Glossario

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NIOBE

 
(Gr.) - Figlia di Tantalo, re della Frigia, sposò Anfione da cui ebbe sei figli maschi e sei femmine, secondo altri dieci figli per sesso. Orgogliosa del gran numero di figli, si insuperbì al punto di offendere Latona, che ne aveva avuti solo due. Questa, sdegnata, incitò i figli a vendicarla, cosa che Apollo e Diana fecero con grande gioia. Apollo trafisse tutti i figli maschi e Diana le femmine, tranne Clori, moglie di Peleo, re di Piro. Niobe ne rimase stravolta e gli Dei, per pietà, la trasportarono sul Monte Sipilo, in Frigia, e la tramutarono in pietra. Essa piange i suoi figli ancor oggi. Niobe rappresenta la classica figura di madre infelice. Niobe rappresenta la razza di Atlante; essa, infatti, è figlia di una delle Pleiadi, o Atlantidi, ed è quindi nipote di Atlante. I suoi figli rappresentano le ultime generazioni del continente condannato: i sette maschi sono le sette sottorazze, le sette femmine sono le diramazioni delle sottorazze. La lotta fra Niobe e Latona rappresenta una allegoria della lotta fra il continente Iperboreo e quello Atlantideo. La trasformazione di Niobe in pietra che piange, o fontana che sgorga dalla roccia, è una raffigurazione di Atlantide che viene coperta d'acqua.

NIPPANG

 
(Tib.) - Equivale al sanscrito "Nirvana".

NIPUR

 
(Bab.) - Dio della Babilonia settentrionale, che gli Akkadiani chiamavano "Signore degli Spiriti".

NIRAKSHA

 
(San.) - Da Nir=Senza e Aksha=latitudine. È un luogo senza coordinate terrestri, poiché è la Dimora degli Dei.

NIRATMAN

 
(San.) - Da Nir=Senza e Atman=Spirito. Significa "privo di sè", ossia essere privo di egoità empirica a seguito di "contemplazione dell'atman mediante l'atman".

NIREPAN

 
(Ori.) - Con questo nome, gli antichi abitanti del Siam designavano un luogo ultraterreno di delizie, destinato in premio alle ombre degli innocenti e dei virtuosi.

NIRGUNA

 
(San.) - Da Nir=Senza e Guna=Qualità naturali. Attributo negativo; slegato, senza Guna (attributi), cioè privo di ogni qualità, l'opposto di Saguna, ciò che ha gli attributi. Per esempio, Parabrahman è Nirguna, Brahma è Saguna. Nirguna è un termine che mostra l'impersonalità di ciò di cui si parla. Nirguna-Bhoktar è il "fruitore privo di qualità", l'Immanifesto, perchè, pur fruendo degli oggetti della percezione, resta in sè pura ed immutata coscienzialità. Nirguna-Brahmana è il "Brahman privo di qualità", l'Incondizionato, il Pranava, in quanto idea pura anteriormente alla propria discesa sul piano della sonorità manifesta.

NIRMANAKAYA

 
(San.) - Letteralmente significa "il corpo che si è costruito" e sta ad indicare il veicolo che viene utilizzato da un essere che ha rinunciato al Nirvana: un Buddha di Compassione, che continua a sacrificarsi per l'umanità. Nella filosofia esoterica è qualcosa di completamente diverso dal significato popolare attribuito ad esso, e dalle fantasie degli Orientalisti. Qualcuno chiama il corpo Nirmanakaya "il Nirvana con i resti mortali" (Schlagintweit ed altri) supponendo probabilmente che sia un tipo di condizione Nirvanica durante la quale viene mantenuta sia la coscienza che la forma. Altri dicono che sia uno dei Trikaya (tre corpi), con il "potere di assumere qualsiasi forma od aspetto allo scopo di propagandare il Buddhismo" (idea di Eitel); ed ancora, che "è lo avatara incarnato di una divinità" (Eitel), e così via. L'Occultismo, d'altro canto, dice che Nirmanakaya, sebbene letteralmente significhi un "corpo" trasformato, è una condizione. La forma è quella dell'Adepto o dello Yogi che entra in questa condizione post-mortem, o la sceglie preferendola a quella del Dharmakaya, o stato nirvanico assoluto. Egli lo fa perchè questo ultimo Kaya lo separa per sempre dal mondo della forma, conferendogli uno stato di felicità egoistica al quale nessun essere vivente può partecipare; in tal modo l'Adepto è escluso dalla possibilità di aiutare l'umanità e perfino i deva. Comunque, come Nirmanakaya, l'uomo lascia dietro di sè solo il suo corpo fisico e trattiene tutti gli altri "principi", eccetto quello Kamico, perchè egli, durante la vita, lo ha sradicato per sempre dalla sua natura ed esso non può giammai risorgere nel suo stato post-mortem. Così, invece di una felicità egoistica, egli sceglie una vita di auto-sacrificio, un'esistenza che termina solo con il ciclo di vita, al fine di essere in grado di aiutare l'umanità in un modo invisibile, seppure in una delle maniere più efficaci. (Vedi La Voce del Silenzio, terzo frammento, "Le Sette Porte"). Un Nirmanakaya, quindi, non è, come comunemente si crede, il corpo "nel quale un Buddha o un Bodhisattva appaiono sulla terra", ma è veramente uno che, durante la vita, sia come Chutuktu che come Khubilkhan, un adepto o uno yogi, è diventato da quel momento un membro di quell'Esercito invisibile che, entro i limiti Karmici, protegge l'Umanità e veglia su di essa. Scambiato spesso per uno "Spirito", per un Deva o per lo stesso Dio, un Nirmanakaya è sempre un protettore, un compassionevole, un vero angelo custode per chi diventa degno del suo aiuto. Qualunque obiezione possa essere avanzata contro questa dottrina, per quanto essa possa essere negata, poiché non è mai stata resa pubblica in Europa finora ed è quindi sconosciuta agli Orientalisti, ragion per cui deve necessariamente essere "un mito di invenzione moderna" - nessuno sarà tanto audace da dire che questa idea di aiutare l'umanità sofferente a prezzo del proprio interminabile sacrificio di sè, non sia una delle più grandi e nobili idee sviluppate dal cervello umano. I Nirmanakaya hanno superato il limite dell'illusione e, quindi, per essi non vi è Devachan. Talvolta vengono identificati con i Siddha, spiriti individuali e coscienti di grandi Saggi, che vivono in un mondo superiore al nostro e si incarnano volontariamente in corpi mortali allo scopo di aiutare la razza umana nel suo progresso ascendente. Si tratta di quegli esseri umani ai quali vengono riconosciuti innati la conoscenza, la sapienza, ed anche i poteri occulti e misteriosi.

NIRMATHYA

 
(San.) - Il fuoco sacro prodotto dallo sfregamento di due pezzi di legno - il "fuoco" chiamato Pavamana nei Purana. L'allegoria contenuta in ciò è un insegnamento occulto.

NIRODHA

 
(San.) - Letteralmente significa "oppressione" e si riferisce in particolare al ciclo delle morti e delle rinascite, propria a coloro che seguono la "Via del Nord ... la Via del Sole".
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