Quando l'informazione gioca al massacro

di Roberto Fantini

QUANDO L’INFORMAZIONE GIOCA AL MASSACRO
Siamo quotidianamente costretti a constatare il carattere sempre più ferocemente becero dell’informazione imperante. Un caso di questi ultimi giorni su cui credo valga la pena provare a riflettere con la necessaria lucidità è senza dubbio quello dell’alunna adolescente che avrebbe rivelato in un tema scolastico di aver subito approcci sessuali da parte del padre.
Di questa dolorosa quanto delicata vicenda il tritacarne mediatico si è immediatamente impadronito, con incontenibile avidità, vivisezionandola, sbranandola, divorandola e rigurgitandola con libidinosa e ripugnante morbosità. Senza che i giornalisti coinvolti abbiano manifestato la più elementare attenzione per la tutela di una ragazza che si è certamente venuta a trovare catapultata in un marasma caotico di laceranti conflitti interiori.
Procedendo come rulli compressori, senza rispettare le doverose precauzioni deontologiche, senza preoccuparsi della madre, dell’intera famiglia (la ragazza ha numerose sorelle), inesorabilmente incatenate alla vetrina-gogna mediatica. Senza usare alcuna cautela nei confronti del padre, immediatamente e inappellabilmente ‘orchizzato’, il quale, dopo qualche giorno di impietoso linciaggio, ha scelto di darsi la morte, gettando l’intero nucleo familiare (la figlia accusatrice in particolare) in chissà quali tormenti, rimorsi, rimpianti e incancellabili sensi di colpa.
Di fronte alla morte di quest’uomo, di fronte ad una famiglia disintegrata, mi chiedo, qualcuno si sentirà forse in dovere di domandarsi se altre strade avrebbero potuto essere percorse?
Qualcuno si chiederà mai se, usando maggiore rispetto verso (presunta) vittima e (presunto) carnefice, questo esito tragico avrebbe potuto essere evitato?
Qualcuno si chiederà mai cosa sarebbe potuto accadere qualora si fosse consentito a scuola, magistratura, operatori sociali, terapeuti specializzati, ecc., di intervenire, nei tempi e nei modi necessari, per fare chiarezza, per fare luce, per arginare i crolli, per curare e, nei limiti del possibile, anche per tentare di ricucire gli strappi e ricostruire i rapporti tanto gravemente feriti?
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