Ricordo di Jiddu Krishnamurti

Ricordo di Jiddu Krishnamurti
Il 17 febbraio è stato il 34° anno dalla scomparsa di Jiddu Krishnamurti (11 maggio 1895-17 febbraio 1986), il filosofo indiano che, con il suo messaggio, ha lasciato un’importante testimonianza di come si possano coniugare austerità dell’approccio, semplicità di vita e profondità di sentire.
Educato ad Adyar, nel seno della Società Teosofica, figlio spirituale prediletto di Annie Besant (1847-1933), allora Presidente Internazionale della S.T. (dal 1907 al 1933), seppe affrancarsi da identificazioni e condizionamenti, arrivando ad allontanarsi dalla S.T.
Pur senza mai entrare in polemica con i suoi esponenti, seppe mantenere anzi nel contempo rapporti di amicizia con molti membri di rilievo, a partire da Radha Burnier (1923-2013), Presidente della S.T. dal 1980 al 2013.
Il suo messaggio, caratterizzato da universalità di sentire, rigoroso metodo maieutico e grande focalizzazione su un’osservazione non condizionata, ha saputo influenzare generazioni di scienziati, di uomini di cultura e di ricercatori spirituali.
Le sue parole hanno avuto una trasmissione prevalentemente orale ed è proprio dai suoi discorsi pubblici, in buona parte disponibili in video, che sono stati tratti numerosi suoi libri. Tra le opere di suo pugno segnaliamo “Ai piedi del Maestro”, scritto da un J.K. giovanissimo (nel 1910), “Taccuino” (pubblicato nel 1976) e “Diario” (edito nel 1982).
Per un approfondimento sul rapporto fra Jiddu Krishnamurti, la Teosofia e la Società Teosofica segnaliamo l'articolo di Antonio Girardi "La Teosofia e Jiddu Krishnamurti", pubblicato nella Rivista Italiana di Teosofia di ottobre 2016: https://www.teosofica.org/all/10_rivista_ottobre_2016-5-10.pdf.