Glossario

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VENTO

 
(Eso.) - Dal sanscrito "vati" (soffiare), dal gotico "vindas", dal latino "ventus", con riferimento ad un moto più o meno rapido dell'aria in una certa direzione. È il soffio degli Dei, l'Eolo dei Greci, il Vayu degli indù. I venti sono i figli del cielo e della terra, per i Greci sono la prole di Astreo e di Aurora. Per gli Eschimesi è opera del pupazzo, figlio dell'infelice coppia senza figli, che taglia la corda dell'otre legato alla terra, determinando la fuoriuscita dell'aria ai quattro poli; ritornato al suo villaggio venne adorato come un dio. Ed è proprio con riferimento a questa leggenda, forse, che gli antichi conoscevano solo quattro venti: Borea, o Aquilone, vento freddo del nord raffigurato come un vecchio alato, con la barba e ali coperte di neve, la coda di serpente; Austro, o Noto, vento caldo di mezzogiorno, portatore di pioggia e di tempesta, raffigurato con ali bagnate, fronte coperta di nubi e barba carica di nebbia; Euro, vento di oriente, ora asciutto ora umido, raffigurato con un giovane alato che va seminando fiori, mentre il sole lo assiste sullo sfondo; Zefiro, o Favonio, vento di ponente, annunciatore della primavera, al cui soffio maturano le sementi, raffigurato come un giovanetto con ali di farfalla e corona di fiori. I pianeti, astrologicamente, hanno il governo sui venti: Saturno e Marte si legano ai venti tempestosi e nocivi (Borea ed Austro), il Sole governa i venti secchi e salubri (Euro asciutto) mentre Venere governa i venti moderati ed umidi (Euro umido), Mercurio, infine, regge quelli improvvisi e variabili (Zefiro). In qualche caso, il termine vento viene adoperato per indicare l'Etere, oppure l'Aria ed anche lo Spirito; esso fornisce la idea del Soffio di Vita. Negli Inni Orfici, l'Eros-Phanes evolve dall'Uovo spirituale impregnato dai Venti eterici, il Vento essendo lo Spirito di Dio, che si dice muova nell'Aether, incombendo sul Caos, l'idea divina. Per gli Occultisti orientali, il significato letterale della parola Oeaohoo è un vento circolare, un vortice. Esotericamente è l'eterno Karana, la Causa che agisce incessantemente, il Movimento cosmico, o meglio, la Forza che lo muove. Gli antichi personificarono i venti in forme di Dei e di Demoni. I Greci li consideravano tutti figli di Eolo e compagni delle Arpie. Quelli dannosi erano considerati figli di Tifeo. Nell'antichità si offrivano ai venti anche sacrifici umani. Andronico di Cirro li raffigurò in Atene, nella Torre dei Venti: - Borea, aveva la barba e recava una conchiglia; - Kaikias, aveva la barba e portava uno scudo; - Apeliote, era sbarbato e recava un cesto di frutta; - Euro, aveva la barba ed era coperto da un mantello; - Noto, giovanetto recante un'anfora; - Lips, aveva aspetto giovanile e portava un aplustre; - Zefiro, giovanetto seminudo adornato di fiori; - Skyron, senza barba, versa acqua da un'anfora. Il concetto degli otto venti è tuttora vigente, in quanto la Rosa dei Venti oggi in uso, comprende appunto otto venti: - Tramontana, che soffia da nord; - Greco, che soffia da nord-est; - Levante, che soffia da est; - Scirocco, che soffia da sud-est; - Austro, che soffia da sud; - Libeccio, che soffia da sud-ovest; - Ponente, che soffia da ovest; - Maestro, che soffia da nord-ovest.

VERALDENOLMAI

 
(Sca.) - Nella mitologia del popolo lappone, con questo nome si designava il Dio dell'Universo.

VERBENA

 
(Occ.) - Antico nome generico di pianta, o germoglio, derivante dal sanscrito "varb" (crescere). Con questo nome i Latini chiamarono il ramoscello di lauro, cipresso, ulivo, o altra pianta sacra, usata nelle cerimonie religiose. Pare che in particolare fosse usato per la gramigna che, per il fatto che sia abbarbicata alla terra, rappresenta l'emblema del suolo natale. Sulla verbena giuravano gli araldi di pace, che a tale scopo la portavano sempre con sè. Oggi il nome indica una pianta particolarmente usata in medicina. Ma le sue proprietà erano note fin dalla più remota antichità. I Druidi non ne coglievano i fiori, prima di aver sacrificato alla terra; i Magi, adoratori del Sole, ne tenevano un ramoscello in mano quando eseguivano cerimonie religiose; i Latini la consideravano una pianta di buon augurio e talvolta veniva usata a capodanno con lo stesso significato del vischio odierno. In magia, è il fiore dedicato a Venere. Nella medicina popolare, le sue radici, pestate ed applicate a mò di impiastro, sono usate per curare le pustole, la parotide, , le perdite di urina e per promuovere la secrezione delle emorroidi. Gli eccessi di asma trovano giovamento da un infuso di radici di verbena, miele ed acqua distillata.. Le foglie di verbena sparse sui campi li rendono fertili, mentre sparse sul pavimento attirano la prosperità e scacciano gli spiriti maligni. I giovinetti che portano radici di verbena in tasca, sono studiosi e sempre di buon umore.

VERBO

 
(Rel.) - La Parola, il Logos, in Oriente detto il Drago. È il mezzo attraverso il quale il Pensiero Divino diventa operante. Nella Sacra Scrittura, questa voce significa Saggezza, che procede dalla Parola, dal Ragionamento, applicato a designare il Figlio di Dio, Saggezza eterna. I Grammatici chiamano così la Parola che denota l'azione i tutti i suoi accidenti ed è così detta perchè rappresenta la parte principale dell'orazione. Il Verbo, o Figlio, dagli Gnostici pagani era rappresentato con due aspetti: una dualità nell'unità. Paolo, implicitamente, definiva identici Verbo e Lucifero. Il Verbo è l'immagine di Dio nella manifestazione. Il Verbo è la Parola creatrice, il Principio seminale sparso per tutto l'Universo. Esiste prima della creazione, è capace di comprendere la "legge della creazione" emanata dall'Assoluto, e la attua con i suoi poteri, diventa il Potere Generatore della Creazione.

VERDANDI

 
(Sca.) - Nell'antica mitologia germanica, è il nome di una delle tre Norne; a lei è affidato il compito di presiedere alla creazione del presente.

VERDE

 
(Eso.) - Il quarto colore dello spettro solare, quello centrale, sia che si parta dal basso sia che si parta dall'alto. È il colore prevalente delle piante, dei vegetali freschi, della Natura e della speranza. Sintesi del giallo e dell'azzurro, viene attribuito agli angeli (Potestà) ed alla primavera Jennings, nella sua opera "I Rosacroce", descrive il verde come il colore caratteristico delle forme naturali viventi, associato a Venere.

VERGINE

 
- Solfato di potassio, che agisce sulla pelle.

VERGINE

 
(Ast.) - L'origine del termine è certamente "vir" (uomo robusto e forte), anche se qualcuno avanza l'ipotesi che possa derivare dal sanscrito "urg", poi "varg", con il significato di "essere turgido, rigoglioso". La vergine è una fanciulla ancora intatta, nella quale risplende la vigoria e la bellezza della giovinezza. Nell'antichità, le vergini erano sempre preposte alle più delicate operazioni al servizio delle divinità e contro chi le violava erano previste pene severissime. Il loro tradimento era spesso punito con la morte. Nel mito scandinavo, la Vergine di Pohiola era la primogenita di Louhi, sposa di Ilmarinen, per questo chiamata "la donna del fabbro". E Vergine è anche Maria, la madre di Gesù, come sono vergini anche tutte le divinità identificate con la Natura. Presso i Romani, la Vergine era identificata con Cerere, dea delle messi e della fecondità, e veniva raffigurata come una donna con in mano una spiga. La Vergine Celeste è la madre sia degli Dei che dei Demoni, è la Divinità benefica, sempre amorevole. Essa viene spesso invocata come Stella del Mattino (con riferimento a Venere), Stella della Salvezza, Matrice di Luce, Vaso Santo. Come segno dello Zodiaco, era associata alla tribù di Dan, ed aveva il compito di respingere il Drago divoratore. Nello Zodiaco di Dendera vi sono tre Vergini fra il Leone e la Bilancia, a significare che per ben tre volte i poli della Terra avevano coinciso con l'eclittica. L'ultima di esse tiene una spiga in mano. Ad esse si attribuisce anche un altro significato: starebbero a rappresentare le prime tre Dinastie Divine, o Astronomiche, che istruirono la Terza Razza Madre. La separazione fra i segni zodiacali della Vergine e dello Scorpione avvenne quando l'umanità si divise in sessi. Con questa separazione e l'aggiunta del segno della Bilancia, i segni dello Zodiaco divennero dodici. Astrologicamente, il segno della Vergine è il sesto dello Zodiaco, va dal 23 Agosto al 23 Settembre, segno di terra, mobile e femminile. Dominato da Mercurio, ad esso è associato il cinque il mercoledì ed il colore blu. Non esiste in cielo una formazione stellare che richiami questa figura e si pensa che essa sia stata inventata dai Babilonesi per sostenere la Spiga, Ki-Hal, una costellazione realmente esistente in cielo. La fanciulla greca, che recava in mano una spiga di grano, era chiamata "parthenos", ossia vergine. Il suo glifo è una M con zampa finale a rientrare, quasi a designarla Madre, simbolo di fecondità, associata come è con la stagione estiva, la stagione dei frutti. La M, però, potrebbe stare anche a significare un'onda, le acque, mentre la zampa a rientrare potrebbe rappresentare una falce, il crescente di luna. E Maria Vergine viene fatta nascere dalla chiesa cattolica l'8 Settembre, al centro di questo segno zodiacale. E se si rovescia il suo simbolo, esso diventa una navicella una barca, un'Arca, una matrice universale. Vergine è Demetra, Iside, Cibele, Astarte, Atargatis e tutte le altri Grandi Dee collegate con la Madre Terra. Con Demetra entriamo nei Misteri di Eleusi, con Ishtar in quelli di Egitto; in Grecia è Dike, che fugge dalla terra a seguito dei delitti degli uomini. I nati sotto il segno della Vergine sono restii ad offrirsi, cauti, prudenti, ritrosi, avari di sè. Il segno arriva quando la terra ha tutto dato e nulla rimane da dare; ora è il momento di conservare, sistemare, accumulare, che vuol dire anche pesare, misurare (che si accorda con Mercurio). Essi sono precisi, rigorosi, scrupolosi, analitici, che nell'eccesso significa pignoli.

VERITÀ

 
(Fil.) - La suprema saggezza per un essere umano è saper distinguere il vero dal falso. Tutta la storia del pensiero e quindi della filosofia corre lungo la domanda : che cos'e il vero ? Aristotele ne parla come proprietà delle proposizioni e tocca a Platone affrontare il problema ontologico, estraneando la verità dal pensiero e dai discorsi degli uomini. Qui il vero non si contrappone al falso bensì all'erroneo, all'apparente, a qualcosa che è solo illusorio, appartenente ad un grado di realtà inferiore. Il cristianesimo identifica la Verità con Dio e, poiché Dio non può essere conosciuto se non attraverso un atto di fede, anche la Verità diventa un atto di fede. Poi la Verità viene scomposta in mille rivoli: metafisica, logica, morale, ecc., ed ognuno si sente in diritto di dire la propria (Verità = Idea, Verità = Assoluto). Per Aristotele una proposizione è vera quando è conforme alla realtà, Tommaso conferma e Russell nega; Tarski sostiene il criterio della corrispondenza, altri sostengono la teoria della coerenza; con la ricerca empirica, la verità viene affidata al metodo sperimentale di verifica. Per Heidegger, la verità è una sorte di autorivelazione dell'Essere, che non è mai completa, mentre per Jasper è autorivelazione dell'esistenza singola. I Greci chiamavano la verità con il termine "aletheia" che letteralmente significa "non nascondimento"; ma chi è in grado di dire quando una cosa è completamente disvelata, non nascosta, esposta in tutta la sua totale essenza ? Nessuno ! Gli antichi la rappresentavano come una donna bella, grande, decorosamente ornata, luminosa, con due stelle per occhi, una fiaccola in una mano ed uno specchio nell'altra, emergente da un pozzo. Pitagora non parlava mai con la faccia rivolta contro il Sole, mentre gli Gnostici ponevano Aletheia nel quarto angolo del loro quadrato. La verità, in verità (!), non è di questo mondo; possiamo tendere ad essa, ma non certo appoggiandoci alle cose che sostengono la nostra esperienza. In Iside Svelata, Volume II, pag. 12 (Edizione Armenia), H.P.B. scrive: "Vi è una sola verità sulla Terra ed è immutabile: sulla Terra non vi è Verità".

VERONICA

 
(Rel.) - Dal greco "eikon" (immagine) e dal latino "veraicon", con riferimento alla effige del volto di Gesù impressa su un pannolino. La leggenda vuole che essa sia stata impressa sul velo di una donna che ha asciugato il volto di Gesù durante la penosa salita del Calvario, e Veronica era il nome della donna; ma più correttamente con tale termine si intende chiamare il Sudario ed il volto santo in esso impresso, oggi custodito in San Pietro, a Roma. Gli Gnostici avevano un termine "proynike" con il quale designavano una donna che, ammalata di emorragie, guarì toccando la veste di Cristo. Da qui Beronike e poi Berenice.
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