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Esso è il potere conoscitivo della mente, l'insieme delle facoltà mentali, la capacità di intendere e di ragionare. Il latino "intellectus" corrisponde, all'origine, al greco "nous", ed Anassagora lo identifica con la divinità ordinatrice del Cosmo. Platone fa degli "intelligibili" le forme più alte del conoscere. Aristotele distingue l'intelletto per cui l'anima diventa tutto (capace di ricevere gli intellegibili) dall'intelletto per cui l'anima fa tutto (rende intelligibili in atto le forme e le idee). Cartesio ne fa la sede delle idee innate e delle più profonde verità. Per Kant, è "intendimento", ma anche facoltà delle categorie che il pensiero impone a priori all'esperienza. È la più alta funzione teoretica. Nel nostro secolo è Bergson a sviluppare una critica dello intelletto astratto, interpretandone la funzione come pratica.

INTELLETTUALISMO

 
(Fil.) - Con questo termine si designa la preminenza dei fattori intellettivi sui fattori governati dalla volontà, dall'intuizione o dall'impulso emozionale. Si parla di intellettualismo etico nella dottrina socratica che giudica il peccato dell'uomo quale conseguenza dell'ignoranza, ovvero di una errata valutazione intellettuale di quale sia il vero bene da perseguire. A questa posizione si contrappone il volontarismo etico cristiano che sostiene il primato della volontà sugli aspetti sentimentali ed emotivi. L'intellettualismo è stato considerato in modo non positivo, e contro di esso si sono scagliati le correnti di pensiero che avversano sia il positivismo che lo scientismo.

INTELLIGENZA

 
(Fil.) - Processo mentale che consente all'uomo o all'animale dotato di struttura cerebrale evoluta la soluzione di problemi nuovi che implicano una ristrutturazione del rapporto adattivo con l'ambiente. Processo, o insieme di processi, mentale molto complessi, specificamente umani; ragionamento logico, capacità di perseguire uno scopo anche a lungo termine, capacità di formulare valutazioni e giudizi di valore, capacità di autocorrezione e di autocritica. Facoltà di pensare, concepire ed intendere con la mente, più o meno sviluppata da uomo a uomo, che si ritiene manchi agli animali. L'intelligenza umana coinvolge tutte le funzioni psichiche; le parole sono il supporto dei concetti, i quali non possono fare a meno di simboli verbalizzati. Non è cosa da poco rilevare che gli studi sull'intelligenza sono molto scarsi rispetto al ruolo che questa facoltà riveste nella vita dell'uomo. Nella filosofia aristotelica i cieli sono retti ciascuno da un'intelligenza. La teologia scolastica ha identificato le intelligenze dei cieli con gli angeli, e l'intelligenza della prima sfera con Dio. Agostino disse : "Intelligo ut credam, credo ut intelligam". Parole profonde, da molti considerate perle da stupidario! Nell'esoterismo, i significati cambiano. Nel Sistema Solare esistono delle Intelligenze che si possono dividere in due classi principali : - Architetti - (Dhyani Buddha) - Forniscono il modello per la costruzione, elaborano i piani per la costruzione, sovraintendono alla costruzione; - Costruttori - (Dhyani Chohan) - Gli esecutori materiali delle direttive degli Architetti. L'Intelligenza attiva universale è l'equivalente a livello cosmico dell'Anima umana, o Mente, o Manasa. Talvolta si rappresenta simbolicamente l'intelligenza come un albero e l'emancipazione come un frutto.
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